8. La stanza

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Quella stanza aveva un aspetto lugubre. Un lampadario in ferro battuto di dubbio gusto pendeva dal soffitto privo di lampadine; un grosso e malandato letto, accostato alla parete destra, reggeva un logoro materasso dal quale facevano capolino alcune molle. In fondo, proprio sotto la finestra, c'era un altro letto più piccolo, coperto da un sudicio panno. Quella camera, in passato, doveva essere stata abbellita da quadri, infatti si potevano ancora osservare sulle pareti, come pallidi fantasmi, le loro ombre sbiadite. In uno specchio incrinato di un grosso armadio a più ante, i ragazzi videro riflessa tutta la loro sorpresa: la stanza era deserta.

– Ma qui non c'è nessuno.

– Ettore è sparito.

– Si sarà nascosto.

– Ettore, dove sei?

Non appena fecero i primi timidi passi nella stanza, le ante dell'armadio si spalancarono ed Ettore saltò fuori urlando. – Sono lo spirito di Angelina!

Tutti fecero un balzo all'indietro per lo spavento.

– Porca miseria!

– Che scherzo idiota!

– A momenti me la facevo addosso!

Ettore rise e si tenne la pancia con le mani mentre tutti lo fissavano ansimando. Sbollita la rabbia del primo momento, anche i suoi amici cominciarono a trovare divertente quello scherzo e, pian piano, risero con lui.

– Sei davvero un deficiente. – disse Andrea scuotendo la testa.

– Lo spirito di Angelina... brutto carognone. – fece Steve.

– Questa te la faremo pagare prima o poi. – minacciò Orzowei.

– Dai ragazzi! – fece Fabio. – Non perdiamo altro tempo. Ispezioniamo la stanza e poi leviamoci da qui. Cerchiamo soprattutto tracce di fiammiferi, di candele... dobbiamo scoprire come hanno prodotto quella luce.

Come tanti piccoli Sherlock Holmes, i ragazzi si sparpagliarono in cerca di indizi. Controllarono sotto il materasso e aprirono tutte le ante e i cassetti dell'armadio. Andrea si concentrò sul lettino che era in fondo alla stanza; con due dita sollevò un angolo del panno che lo ricopriva e lo sfilò via con delicatezza.

– Guardate. – disse – È un letto per bambini.

Tutte le cose abbandonate in quella casa erano in pessime condizioni, ma non quel lettino. Il tempo sembrava essere stato indulgente con esso: il materasso era ancora avvolto in una coperta azzurra e un candido cuscino era al suo posto in buone condizioni.

– Uhà. – fece Orzowei – Questo letto è più pulito del mio. Ci facciamo due salti sopra?

– Scordatelo! – rispose brusco Andrea e lo ricoprì con cura con il panno.

Continuarono a rovistare dappertutto, ma la sola cosa che trovarono fu uno scarafaggio in un angolo della stanza.

– Basta così. Qui non c'è niente di particolarmente strano. – disse Billy.

– Infatti. – fece Steve. – Sono stanco di questo posto.

– Sì, andiamocene. – disse Andrea.

I ragazzi uscirono da quella stanza e percorsero il corridoio fino a raggiungere la porta d'ingresso; tornare all'aria aperta fu una vera liberazione. Scesi in cortile si accomodarono all'ombra del gelso e iniziarono a discutere.

– Bene. – esordì Ettore. – Abbiamo perlustrato l'appartamento senza cavare un ragno dal buco.

– Una cosa, però, l'abbiamo scoperta. – lo interruppe Billy. – Che mio fratello è un imbranato.

– Ma questo lo sapevamo già! – esclamò Orzowei.

– Abbiamo anche scoperto – aggiunse Andrea – che a quel provolone di Ettore piace fare scherzi stupidi.

Tutti risero di gusto.

– Alla luce di tutto ciò direi che il caso è definitivamente chiuso. – sentenziò Fabio. – Questo è un normalissimo appartamento e Andrea e Tommy, suggestionati, hanno sicuramente immaginato tutto. So che speravate di trovare qualcosa di misterioso, – concluse – ma, purtroppo per voi, questa casa non è stregata; qui non ci sono vampiri, zombies o fantasmi.

Andrea ascoltava suo fratello parlare, ma allo stesso tempo ripensava alla strana luce e a quella vocina inquietante che aveva detto qualcosa di incomprensibile. Era stato tutto reale o se lo era davvero immaginato? Era confuso e non sapeva più a cosa pensare, ma decise di tenere tutti i suoi dubbi per sé.

– Che facciamo ora? – chiese Steve.

– Non è ancora ora di pranzo – disse Fabio – potremmo rimanere qui a giocare a trentuno salva tutti.

– Sono d'accordo! – esclamò Orzowei. – Durante l'ispezione abbiamo scoperto tanti posti favolosi dove poterci nascondere.

– Benissimo. Giochiamo allora!

La banda degli americani in pigiamaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora