CAPITOLO II

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Tre giorni erano trascorsi dal mio rientro a casa che passai insieme ai miei genitori tra chiacchierate su aneddoti di famiglia ed album fotografici in cui ero la protagonista indiscussa ma niente…

Quella mattina però mio padre era uscito dicendo di dover andare a fare la spesa ed un altro giro così quando rientrò tutto sorridente con una bustina in mano rimasi alquanto perplessa.

“E’ quello che credo?” Domandò mia madre felice.

“Sì.” Mi passò la bustina al cui interno c’era una scatola non troppo grande. “Aprila.”

Dentro uno smartphone nuovo di zecca. Prima ancora che potessi esprimere il mio scetticismo sul loro entusiasmo legato ad un cellulare mio padre disse:”Il tuo aveva tutto lo schermo rotto e abbiamo dovuto mandarlo in assistenza. Hanno recuperato tutti i dati salvati, compreso i file multimediali e li hanno trasferiti su questo che ti regaliamo per il tuo ritorno a casa.”

Ora si spiegava tutto. Mi avevano detto che il mio telefono era completamente andato a causa dell’incidente e quindi avevo archiviato l’idea di vederne le foto ma ora avevo di nuovo quella possibilità.
Ero curiosissima.

“Dai, accendilo!”

Ci accomodammo sul divano ed accesi l’Iphone. Avevano già configurato tutto così potei andare direttamente nella galleria dove vi erano salvate almeno un migliaio di foto.

La maggior parte ritraevano me con una ragazza dagli occhi felini ma allo stesso tempo dolci.

“Chi è?”

“Lei è Yeji, la tua migliore amica. Siete andate a scuola insieme sin dai tempi dell’asilo. E’ come una sorella per te.”

Sorrisi quasi in automatico sentendola parlare di lei.

“Non possiamo farla venire qui?”

Mi morsicai il labbro inferiore speranzosa in una risposta positiva.

I miei si scambiarono un lungo sguardo che fece crescere solo l’ansia di un rifiuto.

“Non lo so Y/N...il dottore ha detto che dovresti riposare.”

Abbassai la testa alle parole di lei.

“Io penso invece che se facciamo venire Yeji forse starà meglio.”

Guardai mia madre che alla fine cedette annuendo: ”Ma solo Yeji. Anche io voglio che tu recuperi la memoria al più presto ma non voglio nemmeno correre più del dovuto.”

“Perché non la chiami tu stessa? Ora il telefono ce l’hai e anche i contatti.”

“Hai ragione papà.”

Così andai su in camera mia perché mi sentivo come una bambina che doveva ordinare una pizza da sola per la prima volta.

Premetti l’icona della cornetta ed attesi che la ragazza rispose.

“Y/N? SEI TU??”

Allontanai subito lo smartphone dall’orecchio per paura che potesse rompersi il timpano. Nemmeno mi resi conto che al solo suono della voce di Yeji avevo subito sorriso come di riflesso.

“S-Sì, sono io…”

“Scusami, scusami. Non avrei dovuto urlare in quella maniera ma non poterti sentire per tutto questo tempo dopo quello che ti è accaduto è stata una vera tortura! Giuro che volevo anche passare a trovarti ma tua mamma mi ha detto che è meglio evitare…”

Attorcigliai una ciocca di capelli che ricadeva lungo i fianchi: ”In verità è proprio per questo motivo che ti ho chiamata. Ti andrebbe di venire a casa mia? Non so, quando sei libera…”

MAZE OF MEMORIES // LEE MINHODove le storie prendono vita. Scoprilo ora