Qualcosa dentro quella scatola c'era di sicuro, il problema era capire cosa. Scuotendola si sentiva solo un leggero fruscio e il peso di quel misterioso contenitore nero era pressoché inesistente, non restava che aprire.
Slegai il fiocco rosso bordeu e, sollevando il coperchio, chiusi gli occhi per non so quale oscuro motivo dato che il pacco era per me e che prima o poi avrei dovuto aprirlo. Forse era perché ogni cosa che Cameron faceva era un po' imprevedibile e tutto questo mi faceva provare una leggera tensione; ero abituata a calcolare e ció che usciva dalle mie congetture mentali mi faceva provare un certo senso di angoscia.
Riaprii gli occhi giusto in tempo per richiuderli un paio di volte, incredula per ció che avevo tra le mani: un abito nero interamente di pizzo con un corpetto tempestato di pietrine dello stesso colore, davvero spettacolare.
Sollevati l'abito e vidi una busta bianca sul fondo della scatola, quasi come se Cameron avesse voluto metterla lì per nasconderla da occhi indiscreti.
A LA non si trovano vestiti come questo e pensavo che potesse piacerti.
Spero lo indosserai stasera ma se non vuoi non fa niente.
A dopo allora,
Cam xxEra cosí insicuro anche se cercava di sembrare il contrario.
Tenendo l'abito tra le mani mi misi davanti allo specchio e lo feci aderire al corpo per capire come mi sarebbe stato: uno spettacolo.
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Erano le sette meno tre minuti e stavo scendendo la scalinata che portava nell'atrio del palazzo. Avevo calcolato perfettamente i tempi, infatti, quei tre minuti furono necessari per percorrere con il tacco dodici i cinquantadue scalini che mi separavano dal piano terra.
Poggiai il primo piede sulla pavimentazione di marmo e alzai la testa trovando Cameron nel suo completo nero ad aspettarmi.
Non disse nulla ma la sua espressione parlava giá da sè. Era un misto tra qualcuno che ha appena visto un alieno ed un bambino davanti alla sua torta di compleanno, quel concentrato di lussuria e stupore che provocó l'allargarsi di un sorriso sulle mie labbra."L'hai indossato alla fine." Non sapevo se fosse un'affermazione o una domanda dato il tono di voce stupito con il quale disse il tutto.
"Sí, é un abito stupendo", mi limitai a ribattere.
"É pronta la carrozza", esclamó Albert entrando nel palazzo.
"É meglio che andiamo."
Cameron mi prese la mano e mi guidó fuori dove il cocchio con lo stemma del Galles dipinto su entrambi i lati ci stava aspettando. Passarono pochi minuti ed iniziammo il nostro viaggio verso la trafficata cittá di Londra."Sei pronta per lo spettacolo?" Chiese Cameron con una chiara emozione negli occhi.
"A dire il vero mi sembra cosí strano, insomma, stiamo per vedere Shakespeare dal vero! La mia professoressa di letteratura non ci crederá mai quando lo racconteró." Mi immaginai la scena e una leggera risatina uscí dalle labbra provocando lo stesso effetto in Cameron.
"Cameron senti.." venni interrotta.
"Chiamami Cam."
"Okay Cam, posso chiederti una cosa?"
"Ehm..certo."
"Tu credi che usciremo da qui? Insomma, che ce la faremo a tornare a LA, a vivere la nostra vita, a rivedere la normalità?"
Il suo sorriso fu sostituito da tensione e, dopo che ebbe riflettuto alcuni secondi sulla questione, rispose: "da quanto ho capito per uscire dovremmo seguire le indicazioni del bracciale, quindi finché non leggiamo qualcosa di nuovo non possiamo pensare di andarcene."
Aveva ragione, per uscire dovevamo tenere presenti le indicazioni sul bracciale e seguirle alla lettera. Quel pezzetto di metallo aveva in sé tutta la trama del libro e solo lui poteva svelarci il finale e rompere l'incantesimo.

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Trapped. |Cameron Dallas|
Hayran Kurgu"É solo un libro." Quante volte ti sei ripetuto questa frase cercando disperatamente di crederci? Se vuoi una prova del contrario questa fan fiction te la dará, perché non é piú "solo un libro" quando ci rimani intrappolato.