«Informazioni?»
Dal tono con cui le rivolse quella domanda fu chiaro che il mezzo-caprone fosse più confuso di quanto lei si sarebbe mai aspettata, forse ritrovandosi per la prima volta a dover fare i conti con una richiesta del genere e così, con uno sbuffo, la vânător mollò la presa sul collo della giovane figlia di Titania, non risparmiandole una minaccia: «Ti avverto che ho un'ottima mira. E addosso porto più di tre armi.»Appena fu libera la prostituta tossì, avida d'aria come mai prima; si prese il collo tra le mani e le lanciò uno sguardo carico di odio ben lontano dalla malizia con cui l'aveva adescata: «Killer salach (lurida assassina)» inveì poi - peccato che la speranza che Katarina non conoscesse l'irlandese fosse mal riposta. Le poche lingue che mancavano al suo repertorio, infatti, erano quelle dei territori al di là della Federazione Russa e al di sotto dei possedimenti della Santa Chiesa di Roma, tutte le altre, anche se non perfettamente, era stata costretta a impararle.
«Bí cúramach, fraochÚn le sciatháin, mharaigh mé ar a lán níos lú (stai attenta, puttana con le ali, ho ucciso per molto meno)» e lo sbigottimento della Fata si tramutò presto in terrore, anche se la cacciatrice dubitava che fosse per via della veridicità delle sue parole. In effetti, in circostanze ben diverse e visibilmente scombussolata dalla vodka, Miss Bahun aveva sgozzato sirene e piazzato pallottole d'argento nella fronte di qualsiasi creatura il Vaticano le avesse detto di uccidere - che avessero commesso un qualche reato o meno non se l'era mai chiesto -, trapassare la gola di quella sgualdrina con il proprio stiletto di legno quindi non avrebbe poi fatto chissà quale differenza: il numero di omicidi che aveva alle spalle era già abbastanza preoccupante, uno in più non l'avrebbe resa meno colpevole.
Però quella tipa non poteva saperlo. Nessuno di loro poteva, a dire il vero.
La fama di Katarina iniziava e finiva con il suo cognome - le efferratezze più spietate, spesso, erano semplicemente affibbiate a suo padre e lui non si premurava di smentire nemmeno uno di quei pettegolezzi: una figlia non aveva alcun diritto di eclissare la grandiosità dell'uomo che l'aveva messa al mondo e, finché lui la ignorava, lei era felice di lasciargli tutti i suoi successi e nascondere i peccati, anche se spesso le due cose non erano altro che la medesima azione.Fără inimă (senz'anima), le aveva detto una volta la madre di alcune delle sue vittime, e lei non aveva potuto obbiettare in alcun modo: essere un esorcista dei monasteri di Bistria strappava di dosso ogni cosa, inoltre, nel suo caso, a peggiorare la situazione era arrivato Dracul. Lui l'aveva battezzata a quella vita e da famigerato condottiero e spietato assassino qual'era non aveva potuto far altro che trasformarla in un mostro del suo calibro - entrambi avevano le mani macchiate di sangue, erano soli e, soprattutto, erano stati privati di un'anima da redimere; perché c'è un limite ai peccati che possono essere perdonati, aveva sentito dire da qualche prete campagnolo molto tempo prima. E lei, più di una volta nelle notti di solitaria sobrietà, si era rimproverata di aver superato quel confine. Uccidere, negli anni, era diventato un lavoro meno faticoso - ma non per questo ingrato e, seppur spietata, Miss Bahun era ancora un'umana che doveva essere giudicata al cospetto del Dio della Luce. Vânător o meno, lei era una carnefice. Che stesse agendo per la Chiesa o per piacere personale poco importava, un solo passo falso, un solo sgarro al giuramento che aveva fatto e nessuno avrebbe più pregato per lei, lasciandola marcire fuori dai cancelli del Giardino Celeste.
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Miss Bahun: caccia ai vampiri
VampireIn un' Europa dalle atmosfere steampunk e in cui la Chiesa ha tutt'altre connotazioni, un ordine di esorcisti si dedica alla creazione di vânător, cacciatori del sovrannaturale. È da loro che Katarina impara i rudimenti per affrontare ogni genere di...