13. La battaglia delle montagnelle

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Andrea corse a perdifiato verso le montagnelle, fin quando vide in lontananza i suoi amici.

– Aiuto! Mi stanno inseguendo! 

Aveva corso fino a lì senza mai voltarsi, ma sapeva di essere braccato per via del trambusto e delle grida degli inseguitori. Ettore, Orzowei e Fabio, resisi conto della situazione, lo lasciarono passare per poi schierarsi in sua difesa.

Quando i ragazzi della banda paurosa li videro, rallentarono fino a fermarsi, tenendosi a una certa distanza da loro. I due gruppi si fronteggiarono con i nervi a fior di pelle, lanciandosi sguardi feroci con smorfie e gesti minacciosi, finché Eduardo venne fuori dal suo schieramento per parlare.

– Dunque la vostra era un'azione pianificata. – disse rivolgendosi al fronte nemico. – Ci avete attirato fuori dal casolare per poi attenderci qui in campo aperto e così annullare il nostro vantaggio.

Ettore e Orzowei si guardarono perplessi; non avevano idea di cosa stesse parlando.

– Ottima strategia, – continuò, mentre passeggiava davanti ai suoi. – Devo riconoscerlo, siete stati furbi. Ma purtroppo – abbozzò un sorriso sprezzante – non servirà a nulla. Oggi verrete sconfitti.

I suoi compari urlarono agitando le braccia al cielo.

– Verrete sconfitti! Verrete sconfitti! – li canzonò Silvio esibendosi in un buffo balletto.

Intanto Eduardo, con ampi e pacati gesti, riportò la calma nel suo schieramento. – A meno che non ve ne torniate a casa ora. Sono stato chiaro?

Ettore non badò alle sue parole e urlò un comando: – Formazione da battaglia!

Come avevano fatto tante volte nei loro giochi di guerra, ognuno occupò il posto prestabilito. Orzowei, Ettore, Fabio, Tommy e Billy formarono una linea, pronti ad affrontare il nemico e, a un secondo segnale di Ettore, impugnarono dei grossi ciuffi d'erba appena strappati dal terreno con tutte le radici.

Umbertino e Steve, invece, si occuparono di Andrea che nel frattempo si era accasciato a terra, stremato dopo l'estenuante fuga.

Perplessi da questo comportamento, i ragazzi della banda paurosa attesero indicazioni da Edoardo che nel frattempo li studiava, incuriosito dal loro armeggiare con quei ciuffi d'erba.

– Mi sembra oltremodo inopportuno darsi al giardinaggio proprio in questo momento. – esclamò divertito. – Ma forse ho intuito le vostre intenzioni. State cercando di scavare delle buche dove rifugiarvi per evitare la solenne bastonatura che state per ricevere.

I ragazzi della banda paurosa risero in modo sguaiato.
Ettore, che ancora una volta non aveva capito nulla del suo discorso, passò all'azione e gli scagliò quella che in gergo veniva chiamata una pandosca.

Roteando nel blu del cielo, e lasciando dietro di sé una scia di terriccio, il ciuffo d'erba disegnò una parabola perfetta che andò a terminare la sua corsa sul volto di Eduardo.

Con un tonfo sordo, la pandosca lo schiaffeggiò e i suoi occhiali volarono lontano. Scioccato e con il viso imbrattato, si mise a gattoni e tastò il terreno per ritrovarli poiché, senza di essi, non riusciva a vedere a un palmo dal naso.

– Fuoco a volontà! – ordinò Ettore.

I ragazzi presero la mira e iniziarono un fitto lancio di pandosche.
Massimo, il fratello di Margherita e Giancarlo provarono a impedirlo lanciandosi contro, ma non riuscirono a raggiungerli perché, colpiti più volte, furono costretti ad arretrare. Una radice, scagliata da Orzowei, centrò il fratello di Margherita all'inguine costringendolo a piegarsi in due per il dolore.

– Ripiegare e serrare i ranghi! – gridò Eduardo, che nel frattempo aveva ritrovato gli occhiali. Il suo comando, però, non sortì effetto poiché nessuno dei suoi compari comprese quello che voleva dire. In breve, la banda paurosa si ritrovò sotto un fitto fuoco e in evidente difficoltà.

– Non vi fermate! – urlò Ettore. – Continuate a bersagliarli, stanno per cedere!

L'esito dello scontro sembrava ormai segnato, ma accadde l'imponderabile. Un urlò selvaggio interruppe la battaglia; un grosso ragazzo tarchiato di carnagione olivastra arrivò alle spalle Ettore e dei suoi. Indossava grossi occhiali con una montatura squadrata e portava due bretelle color pomodoro che gli tenevano su dei larghi pantaloni. Andrea lo riconobbe subito: era Beppe il pazzo, un ragazzo della zona est del rione. Veniva chiamato così perché era imprevedibile: quando lo incontravi per strada non sapevi mai se sarebbe stato amichevole o aggressivo.

– Animo ragazzi! È arrivato Beppe! – urlò Eduardo.

Il suo arrivo scompaginò i piani di Ettore e ridiede morale ai ragazzi della banda paurosa che reagirono con rinnovato entusiasmo.

– Abbattetelo! – ordinò Ettore indicando il nuovo arrivato.

Beppe fu colpito da più pandosche, ma senza che queste riuscissero ad arrestare la sua corsa, anzi, ottennero l'effetto contrario: si infuriò per i colpi subiti e caricò con maggiore ardore.

– Contrattaccare! – ordinò Eduardo ai suoi .

Massimo raccolse una grossa pandosca che gli era stata tirata e la rispedì al mittente, colpendo Ettore a una spalla. Il terriccio, proiettato dappertutto nell'impatto, finì negli occhi di Orzowei e di Fabio che rimasero per qualche secondo accecati.

– Contrattacco! Contrattacco! – urlò il piccolo Silvio eccitatissimo, mentre cercava di sradicare un delicato tarassaco dal terreno; il violento impatto con una pandosca vagante lo fece rotolare in terra.

– Mi hanno colpito! Mi hanno colpito! – Piagnucolò con il viso lercio e rigato dalle lacrime  mentre, scuotendo il capo, tentava di liberarsi dal terriccio intrappolato nei capelli.

Beppe il pazzo, intanto, raggiunse Orzowei e Fabio e li travolse mettendo fine anche al loro bombardamento. Umbertino, terrorizzato dall'infuriare della battaglia, nonostante non amasse correre, dimostrò di saperlo fare molto bene soprattutto verso casa.

Sorpresi dal rabbioso contrattacco e intimoriti dalla furia di Beppe, Andrea e i suoi indietreggiarono. Quando poi, anche i Doretti abbandonarono il campo di battaglia, fuggendo a gambe levate, Andrea capì che la situazione era ormai compromessa e urlò a gran voce: – Ritirata! Ritirata!

La banda degli americani in pigiamaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora