3. Il gran Consiglio

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– Quindi stiamo andando a casa dei Doretti per il Gran Consiglio?

– Sì, Fabio. La mamma e la sorella sono uscite per fare compere e il campo è libero.

– Il Gran Consiglio si convoca solo in casi eccezionali e per prendere decisioni importanti. Sei sicuro che ce ne sia la necessità?

– Sicurissimo.

– Quale sarà l'ordine del giorno?

– Parleremo dei fatti misteriosi accaduti al casolare.

– Oltre a noi due e a Ettore ci saranno anche Steve e Billy?

– Ovvio, ci ospitano a casa loro. Inoltre ho convocato anche Umbertino e Orzowei. Credo siano già tutti lì, quindi sbrighiamoci.

In breve i fratelli Caracciolo raggiunsero il palazzo dove vivevano Steve e Billy. Non era distante ed era sufficiente attraversare una strada per arrivarci. Vivevano in un edificio con appartamenti molto spaziosi dove, oltre ai Doretti, abitavano anche le famiglie di Tommy e di Eleonora, la migliore amica di sua sorella Imma. Veniva chiamato 'il palazzo degli americani' perché in passato ci avevano abitato molte famiglie statunitensi. Ai Doretti erano stati dati dei nomi inglesi proprio perché i genitori li avevano appresi da queste e gli erano piaciuti molto.

Andrea e Fabio percorsero il breve ingresso che attraversava un piccolo giardino circondato da aiuole irregolari e dopo pochi gradini raggiunsero il citofono. Fabio schiacciò il bottone con la scritta 'Doretti' e dopo pochi secondi una voce li invitò a salire.

Steve e Billy abitavano al terzo piano in un appartamento composto da molte stanze con due grossi balconi che si sviluppavano su due lati del palazzo. Grazie a questi si poteva giocare in casa a nascondino oppure ad acchiapparella, perché era possibile inseguire e scappare senza rimanere bloccati in una stanza.

Steve li aspettava impaziente sull'uscio della porta. Nonostante un vistoso sedere e qualche chilo di troppo, si considerava un ragazzo attraente. Curava molto il suo modo di vestire e a volte, per essere originale, finiva con l'indossare degli abiti stravaganti. Una frana in tutti gli sport, soprattutto a calcio, preferiva passare delle ore seduto davanti al suo personal computer. Suo fratello Billy, invece, più grande di un anno, era più alto e aveva delle vistose orecchie a sventola che provava invano a nascondere tra i lunghi capelli che gli conferivano un aspetto buffo. Era però un ragazzo generoso e sempre molto disponibile con tutti.

I Doretti erano affascinati dalla tecnologia e per questo acquistavano riviste del settore che sfogliavano avidamente per ore. In casa avevano anche tanti altri giocattoli tradizionali che avrebbero voluto condividere con gli amici, ma la mamma era contraria. Era convinta che i ragazzi del rione avessero una pessima influenza su di loro e che li avrebbero portati sulla cattiva strada. Se i Doretti invitavano qualche amico, la mamma si arrabbiava e cacciava tutti via in malo modo; per questo lo facevano soltanto quando lei non era in casa. I Doretti avevano anche una sorella maggiore che si chiamava Sarah: era alta, con lunghi capelli d'oro e occhi verdi come smeraldi; ma era tanto bella fuori quanto perfida e fredda dentro e di lei non ci si poteva fidare.

– Dai, entrate. Sono già tutti qui. Vi stavamo aspettando.

Andrea e Fabio varcarono l'uscio ed entrarono nella prima stanza. Si trattava di un ampio salotto con due vetrate che davano su un balcone dalle quali entrava una calda luce estiva. Sembrava una stanza di un'altra epoca e tutto aveva un sapore di antico. Una grande libreria stracolma di vecchi volumi di diverse dimensioni si ergeva sulla sinistra mentre sul lato opposto giaceva un grosso divano di pelle scura e usurata con un piccolo tavolino di vetro sul davanti. Al centro della stanza c'era un massiccio tavolo ovale attorno al quale erano seduti gli altri. Sul tavolo spiccava una bizzarra statuina in legno di una misteriosa divinità.

La banda degli americani in pigiamaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora