Into the woods.

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Alzai il cappuccio del mantello cercando di coprirmi il viso dal freddo del mattino che, accompagnato dal vento nordico, mi graffiava la pelle; stavo camminando lungo il viale d'entrata del palazzo e nello stesso tempo Cameron avanzava verso di me reggendo le briglie di due stupendi cavalli color caramello.

"Si chiama Zeus", disse indicando l'animale alla sua sinistra e successivamente mi allungó le briglie.

"Sei mai salita a cavallo Juliet?"

Non risposi subito ma appoggiai il piede coperto dallo stivaletto di pelle sulla staffa e mi diedi la spinta per montare a cavallo concludendo il discorso con Cameron solo quando fui sicura di avere una presa sicura su Zeus.

"Adesso ci sono salita", mi limitai a dire suscitando uno stupido sorrisetto sulle sue labbra.

"Fa la simpatica la signorina", commentó.

"Devo pur trovare un modo per non annoiarmi in tua compagnia, no?"

"E insomma con me ti annoi. Non mi pareva ti stessi annoiando l'altra sera in carrozza o quando eravamo sulla barca al lago, o sbaglio? Credo che fossi concentrata a fare qualcosa ma non ricordo precisamente cosa, mi rinfreschi la memoria?"

"Va bene va bene basta", mi limitai a ribadire, "hai vinto."

"Sai che non devi sfidarmi."

Quella mattina Cameron era venuto a chiamarmi proponendomi di passare la giornata con lui nella casetta di legno in mezzo al bosco della sua tenuta ed io, un po' dubbiosa, avevo accettato dopo le sue suppliche di non lasciarlo andare da solo.

"Dovremmo esserci", mi disse dopo essere sceso da cavallo indicando un piccolo cottege in mezzo alla pineta.
Io lo seguii tenendo strette le briglie di Zeus e percorsi il vialetto che guidava ad una grande porta di legno che, una volta aperta, sveló ai miei occhi una piccola cucina con un corridoio che guidava alla sala da pranzo, dove un caminetto spento rendeva l'atmosfera simile a quella delle baite in montagna.

"É carina", disse Cameron cercando un segno di approvazione nei miei occhi.

"Sí, mi piace."

Salimmo al piano superiore dove si trovava una sola stanza, la camera, che scoprii a breve possedesse un unico letto matrimoniale.

Osservai Cameron che si sfilava il mantello e la camicia, rimanendo a torso scoperto mentre frugava nel cassetto in cerca di una maglia pulita da indossare e non riuscii a proferire parola, nemmeno per lamentarmi del fatto che non mi avesse avvisato che avremmo dovuto dormire insieme o per dire che mi sarei trasferita nel divano del salotto. La mia idea originale era appunto quella di non rimanere in quella camera ma alla vista delle risorse del mio compagno cambiai subito idea, cercando di sottecchi di carpire quante piú visioni possibili di quel fisco divino.

"É inutile che tu faccia finta di non guardarmi", disse con noncuranza e avanzó verso di me continuando, "ecco, adesso hai il posto in prima fila."

Il mio viso si coloró di un rosso acceso e portai una mano sugli occhi chiedendogli con falsa indignazione di smetterla ma non fu cosí perché mi tolse la mano e l'appoggió sui suoi addominali sorridendo compiaciuto alla mia reazione.

"Non ringraziare eh, ti ho fatto toccare il cielo con un dito e non proferisci una parola."

"La tua modestia mi meraviglia ogni giorno di piú", mi limitai a dire prima che mi baciasse spingendomi verso la fine del letto, contro la parete per non permettermi nessuna via di fuga.
Con suo grande stupore peró non opposi resistenza ma approfondii il bacio lasciando che le nostre lingue si rincorressero finché non ebbi bisogno di prendere aria.

"Wow", commentó senza fiato perforandomi con il suo sguardo e cercó subito di tornare alla situazione precedente stringendo tra le dita le estremitá della mia maglia e facendola sollevare fino a scoprire la pancia.

Un brivido di freddo mi percorse e lui se ne rese conto abbassando di nuovo l'indumento.

"Hai freddo, non vorrei ti ammalassi.
Forse é meglio che vada a prendere della legna dietro la casa."

Annuii permettendogli di alzarsi ed uscire dalla stanza e mi lasciai cadere sul letto solo dopo aver sentito i suoi passi allontanarsi lungo le scale.

Era stato magico, ogni istante in cui le sue mani avevano vagato sulla mia pelle mi aveva provocato brividi di emozione; non ero stata in grado di controllare la situazione abbandonandomi completamente al suo tocco magico, al suo calore, al suo sguardo penetrante. Non ci volle molto e mi addormentai stringendo la maglia che Cameron aveva lasciato sul letto e assaporando per gli ultimi secondi il suo profumo prima che Morfeo mi guidasse nel suo regno.

Cameron's POV

Sbattei un paio di volte le palpebre per convincermi che fosse stato tutta realtá, era perfetta perfino quando arrossiva e vederla imbarazzata mi spingeva a portarla al limite per poi vederla cedere sotto il mio potere.
Era tanto che desideravo un momeno come questo, da quando avevo deciso che non si puó continuare a mentire a se stessi e avevo ammesso che per lei provavo qualcosa di piú che una semplice attrazione.

'Sei perfetta', le avevo sussurrato sollevando il leggero tessuto della maglia che indossava ma lei era troppo concentrata per starmi ad ascoltare mentre attraverso quell'unico inumento riuscivo perfettamente a percepire i battiti accelerati del suo cuore.
Arrivato allo stomaco peró avevo deciso di fermarmi, per quel freddo giorno d'inverno era stato anche troppo e poi i brividi sulla sua pelle non facevano che aumentare e anch'io iniziavo a percepire sulla schiena rivolta alla finestra aperta il vento che soffiava incessantemente.

Ora mi trovavo nel retro della casa a cercare la legna che non ero nemmeno sicuro ci fosse. Che magia era mai questa? Che incantesimo aveva usato quella ragazza per rubarmi il cuore? Avvicinarmi a lei era l'unico modo che avevo per scoprirlo e per capire fino a dove il mio cuore sarebbe stato capace di portarmi.

La legna effettivamente non c'era e dovetti andare nel bosco a cercarla ma prima di partire presi i pochi pezzi di legno sparsi nel giardino e li misi a bruciare nella stufa per iniziare a scaldare la casa.

"Juliet, vado nel bosco a prendere la legna che in giardino é finita", dissi aspettando una risposta che non arrivó: si era addormentata.

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Raccolsi alcuni rami caduti con la tempesta dei giorni precedenti finché un fruscio non colse la mia attenzione.

"Buongiorno principe", disse un uomo che sbucó dalla mia destra con una fascina di legna in mano.

"Buongiorno", risposi pensando che in qualche modo avrei potuto sfruttare la mia posizione sociale per avere un favore, "ehm..mi chiedevo se potrebbe darmi alcuni dei rami che ha perché non sono riuscito a trovare molta legna per il mio camino."

L'uomo in fretta e furia fece cadere tutta la legna che aveva in mano sulle mie braccia e con un inchino fece per andarsene.

"Ma no", lo fermai, "mi bastano questi tre rami", continuai restituendogli il resto della legna.

"Lei é troppo buono signore", affermó allontanandosi e continuando il suo cammino mentre io mi diressi alla casa.

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Percorsi un sentierino tortuoso e mi trovai il cottege davanti ma c'era qualcosa di strano: quello che sembrava fumo nero usciva dalla finestra del piano inferiore e in quel momento realizzai che il caminetto doveva aver preso fuoco.

Corsi verso l'entrata e cercai di aprire la porta che risultava bloccata per non so quale ragione, così presi la rincorsa e tentai di sfondarla ma l'unica cosa che ottenni fu un lancinante dolore alla spalla.

"Juliet!", la chiamai andando sotto la finestra che sapevo appartenesse alla sua camera ma nessuno rispose.

Retrocedetti per verificare la situazione ma ormai il fumo aveva coperto gran parte del tetto della casa e la temperatura continuava a salire.

Trapped. |Cameron Dallas|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora