CAPITOLO 20 - CHI SEI?!

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“Direttrice Lane grazie per avermi ricevuto con così poco preavviso ma avevo davvero bisogno di parlare con lei; la prego mi aiuti”

Isabel Lane era una austera ma elegante signora di mezza età che compensava la sua rigidità estetica e morale con un forte senso di giustizia e di rispetto per il prossimo perché tutti, come lei stessa sosteneva, abbiamo una dignità che va salvaguardata nonostante tutti i nostri limiti e le nostre diversità.

“Cosa posso fare per lei sceriffo?” – chiese  rivolgendosi all’ospite con un tono velatamente infastidito tipico di chi era stato disturbato e costretto ad interrompere la ritualità e la sacralità dei propri schemi quotidiani.

“Ho solo bisogno di sapere se una persona ha frequentato questo istituto circa 8 anni fa” – si apprestò a chiedere affannosamente Connor sperando di ottenere quella risposta che lo avrebbe aiutato a porre finalmente fine a questa ondata di sangue che aveva iniziato a scorrere come un fiume in piena.

“lei è un poliziotto, sa come funzionano queste cose, non sono autorizzata a dare informazioni a nessuno, neanche a lei sceriffo; manteniamo sempre il massimo riserbo sui ragazzi che hanno frequentato questa scuola”

“Andiamo direttrice, sappiamo bene entrambi che prima di trasformarsi in una scuola questo istituto era un centro di igiene mentale, un vero e proprio manicomio ….

...ed ha ragione! In quanto tutore della legge so perfettamente come funzionano le cose ma ci sono situazioni, signora Lane, in cui è necessario fare un’eccezione e mi creda, questo è uno di quei casi”

“Lavoro qui da ormai più di 30 anni e di certo non mi serve che sia lei a ricordarmi cosa fosse in passato la Rainbow School.

Si! è vero! Qui si curavano le malattie mentali;

per più di 20 anni ho fatto da infermiera in questo posto e Dio solo sa quanti ragazzini insani ho dovuto assistere.

Lei non può neanche minimamente immaginare la sofferenza, la rabbia e la speranza che avevano nello sguardo e purtroppo non tutti sono riusciti a risolvere i loro demoni interiori.

Non c’è una soluzione per tutto mio caro sceriffo Connor ma la vita si sa è così;

poi la clinica ha chiuso ed ecco qui nascere la mia scuola il cui intento è quello di garantire un futuro a chi fino ad oggi pensava di poter avere solo un presente;

il passato di questo prestigioso istituto non è di mia pertinenza e comunque proprio non riesco a capire come potrei aiutarla”

“Guardi” – lo sceriffo prese dalla tasca dei pantaloni il cellulare per far capire con la vista quello che forse era più complicato comprendere a parole –

“questa ragazza è stata uccisa, qualcuno ha deciso che era arrivato il momento di spezzare una giovane vita, di porre fine all’esistenza di una ragazzina innocente.

Nessuno dovrebbe vedere immagini del genere così come nessuno merita di morire in questo modo raccapricciante ed  io non so se lei ha figli oppure no ma di certo  non è importante essere genitori per capire quanto dolore si trascini dietro una perdita come questa.

C’è un angelo della morte che va in giro ad uccidere ma questa volta non si tratta di una figura “mitica” con la falce ed un mantello nero ma di un folle e lei, Annie, potrebbe non essere l’unica vittima.

Isabel la prego mi aiuti, stanno succedendo cose atroci a Black River; ho solo bisogno di sapere una cosa : guardi questa foto” - prese una vecchia polaroid dalla tasca interna della divisa – “le chiedo solo di dirmi se questa persona anni fa è stata rinchiusa in clinica”

“Si sceriffo!” – rispose titubante come se stesse andando contro ogni principio che l’aveva resa un esempio da seguire dando informazioni che mai avrebbe pensato di svelare a nessuno –

“Questa persona è stata qui per circa un anno e quando sembrava che tutto stesse andando per il verso giusto è sparita nel nulla senza portare a termine il percorso psico – farmacologico che stavamo sperimentando in quel periodo”.

“Un’ultima cosa e prometto di non importunarla più : può fare del male?” – chiese spaventato per quello che sarebbe ancora potuto accadere nella sua città e per la quasi totale certezza di quella che avrebbe potuto essere la risposta.

“Parliamo di un soggetto mentalmente instabile, soffre di disturbi di personalità per cui si! può fare del male e può farsi del male.

La sua è una schizofrenia latente che è emersa a seguito di eventi traumatici che non ha mai voluto raccontarci.

Col tempo la sua mente labile e la sua personalità fragile sono state sostituite da altre entità più forti e se queste ultime dovessero prendere il sopravvento … beh! le conseguenze potrebbero rivelarsi devastanti”.

Ormai c’erano tutti gli elementi per risolvere questo intricato puzzle :

quell’assassino subdolo e spietato,  quell’ombra senza volto era uno di loro, era sempre stato lì , nascosto ed ora bisognava correre da Grace per dirle tutto e porre fine a questo incubo.

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