Cercavo di aprire gli occhi per poterlo vedere, perché mi desse la forza di andare avanti, di non lasciarmi portare via dal nero che si impossessava di me ma le palpebre non si aprivano e il cuore si faceva pesante.
"Juliet", sentii singhiozzare e la mia mente vibró per un attimo.
"T-ti prego, non lasciarmi."
Avrei voluto rispondere, dirgli che sarebbe andato tutto bene, che io ero lí con lui e l'avrei sempre amato, che i finali felici non sono una menzogna, che dobbiamo vivere di illusioni perché solo queste ci tengono vivi ma non successe nulla e il nero rimase tale.Un brivido mi percorse e percepii qualcosa di bagnato sulla pelle pensando immediatente alle lacrime: piangeva per me.
Non potevo lasciarlo, aveva bisogno di qualcuno che gli stesse accanto e che lo facesse sorridere e quel qualcuno forse sarei potuta essere io.
Ad ogni lacrima che cadeva la mia visione assumeva forma e il nero veniva spazzato via da leggere sfumature di colore finché i suoi lineamenti non si fecero spazio tra i riflessi e in quel momento potei rendermi conto di essere viva ed era cosí bello, cosí emozionante, potente, frastornante che iniziai a piangere lavando via tutta la tristezza e il timore e lui mi strinse a sé ridendo, stringendomi le braccia fino a farmi male, quel male che fa bene, quel male che dá vita, che fa capire che ci sei, che sei qui, nel mondo delle sofferenze, nel pianeta del nemico, nella sfera della delusione dove combattiamo instancabili per guadagnarci la felicitá."Non avrei sopportato di perderti", affermai tra le lacrime.
"E io non avrei sopportato di aver lasciato che accadesse."
"E non importa se pensiamo di aver trovato comunque la felicitá, qui non é vita se manchi tu" e lo strinsi a me sempre piú forte per provare sulla pelle il ritmo di quel cuore che batteva solo per me.
"Dovremmo tornare a casa adesso."
Cercai di alzarmi ma la testa inizió a girare e rischiai di cadere a terra ma prontamente le braccia di Cameron mi afferrarono.
"Ti porto io."
Mi sollevó di peso e mi fece sedere dietro di lui sul cavallo, strattonando poi le redini per farlo partire e cavalcando al galoppo tra i campi coltivati della periferia inglese.
Fischiettava lasciando che la voce fosse portata via dal vento e a metá strada si giró verso di me per assicurarsi che fosse tutto a posto ma alla domanda nessuno rispose, mi ero addormentata accoccolandomi sulla sua spalla.
Arrivati vicino alla casa andata distrutta alcuni giorni prima il cavallo si fermó e Cam, sollevandomi con entrambe le braccia, mi posó sotto uno degli alberi sedendosi poi al mio fianco e aprendo la sacca che teneva legata alla cintura da cui estrasse un mucchietto di lamponi secchi.
"Li voglio anch'io", mi lamentai una volta aperti gli occhi.
"Ecco a te", rispose fingendosi scocciato.
Allungai la mano per prendere i tre frutti rossi nella sua ma lui la ritrasse lasciandomi con un'espressione allibita.
"E cosa avrei io in cambio se te li dessi?"
Il suo sorriso a trentadue denti mi fece immaginare chiaramente cosa intendesse."Solo perché ho fame", affermai prima di avvicinarmi e poggiare le mie labbra sulle sue assaporando ogni sfumatura del gusto di lampone che vi era impresso. Al percepire il contatto lui dischiuse leggermente la bocca approfondendo la situazione per poi attrarmi piú vicino a sé. Appoggiai le mani sulla sua nuca ma in un secondo lui si ritrasse con un'espressione di dolore.
"Cosa succede?" Domandai.
"Scusa, devo aver messo male il piede."
Decisamente banale come scusa ma finsi di credergli.Cameron's POV
Il braccio aveva iniziato a bruciare giá la mattina ma non ci avevo dato troppo peso, invece adesso il dolore iniziava a farsi insopportabile.Abbassai lo sguardo e notai una nuova frase incisa sul bracciale:
Allontanati da lei, il libro non vi vuole insieme.
Fu come aver ricevuto una pallottola in pieno petto, il libro non ci voleva ed ero ben consapevole che non aver rispettato gli ordini ci avrebbe impedito di tornare a casa ma adesso cos'avrei potuto fare? L'amavo troppo ormai per dimenticarla.
"Cosa succede?" Sentii chiedere e spontaneamente dissi una bugia. Avevo appena preso una decisione e non c'era spazio per i pentimenti: le avrei tenuto tutto nascosto perché ero sicuro che spiegandole l'accaduto il suo desiderio di tornare nella sua epoca sarebbe stato piú forte dei sentimenti che provava per me e mi avrebbe lasciato. Era egoista, scorretto, terribile ma non avevo scelta, l'amavo troppo per lasciarla.
E il peso delle menzogne inizió a prendere il sopravvento catturandomi in una rete di inganni troppo intricata per resistere ma abbastanza fitta da lasciar illudere almeno per un po' di averne il controllo quando in realtá la bugia si estendeva sempre piú facendomi dimenticare l'origine, il motivo di quella scelta ed introducendomi in un processo meccanico che porta sempre piú avanti, sempre piú a fondo, mascherando chi sei veramente sotto uno strato di fuliggine nera.
"Propongo di riprendere da dove avevamo concluso", dissi ridendo mentre soffocavo il senso di colpa sotto un sorriso.
Lei annuí silenziosa e colsi l'occasione per portarla a me baciandola con foga per cancellare dalla mente il terribile peccato che stavo commettendo.
"Hey, calma", mi disse staccandosi e riprendendo fiato.
"Scusa, non me n'ero reso conto."
La voce si incrinava ad ogni sillaba pronunciata ma a questo punto era troppo tardi per fermare la messa in scena."Torniamo a casa?" Propose Juliet e ci incamminammo verso il cavallo per arrivare in pochi minuti al castello.
"Ehm..grazie di tutto", mi sussurró guardandomi dritto negli occhi con quelle sue iridi azzurre.
Non risposi ma mi limitai ad ammiccare attirandola piú vicina ed iniziando a baciarla.
"Buonanotte Cameron."
"Buonanotte Juliet."
Due giorni dopo...
Poggiai la penna sul tavolo e chiusi il calamaio rilassandomi sulla poltrona ammirando il paesaggio fuori dalla finestra: le foglie degli alberi vibravano al suono del vento e i giardinieri erano impegnati nell'annuale potatura delle rose, tutto pareva tranquillo tranne il mio animo.
Presi in mano il foglio appena scritto, una lettera, e controllai che l'inchiostro si fosse asciugato strisciando l'indice sulla riga di parole e cominciai a leggere, lasciandomi trasportare dai pensieri.Non riesco piú a mentire, i giorni si sono fatti grigi come i suoi occhi mentre mi guarda, quel cuore che batteva forte per me sta rallentando e tutto ció non me lo posso proprio perdonare. A volte penso sia solo una mia impressione il fatto che il suo sguardo si sia fatto piú cupo, che non mi sorrida piú al mattino e non mi sussurri buonanotte la sera e questo pensiero mi fa stare meglio. Forse lei mi ama ancora e non si é accorta di niente, non capisce che non sono sincero, mi crede quello di prima...forse...ma se tutto questo distacco fosse solo frutto della mia immaginazione la situazione sarebbe ancora peggiore, vorrebbe dire che i miei inganni funzionano, che la sto illudendo.
Io non voglio essere cosí, io non sono cosí. A questo punto sarebbe meglio che lei scoprisse tutto, che si rendesse conto che per un atto di egoismo sto mettendo a repentaglio la nostra possibilitá di scappare di qui e che cosí mi lasciasse per sempre, mi insultasse, non mi volesse piú vedere.
I giorni sono grigi e tu non sei con me.
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Trapped. |Cameron Dallas|
Fanfiction"É solo un libro." Quante volte ti sei ripetuto questa frase cercando disperatamente di crederci? Se vuoi una prova del contrario questa fan fiction te la dará, perché non é piú "solo un libro" quando ci rimani intrappolato.