12. In trappola

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Andrea si fece coraggio e accarezzò il suo braccialetto portafortuna, poi scavalcò il muretto di tufo giallo. Guardingo, attraversò il cortile e si avvicinò al casolare. Un pesante silenzio gravava su quel luogo e, attorno a lui, non si muoveva una foglia.

– Qui non c'è nessuno. Tommy si sarà sbagliato o forse se ne saranno già andati via... sì, deve essere andata così.

Di colpo sentì qualcosa toccarlo a una gamba e, istintivamente, fece un salto all'indietro e cadde con il sedere nella polvere del cortile. Davanti a sé vide un gatto con il pelo nero e lucido che lo fissava.

– Oddio. Ma sei sempre tu? Mi vuoi fare morire dallo spavento?

Il gatto si mise seduto e avvolse con la coda le zampe, poi socchiuse gli occhi con dolcezza.

– Non sembri cattivo in fondo.

Andrea si alzò e si avvicinò al gatto che emise un miagolio tremolante. Quando provò ad accarezzarlo, lui alzò la testa e venne incontro alla mano, quasi volesse prendersi la carezza da solo.

– E tu chi sei? Vivi qui?

Il gatto rispose con il classico ronfare e strusciandosi sui pantaloni.

– Hai visto dei brutti ceffi qui?

Il gatto cambiò espressione. Puntò il casolare e dopo un terribile soffio, scappò via verso il muretto.

– Ehi! Che ti è successo? Torna qui!

Con un gran balzo scavalcò il muretto e sparì alla vista. Andrea rimase imbambolato a fissare quel muro, dopodiché si voltò nella direzione nella quale aveva guardato il gatto.

Si trovò davanti Eduardo e Massimo che gli sbarravano la strada e che gli sorridevano con aria minacciosa, con i pugni poggiati sui fianchi. Andrea indietreggiò di qualche passo e si accorse che anche alle sue spalle stava arrivando qualcuno: il fratello di Margherita, Gianluigi e il piccolo Silvio.

– Bene, bene, bene. – Eduardo iniziò a girargli attorno. – Guardate cosa abbiamo qui. Un magnifico esemplare di paperino. – I suoi compari si sbellicarono dalle risate e, pian piano, strinsero il cerchio attorno a lui.

– Come mai sei venuto solo soletto nel nostro casolare?

Andrea strabuzzò gli occhi, poi si sforzò di nascondere la sua paura. – Sono venuto a chiedervi la stessa cosa. Che ci fate nel nostro casolare?

– Buttiamolo nel pozzo! – sibilò Massimo, con un sorriso obliquo reso più inquietante dallo scintillio dell'apparecchio ortodontico.

– Buttiamolo nel pozzo! Buttiamolo nel pozzo! – canticchiò il piccolo Silvio saltellando allegramente.

– Calma ragazzi. Calma. Non mi spaventate troppo il paperino. Potrebbe farsela addosso dalla paura.

Ancora una volta bieche risate riecheggiarono nel cortile. Andrea, deriso e sbeffeggiato, sentì una gran rabbia crescere in lui finché non riuscì più a controllarla.

– Questo posto appartiene a noi! Siamo stati i primi a entrare e quindi ci spetta di diritto!

Eduardo e i suoi furono colpiti dalle sue parole coraggiose e Andrea trovò, nella loro sorpresa, la forza di continuare. – Sono venuto per intimarvi di andarvene.

– Altrimenti? – lo interruppe Massimo avvicinandosi minaccioso. – Cosa ci farai?

– Che ci farà? Che ci farà? – Silvio piroettò su una sola gamba.

Andrea strinse forte i pugni. – Altrimenti dovrete vedervela con noi!

I sorrisi sparirono e tutti si rivolsero verso Eduardo con un'aria preoccupata. Quest'ultimo, dopo un attimo di esitazione, li rassicurò con uno sguardo e subito dopo indicò Andrea.

La banda degli americani in pigiamaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora