Non doveva succedere

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"Tom, muoviti! Devi essere pronto per la nuova scuola!"
"Lasciami in pace Bill, oggi non voglio andarci." dissi continuando ad essere mezzo addormentato.

"Che palle, vabbè, allora ci vediamo." Disse Bill andandosene di casa.

Eravamo nel 2010, ma io non scorderò mai quel giorno, che è stato uno dei peggiori mai vissuti.
Il mio telefono non ha più il suo contatto, io non sento la sua voce, ma la ricordo come se lei stesse parlando ora, davanti a me. Sento la sua risata, sento il suo odore, quel profumo che la faceva speciale ed unica.
Mi pento di averla abbandonata, essere sparito dal nulla e averla bloccata d'appertutto, di essermi trasferito insieme alla band in un altro paese e aver lasciato tutto alle spalle, circa.
Non la dimenticherò mai. Quei momenti assieme erano l'acqua in mezzo al deserto per me.
Ma mi addormentai dinuovo, fino al ritorno di Bill, Georg e Gustav, che erano da noi per le prove del nostro concerto.
"Hey! Tom stai ancora dormendo?"
"Bill, dammi il tempo di svegliarmi, cristo."

***

Passammo il pomeriggio a suonare, ma la serata volevamo passarla in un modo diverso, dato che era venerdí.
"Andiamo a Lipsia!" disse Bill, senza pensarci.
"Lipsia? che facciamo lí?" chiese Georg mentre mangiava dei biscotti.
"Infatti, non ci andiamo." dissi io.
Loro non conoscevano Jolene, solo Bill, potrebbe ricordarla, ma in quel momento non lo fece.
Ero io, sempre io, lo stupido che da troppo ma non riceve nulla, quello rimasto indietro, che è ancora bambino e immaturo.

"Dai andiamoci, su!" incoraggiò il gruppo Gustav.
"Ha ragione, dai andiamoci, una serata in ristorante e discoteca!"

...

Alla fine ci andammo, ma più sfiga di questa, non l'ho mai avuta.

Entrammo in quel cazzo di ristorante, era sempre uguale, niente e nessuno era cambiato.
Noi ci sedemmo ad un tavolo, aspettando i menù.
Dopo qualche minuto che i menù dovevano essere arrivati, una cameriera si avvicinò a noi.
"Scusate, avete bisogno di qualcosa?" disse lei.
Spalancai gli occhi, non me l'aspettavo proprio.
Non avete neanche bisogno di spiegazioni, ma io, l'ho riconosciuta solo dalla voce.
"S-"
"Vorremmo i menù, non ce li hanno ancora portati." dissi io interrompendo Bill, che mi guardò male e confuso.
"Oh... certo, ve li porto subito."
Si sentiva che il suo tono era cambiato, ma subito dopo che lei se ne andò, spiegai tutto al gruppo.
"Dici che ti ha riconosciuto?" chiese Georg completamente curioso tra noi due.
"Penso di sì, avete sentito quanto è cambiato il tono di voce?"
Tutti annuirono, e poi lei arrivò subito dopo.
"Ecco a voi, scusate per il ritardo." disse un po' nervosa. "Se avete bisogno di qualcosa, chiamatemi."

Giusto, era solo lei ed altri 2/3 camerieri a servire. Facevano orari lunghi tutti i giorni, probabilmente.

Nel bar eravamo tanti, quindi era anche difficile gestire la situazione, posso capirli.

"Tom, puoi provarci ancora se vuoi." mi convinse Gustav con tono deciso.
"Infatti, fratello mio, sei proprio nel momento che hai sempre voluto, insomma, facciamo questo passo in avanti!"
"No, potrebbe avere un ragazzo ormai." dissi io con poche speranze.
Georg, vicino a me, mi spinse per scherzo
"Tom, non fare lo scemo, vacci." finí lui.
"Ci penserò, okay? Ora pensiamo ad altro"
"Approposito, ho visto una discoteca qui vicino e..."
Continuammo così finquando i piatti non arrivarono.
Lei tremava, infatti ha servito i piatti molto velocemente per non farli cadere.
"A voi, buon appetito." concluse per poi andarsene di fretta.
Mentre mangiavamo, la vidi da lontano: si stava appoggiando ad un bancone con la testa in basso. Mentre un'altra cameriera che passava di lí si è fermata, probabilmente per controllare andasse tutto ok.
Subito dopo lei se ne andò e Georg si avvicinò a me, sussurrando:
"Potresti andarmi ad ordinare un'altra birra? Così parli anche con lei."
Io annuii e mi alzai, molto nervoso. Andai al bancone, ero dietro di lei, solo con un tavolo in mezzo.
"Scusi, potremmo avere un'altra birra?" chiesi a bassa voce.
Lei si girò e per un secondo spalancò gli occhi, per poi tornare normale, annuii e prese una bottiglietta di birra dal freezer vicino a lei, porgendola.
La presi, toccando anche la sua mano.
Tutti e due arrossimmo, mentre tremavamo, ansiosi che qualcuno avrebbe detto qualcosa riguardo al loro passato.
"Grazie ancora, Jolene." dissi per poi girarmi e andare.
"Di nulla, Tom." rispose lei a bassa voce, ma la sentii lo stesso.

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