The ball.

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Aprendo l'armadio realizzai che il giorno del ballo era arrivato e che in poco meno di tre ore il palazzo si sarebbe riempito della piú illustre nobiltá britannica accorsa per la grande festa dei sovrani di Galles, i genitori di Cam.
L'enigma irrisolvibile per me al momento peró era che vestito dovessi indossare. Blu o bianco? Blu o bianco? La scelta cadde sul bianco ed in un momento il lungo abito era su di me facendomi risaltare l'abbronzatura sulla pelle.

Bussarono alla porta e, dopo aver sentito il nome di Cameron, pronunciai un 'avanti' e sentii la porta aprirsi.

"Wow, che splendore." Strano che usasse termini cosí sofisticati.

"Anche tu non sei male", mentii per non dargli la soddisfazione di sentire complimenti troppo ampi nei suoi confronti nonostante in quel completo ogni centimetro di lui splendesse di una tale bellezza che la mia bocca rimase aperta in una O fino a che non mi accorsi che mi stava fissando con un'espressione divertita.

"Io non sono male? Questo è tutto quello che hai da dire? Dimmi che sono un gran figo stasera e chiudiamola qui, tanto la tua espressione mi ha giá confermato che lo pensi."
Maledizione.

"Perchè sei venuto qui?" chiesi cercando di cambiare discorso.

"Ah, è vero! Dovresti scendere a salutare i tuoi genitori."

"Non sono sicura di volerlo fare", commentai pensando che in fondo non sarebbe stato bello vedere quelle persone e dover fingere di essere felice con la consapevolezza che in fondo non sono i miei veri genitori ma dei completi estranei.

" Eddai, l'ho fatto anch'io, non è difficile."

"Va bene andiamo."

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Gli ospiti stavano mano a mano arrivando ed era giunto il momento per me e Cameron di fare l'entrata ufficiale.

Ci avvicinammo alla scalinata e la musica si fermó per permettere ad Albert di presentarci.

"La principessa di Provenza, Miss Juliet", per un momento il cuore perse un battito a sentire il mio nome, " e il principe di Galles, Mr. Cameron."
Cameron mi fece intrecciare il braccio al suo e insieme scendemmo le scale attirando su di noi gli sguardi degli ospiti.

"Buonasera Cameron", dissero alcune ragazze in coro abbassando lo sguardo imbarazzate appena lui le superó.

"Buonasera signorina." Un uomo sulla cinquantina con indosso una giacca ricoperta di onorificenze militari mi sorrise e sentii la mano di Cameron stringermi il fianco in modo protettivo.

"B-buonasera", balbettai lasciandomi trascinare lontano dal mio accompagnatore.
Arrivammo al tavolo del buffet e allungai una mano verso le tartine ai funghi quando delle dita estranee si posarono sulle mie.

"Mi perdoni."
Era l'uomo di prima, il generale, e mi stava ampiamente sorridendo.

"Mi permetta di presentarmi", inizió con tono superiore, "sono il Duca di Brighton, Sir. Connor Ray."

"Ah, capisco", mi limitai a rispondere per venire trascinata via in pochi secondi da Cameron.

"Se non la smetti di lasciarti avvicinare da sconosciuti ogni volta che abbasso la guardia giuro che ti metto una busta sulla testa, poi vediamo chi ha il coraggio di flirtare con la dama insacchettata." Cameron era su tutte le furie e pronunció queste parole senza trarre neanche un respiro tra una e l'altra, cosa che lo costrinse a fare un respiro profondo alla fine della frase.

"Calmati Cam, essere gelosi non serve a niente", lo provocai.

"Non sono geloso!"

"Come preferisci ma-"
Venni interrotta dall'improvviso calare del silenzio che precedette l'avvenimento che avrebbe cambiato completamente i miei programmi per la serata.

"Signore e signori, ci onorano della loro presenza i sovrani d'Inghilterra accompagnati da loro figlio, l'erede al trono."
Jacob, lo stesso Jacob che mi aveva cercato di baciare all'ultima festa.

Mi strinsi piú forte a Cameron e lui sussultó al sentir nominare quella persona.

"Non ti succederá niente, ci sono io", mi rassicuró e per un attimo anch'io mi convinsi che avesse ragione ma entrambi sapevamo per certo che niente poteva dirsi sicuro.
Per il momento pensai che dedicarmi al cibo sarebbe stata la scelta migliore e nuovamente cercai di afferrare delle tartine ma con scarsi risultati; ci tenevano a farmi rimanere in linea qui.

"Guarda chi si rivede", un sorriso malizioso comparve sulle labbra di Jacob che si era avvicinato a me, "é sempre un piacere bambolina."

"Bambolina lo dici a qualcun'altro, idiota." Non é nemmeno necessario dire chi rispose cosí.

'Cam, calmati o ci farai sbattere fuori dal tuo stesso palazzo', sussurrai senza farmi sentire da Jacob.

Cameron annuí controvoglia ma non smise neanche per un secondo di mantenere la presa salda sulla mia spalla lanciando occhiate omicide al nostro interlocutore.

"Com'é simpatico il tuo amico, per caso non ha ancora capito che tu sei interessata ad un altro?", disse il principe ridendo e guardó Cameron con aria di sfida.

"Prova a ripeterlo", ribatté quest'ultimo.
"
Non hai capito che non le interessi?", continuó Jacob.

"Mi pare abbia rifiutato le tue avances nel palazzo l'altra sera, o sbaglio?"
Ci vollero pochi secondi e Cameron si accorse di aver fatto un casino pronunciando quelle parole perché il volto di Jacob divenne di un rosso acceso e il suo sguardo avrebbe fulminato Cameron all'istante se avesse potuto.

"Ripetilo e scoprirai a breve come tutte le leggende che si dicono sulla Torre di Londra siano vere."
"E adesso", continuó Jacob, "la tua amichetta mi concederá un ballo." Si voltó verso di me per poi terminare, "o preferisce che ti faccia arrestare all'istante?"
Che codardo.

"Va bene, balliamo."
Accettai sotto lo sguardo esterefatto di Cameron ma questa era stata l'unica scelta possibile perché sapevo che Jacob non si sarebbe fatto scrupoli a mettere in atto le sue minacce.

Portai la mia mano in avanti fino a sovrapporla a quella di Jacob e lasciai che i lenti movimenti del valzer che stavano suonando mi entrassero nelle vene e mi spingessero a muovere i primi passi.
Ballava divinamente, questo non lo si poteva negare ma il suo continuo cercare di annullare lo spazio tra di noi mi metteva a disagio, sembrava che lo facesse per far ingelosire Cameron che se ne stava a bordo pista con lo sguardo rivolto verso di noi ma sapevo che non sarebbe stato possibile, io a Cameron non interessavo e in barca mi aveva baciata solo perché la mia storia gli aveva fatto pena. Lui non sapeva cosa volesse dire amare qualcuno, passava da una all'altra come se niente fosse. Non lo conoscevo ma ero sicura fosse quel tipo di ragazzo.
L'unica cosa che non riuscivo a spiegarmi era il suo fare protettivo e queste improvvise scenate di gelosia ma decisi di liquidare il tutto come 'pure combinazioni'.

"Come sei bella stasera." Mi bastarono queste parole per risvegliarmi dallo stato di tranches in cui ero caduta.

"Tu invece hai la solita faccia da cretino", mi limitai a ribattere.

"Vedi di cambiare tono signorina."

"O cosa farai? Mi minaccerai di nuovo? Sai, credo tu sappia che l'amore di una persona non si compra, te lo dico nel caso ci avessi pensato."

Lo vidi riflettere per un po' per poi affermare: "ma io non voglio comprare il tuo amore bambolina, un giorno sarai tu con i tuoi bei piedini a venire da me e quel giorno non é poi cosí lontano."

Terminó cosí la canzone e Jacob mi lasció le mani e si diresse verso la terrazza mentre io girai lo sguardo attraverso tutta la sala in cerca di Cameron che non vidi da nessuna parte.

Dov'era andato adesso?

Trapped. |Cameron Dallas|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora