A new beginning.

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"Signorina Juliet!" Correndo il maggiordomo mi raggiunse e, dopo aver preso fiato, mi comunicó la grande notizia.
"I sovrani inglesi rimarranno qualche giorno nella loro tenuta di campagna e abbiamo pensato di organizzare un ballo per felicitarci ufficialmente del loro arrivo qui. Sa come funziona da noi, i piccoli proprietari terrieri devono sempre dimostrarsi umili di fronte ai grandi sovrani del regno e il re e la regina di Galles hanno bisogno del supporto delle teste coronate inglesi."

Troppi nomi ronzavano nella mia mente e cercai di ricapitolare in modo semplice la situazione.
I genitori di Cameron, sovrani del Galles, avevano bisogno di alcuni favori dai reali d'Inghilterra e volevano organizzare un ballo per potersi assicurare il loro supporto.

"Va benissimo Albert, grazie di avermelo comunicato.

"É stato un piacere signorina." Con passo felpato l'uomo se ne andó lasciandomi sola a contemplare le pareti del corridoio.
Pensai subito di andare da Cameron per vedere se lui sapeva giá qualcosa di tutto ció ma venni battuta sul tempo e il ragazzo mi si paró davanti appena attraversai la soglia dell'atrio.

"Hai sentito del ballo?"

"Sí me l'ha detto mio padre pochi secondi fa."

"Cosí hai conosciuto tuo padre insomma."

"Esatto" disse imbarazzato "é stata una cosa un po' strana. In fondo non so proprio come considerarlo.
Comunque, stavamo parlando del ballo e visto che ti ho incontrata volevo chiederti subito se ti andrebbe di essere la mia dama."

"Con molto piacere", ammiccai.
"Sai per caso se ci sará anche la mia famiglia?"

"Sí, hanno accennato a qualcosa, mi sembra arrivino tra due giorni.
Tu peró mi avevi promesso che avremmo passato la giornata insieme oggi."

Me l'ero completamente dimenticato.

"Siamo ancora in tempo" dissi prendendolo per la maglietta e correndo fuori con lui.
"Allora, cosa si fa?" Avevo un largo sorriso stampato in viso, come quello dei bambini a cui si promette di andare al luna park.

"Io pensavo che potremmo andare a pesca." Il tono di voce di Cameron mostrava come quella fosse piú una domanda che un'affermazione e non esitai a fare un cenno di assenso.

Camminammo lungo la scalinata di accesso e poi nel giardino dove in poco tempo potemmo raggiungere un lago sulla cui riva era attraccata una piccola barca di legno.
'Odissea' era il nome dell'imbarcazione, dipinto in corsivo su un lato e decorato con decine di vollute argentee che davano un senso di leggerezza. Appoggiai un piede sulla tavola di legno scricchiolante della barchetta e Cameron fece lo stesso finché con entrambi i piedi non ci trovammo all'interno.

"Qui ci sono i remi", affermó porgendomene uno e sedendosi sul lato opposto rispetto a quello in cui mi trovavo per immergere il suo in acqua.

"Dobbiamo muoverli con sincronismo o inizieremo a girare in tondo.
Al mio tre fai ruotare il remo in acqua." Mostrai di aver capito e partimmo dirigendoci verso il centro della pozza azzurra.

Arrivati in un'area tranquilla allungai a Cameron una delle due canne da pesca che si trovavano vicino alla mia postazione ma il suo sguardo rimase fisso sulla mia mano per tutto il compimento del movimento, non lasciandogli il tempo di afferrare l'oggetto che cadde con un tonfo sordo alla sua destra.

"Cos'é quell'anello?"
Il piccolo cerchietto metallico brillava sul mio anulare e la pietra azzurra incastonata nel mezzo risaltava in confronto all'acqua dolce del lago.

"Non é nulla", mi limitai a rispondere lasciando che le mie guance si colorassero di un rosso intenso.

"Potevi dirmi che eri fidanzata!" Il tono rude con cui queste parole uscirono dalla sua bocca mi fece comprendere tutto il disappunto che quella frase voleva marcare.

"Ma non é cosí."

"I fatti dimostrano ben altro." Giró la testa dal lato opposto in una silenziosa contemplazione del gruppo di anatre che avevano fatto ingresso nel nostro campo visivo.

"Era una di quelle persone che non ti facevano sentire sbagliata, una di quelle per cui ogni cosa é perfetta se fatta insieme, era come un sogno ad occhi aperti da cui non mi sarei mai voluta svegliare, ci amavamo, credo; almeno, io amavo lui."
Sollevai la testa per vedere Cameron che mi fissava con occhi vivaci in attesa che continuassi la storia.
"Beh, cosa posso dire" presi la canna da pesca e, dopo aver infilato un esca sull'amo, con un movimento brusco feci sferzare la lenza finché non piombó in acqua a pochi metri da noi.
"Un giorno il sogno é finito."
Mi guardava con un'espressione stranita, quasi non volendo credere che la mia storia corrispondesse alla realtá.
"Mi ha tradita, ecco tutto. Il giorno in cui sono entrata nella biblioteca che mi ha portato qui l'ho visto alla spiaggia mentre baciava una bionda." Goccioline salate mi scendevano lungo le guance e si fermavano sulle pieghe del vestito.

"Lui ti ha visto?" Era la prima volta che apriva bocca da quando avevo iniziato a raccontare.

"Sí, a quel punto l'ho lasciato e me ne sono andata non volendo sentire come sottofondo le sue patetiche scuse."

La mano di Cameron andó a poggiarsi sulla mia estraendo dal mio dito l'anello e poggiandolo sul suo palmo.

"Da oggi ci dimentichiamo del
passato, in questo istante tutto ricomincia da capo." E buttó l'anello nell'acqua e io lo vidi sprofondare, seguii il suo lucchio finché non raggiunse quelle zone talmente profonde da non lasciar penetrare la luce.
Alzando la testa trovai i suoi occhi a pochi centimetri dai miei e la sua bocca non esitó un solo istante prima di poggiarsi sulla mia. Quelle labbra cosí rosee e morbide mi portarono in un altro universo dove c'eravamo solo io e lui, danzando tra le stelle, seguendo quel movimento morbido che mi provocava brividi in tutto il corpo mentre il mondo cadeva ai nostri piedi. Non ci lasciammo fermare dagli ondeggiamenti della barchetta, dalle goccie di pioggia improvvisa che scivolavano sui capelli, rimanevamo lí, a ricavarci il nostro piccolo spazio di infinito in quella realtá cosí prestabilita finché la pioggia divenne fin troppo insistente e il bisogno di riprendere fiato necessario. A quel punto ci staccammo e ognuno cercó la distrazione piú vicina per poterle rivolgere uno sguardo imbarazzato in attesa della mossa dell'altro.

"Credo sia il caso di rientrare, sta per arrivare un temporale." Fu Cameron a parlare per primo.
Guardai il cielo vedendo una gigantesca nuvola grigia che avanzava sospinta dal vento verso di noi.

"Forse hai ragione."
Attraccammo la barca e scendemmo incamminandoci verso la grande villa di Cameron.

"Signorni, dove siete stati?" Un Albert dall'aria stralunata ci accolse sull'entrata.

"I suoi genitori Signorino erano preoccupati, é prevista una grande tempesta per oggi pomeriggio."

"Hai ragione Albert, avremmo dovuto avvisare" si scusó Cameron e inizió a salire le scale che portavano al piano superiore mentre io lo seguivo a pochi passi di distanza.
Fuori dalla porta della mia camera si fermó ed aspettó che io prendessi le chiavi e aprissi per congedarsi e dirigersi verso la sua stanza ma io lo fermai.

"Cameron!"
Si voltó e rimase alcuni secondi a fissarmi in attesa che continuassi.

"Grazie, davvero."
Un sorriso si fece spazio sul suo volto e, dopo aver ammiccato nella mia direzione, continuó a percorrere il corridoio entrando nella sua camera e chiudendosi la porta alle spalle.

Mi distesi sul letto esausta dopo tutto quello che era successo quel pomeriggio ma non feci neanche in tempo a chiudere gli occhi che qualcuno bussó alla mia stanza.

"Entra pure Albert", dissi accogliendo il maggiordomo.

"Sono venuto a portarle un avviso Signorina." Reggeva una grossa scatola con entrambe le mani e risultava visibilmente affaticato ad ogni parola pronunciata.

"Stasera il Principe..il Signorino..Cameron, come lo chiama lei, la invita al Globe, dove il maestro William Shakespeare metterá in scena per la prima volta la sua nuova opera: Romeo e Giulietta.
Si é parlato molto di questo spettacolo ed é prevista una grande affluenza di persone, quindi il signorino la prega di essere pronta per le sette in punto."

"Grazie mille Albert."

"Oh, quasi dimenticavo, questa é per lei."
Con ció Albert se ne andó chiudendosi la porta alle spalle e io mi ritrovai nuovamente sola con la grande scatola nera davanti.

Trapped. |Cameron Dallas|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora