VII

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In casa, l'odore asfissiante d'incenso colpì Katarina con talmente tanta forza che per un attimo si sentì mancare

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In casa, l'odore asfissiante d'incenso colpì Katarina con talmente tanta forza che per un attimo si sentì mancare. Vacillò pericolosamente sui suoi stivaletti e, per evitarsi di ruzzolare a terra, si soffermò qualche istante sulla soglia, boccheggiando. Seppur abituata agli aromi coinvolgenti di piante e fiori, quel tanfo fu troppo persino per lei.

Disorientata, cercò di capire se anche i colleghi fossero stati presi alla sprovvista, ma ne Julius né Suzu parvero soffrire in egual misura quel sentore nauseabondo.
Come era possibile? Persino le narici di un raffreddato avrebbero colto quel fetore! E d'un tratto, quasi richiamato dalle sue imprecazioni, il Maestro delle Polveri da sparo si rivolse nella sua direzione. Toccandosi la punta del naso con l'indice, sussurrò: «Serve a coprire l'odore di morte.»
Certo, come aveva fatto a non pensarci prima? Peccato che "coprire" sarebbe stato inutile se fossero deceduti per soffocamento insieme a qualsiasi altro visitatore di quel postaccio. Così, facendosi forza, Miss Bahun provò ad avanzare sempre più nell'androne, un angolo di casa rivestito in legno scuro su cui troneggiava qualche piccolo quadretto riportante i musi tristi di cani dalla razza dubbia. Ogni esemplare pareva supplicare il suo aiuto, eppure Katarina non avrebbe saputo dire se fosse solo suggestione o reale rappresentazione dei volti bestiali di quelle povere creature. A intervalli regolari, quasi a voler spezzare la pesantezza di quegli sguardi, vi erano alcune lampade a olio capaci d'illuminare in modo soffuso gli ambienti, dando all'ingresso l'aspetto di una vera e propria camera mortuaria allestita all'insegna degli amici a quattro zampe.

E a Katarina si accapponò la pelle.

Possibile che il proprietario di casa avesse una qualche sorta di feticismo? O che quelle fossero tutte le vittime delle sue scorpacciate settimanali? Beh, anche quello non si poteva certo definire un hobby tanto sano, a dire il vero.

Lord Terry però la riportò presto con la mente alla realtà, schiarendosi la voce e provando a chiamare qualcuno: «Mister Gregory, siete in casa?» lo sentì chiedere. Il suo vocione riecheggiò lungo le stanze dandole quasi l'impressione di essere all'interno di un tamburo – e di risposta, solo silenzio.
La donna, davanti al quesito del collega, alzò gli occhi al cielo pregando il Signore di Luce di non farle perdere il controllo e seviziare Julius seduta stante. Detestava gli idioti, soprattutto quando doveva averci a che fare per lavoro.
Con un sole capace d'illuminare anche la via più buia di Londinium, dove credeva che potesse andare un vampiro? Perché a parte qualche eletto, come erano Vlad Tèpéş e le sue spose, nessun succiasangue poteva camminare sotto i raggi scottanti del giorno: pena, il rinsecchimento istantaneo.

Nuovamente l'uomo si permise un passo in avanti, facendo scricchiolare le assi di legno sotto ai propri piedi: «Mister Gregory? Siamo gli esorcisti dell'Ordine, avremmo bisogno di conferire con voi» ma ancora silenzio. La casa pareva sul serio essere vuota, peccato che Miss Bahun avesse la certezza che qualcuno, nascosto nell'ombra, vi fosse – e li stesse osservando come un cacciatore al cospetto della preda.

Sospirando, il Lord si volse nella direzione dei collaboratori: «Credo non sia qui» decretò infine, facendo sì che la gravità della situazione schiacciasse Miss Bahun verso il suolo.
L'espressione di Julius fece ben capire che non si era per nulla reso conto della situazione in cui si trovavano, men che meno delle condizioni climatiche che stavano imperversando oltre la porta. E così Katarina scosse la testa, sempre più incredula: «Posso farvi una domanda?»
L'altro corrugò le sopracciglia, reazione che non stupì affatto la donna.
«Per caso vostro padre e vostra madre hanno qualche sorta di legame di parentela?»

Miss Bahun: caccia ai vampiriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora