I've seen many other.

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La luce del sole filtrava attraverso le tende della mia stanza rischiarando ogni angolo e rendendo piú vivi, insieme a questo, i ricordi della notte precedente.

'É meglio che vada adesso, si sta facendo tardi.'

'Pensavo saresti rimasta a farmi compagnia', il tono di voce sarcastico di Cameron aveva una punta di speranza, come se davvero non avesse voluto trascorrere la notte da solo in quell'immenso castello.

'Devo proprio andare.'

'Peró promettimi che domani facciamo qualcosa assieme, ci sono cosí tante cose qui.' Quasi dimenticavo che era lui il proprietario del castello.

'Va bene'

Mi alzai e andai nel bagno riempiendo di acqua calda la grande vasca per poi aggiungere i sali profumati ed immergermi; chiusi gli occhi assaporando il momento ma duró poco perché venni svegliata da un insistente bussare alla mia porta.

Cercai in fretta di afferrare un asciugamano e me lo avvolsi al corpo prima di precipitarmi alla porta per aprire guardando dal basso verso l'alto la figura che mi si presentó davanti sperando che non fosse chi immaginavo.

Portava ai piedi delle semplici Vans che stonavano completamente con l'ambiente e il periodo storico in cui ci trovavamo, facevano molto New York; i pantaloni erano di lino come prevedeva la moda londinese e la camicia bianca dello stesso colore era abbottonata solo per quattro bottoni ed era tenuta fuori dai pantaloni. Tutto ció, pensai, non era per niente attinente al '500 ma piuttosto alle spiagge californiane.
In qualunque caso non fu difficile comprendere a chi appartenesse tutto ció perché un negozio di Vans nel 1500 non era ancora stato inventato.

"Ciao Cameron", dissi tranquillamente.

"Wow" si limitó a rispondere e la mia espressione divenne un misto di sconcerto e panico e solo dopo mi resi conto che tutto ció che avevo addosso era un asciugamano.
In quel momento con lo charme di una principessa gli chiusi letteralmente la porta in faccia rendendomi conto una volta compiuto il gesto di cosa avevo appena fatto.

"Apri dai, stai tranquilla che ne ho viste altre cosí, non mi scandalizzo."

"Stronzo" urlai avvicinandomi alla porta per essere sicura che mi sentisse.
'Ne ho viste altre' canzonai dirigendomi in bagno prima di chiudermi la porta alle spalle per continuare ció che stavo facendo prima di essere interrotta ma ormai la mia mente pensava ad altro, a qualcosa che non avrebbe dovuto pensare, a qualcuno che non dovrebbe essere stato oggetto dei miei pensieri: lui.
Potevo mentire quanto volevo ma la sua frase mi aveva offesa, non so cosa mi aspettassi e molto probabilmente non dovevo aspettarmi nulla da un tipo come lui ma le persone a volte si illudono di cose impossibili ed era proprio il mio caso.

"Muoviti Juliet!"
Era ancora fuori dalla porta ad aspettarmi.

"Vai dalle altre che hai visto, loro saranno sicuramente pronte."
Cosa avevo detto? Come mi era saltato in mente? Sprofondai con la testa nell'acqua e cercai di rimanere immersa il piú a lungo possibile esplorando i meandri della mia stupiditá ma non vedendo nulla lá sotto. Ero un caso disperato.

Uscii dal bagno ed indossai uno degli abiti che si trovavano nel mio armadio specchiandomi poi per vedere il risultato: il vestito pesca mi canzava a pennello e la coroncina di fiori abbinata lo completava perfettamente lasciando intravadere tra i vari petali le sfumature bionde dei capelli.

Uscii dalla stanza solo dopo aver sentito un rumore di passi che si allontanavano, segno che Cameron se n'era finalmente andato.

"La signorina si é decisa ad uscire."

"Ti ho sentito andare via" dissi con tono sorpreso cercando di capire perché fosse ancora lí.

"Errore!" Esclamó, "é un vecchio trucchetto, ho camminato sbattendo i piedi a terra fino alla fine del corridoio per essere sicuro che mi avessi sentito andare via e poi sono tornato. Voi ragazze siete tutte uguali, quando vi arrabbiate non volete vedere nessuno."

"Puoi smettere di fare riferimento a tutte le ragazze con cui sei stato?!"
Un largo sorriso comparve sul suo viso e la risposta fu fin troppo prevedibile:
"Sei gelosa?"

"No. Come hai potuto pensarlo?" Iniziai ad agitarmi, "il tuo ego é talmente grande che pensi che tutto giri attorno a te ma ti riporto alla realtá: non sei il centro del mondo!"

"Sei agitata tesoro? É inutile che continui a ripetere che non sono il centro del mondo, che sono troppo pieno di me e bla bla bla, lo sappiamo benissimo che al momento nella tua testa ci sono solo io piccolina."

"Non ci posso credere" la mia bocca assunse la forma di una O e ci vollero alcuni secondi prima che potessi parlare di nuovo: "sei solo un bambino viziato, non ti meriti nulla, mi stai esasperando!" Per aggiungere credibilitá al mio discorso tornai in camera e chiusi la porta a chiave abbandonandomi sul letto e chiudendo gli occhi giá stanca di come questa giornata era iniziata.

Aprii la porta solo dopo essermi assicurata che fosse passato abbastanza tempo perché anche il piú tenace tra gli uomini rinunciasse all'assedio e difatti fu cosí, Cameron non c'era.
Guardai a destra e a sinistra e poi feci un passo in avanti inciampando in qualcosa di duro; abbassai lo sguardo e vidi un pacchetto di stoffa rosa antico che giaceva contro la parete con allegato un bigliettino di pergamena.

Per farmi perdonare.

Il nome del mittente era talmente ovvio che leggerlo sarebbe stato inutile.
Le mie mani allentarono il fiocco e la stoffa leggera si ammorbidí lasciando trasparire da essa una ciambella, sí avete letto bene, una ciambella. Vi chiederete come si possa regalare a qualcuno una ciambella e me lo chiesi anch'io mentre la addentavo scoprendo che aveva una copertura di miele d'acacia; le ciambelle non saranno state il miglior regalo da fare ma quella era davvero buonissima e solo per un momento mi balenó in testa l'idea di perdonarlo ma questa fu velocemente cancellata appena il dolcetto finí.

Scesi le scale che portavano al piano inferiore e mi presentai nel giardino dove un'infinitá di rose coloravano i cespugli. Cameron se ne stava seduto di fronte al tavolino dove una teiera in porcellana cinese brillava al sole accompagnata da due tazze con gli stessi decori floreali.

"Juliet!" Esclamó vedendomi e correndomi incontro preoccupato.

"Mi dispiace tanto", i suoi occhi afflitti supplicavano il perdono e dovetti abbassare lo sguardo per non lasciarmi convincere.

"Lasciami passare" sbottai prima di superarlo senza degnarlo di uno sguardo.
Di proposito mi andai a sedere sull'altalena al lato opposto del guardino dondolandomi senza sosta prendendo la spinta con i piedi.

"Perché non mi perdoni?" La voce afflitta proveniva da dietro le mie spalle e due mani forti si strinsero attorno ai miei fianchi.

"Dai Cameron, smettila."

"Ma non ti faccio neanche un po' di pietá? Non vedi la tristezza riflessa nei miei occhi?"

"No, vedo solo un grande sfigato e ora togliti, vorrei andare in pace sull'altalena."

"Ho capito" sentenzió e i suoi occhi si illuminarono. Mi chiesi precisamente cosa avesse capito ma non ci volle molto prima che in maniera diretta mi rendesse partecipe della sua idea.

"Adesso continueró a spingerti sull'altalena finché non mi perdonerai. Dubito tu voglia finire i tuoi giorni su questa stupida seggiola di legno."
Il ragazzo mi stava mettendo alle strette.

"Va bene va bene, sei perdonato ma non azzardarti mai piú a fare affermazioni come quella di stamattina, mi hai ferita."
Cosa mi passava per la testa? Perché gli avevo detto che mi aveva ferita?

"Hai ragione, non avrei dovuto dire quello che ho detto. Amici come prima?"

"Prima non eravamo amici" dissi cogliendolo completamente di sorpresa e dirigendomi verso il castello con un'uscita di scena in pieno stile hollywoodiano. Venire dagli Stati Uniti servirá pure a qualcosa, no?

Trapped. |Cameron Dallas|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora