18 - Red Hands

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L'indomani la sveglia suonò presto per tutti, tranne che per Ares ovviamente, in mattinata avevamo del tempo libero, mentre dal pomeriggio sarebbe iniziato l'evento.

Io, Erin e Sky eravamo nella lounge bar a fare colazione, stavo sorseggiando il mio caffè, quando sentii spostarsi la sedia di fianco alla mia. Il bello addormentato si palesò con gli occhiali da sole calati, una camicia semi aperta e pantaloncini mimetici, accavallai le gambe d'istinto sentendomi a disagio.

«Tesoro, saresti così gentile da prendermi un caffè?»

Ci misi due secondi a realizzare che mi aveva scambiato per la cameriera, tutti lo guardammo come se fosse impazzito. «Ehm...no?» Sorrise e si alzò gli occhiali

«Ci ho provato...sei più acida del solito in prima mattina eh?» Deluso andò a prendersi da solo la colazione.

Sky, fece la sua mossa. «Erin...ti va di andare in spiaggia a rilassarci stamattina?» Le brillarono gli occhi.

«Si, si certo va benissimo» ne approfittai subito, non volevo restare da sola con l'energumeno.

«Vengo anch'io ragazzi, un po' di relax e sole mi serve proprio.»

Erin mi diede un calcio da sotto il tavolo, voleva rimanere sola con lui, ma io non avrei ceduto, feci spallucce e un sorrisetto innocente.


Ares si sedette al mio fianco, con un tonfo che fece tremare il tavolino instabile.

«Grazie ragazzi di avermi invitato, in effetti non mi sono vestito così per nulla.»

«Ma non avevi del lavoro da sbrigare prima di stasera?» Disse Sky ridacchiando, lui come risposta, si alzò gli occhiali di nuovo e lo guardò male.

...

Arrivammo alla spiaggia, pullulava già di gente, non era come da noi ad Los Angeles ma ci si avvicinava molto, prendemmo delle sdraio e due ombrelloni, non ebbi scampo questa volta avrei dovuto dividerlo con lui.

Mi spogliai, rimanendo in bikini, ne indossavo uno rosso fuoco, non appena lo feci, Ares emise un fischio di apprezzamento, di solito era idiota, ma da quando eravamo partiti, sembrava proprio che gli si fosse chiusa una vena nel cervello.

Mi sdraiai e mi misi la crema solare, aspettavo la battuta di rito, ma non arrivò, era sparito.

Dopo poco mi resi conto di essere sola, i ragazzi si erano appartati da qualche parte e vidi Ares che arrivava verso di me con due bicchieri in mano.

«Offerta di pace?»

«Va bene, grazie» il suo viso si rilassò immediatamente.

«Possiamo finirla con questo gioco del silenzio? Non mi diverte più.» Oh povero piccolo, ci era rimasto male...


«Io non sto giocando Ares, tu piuttosto, giochi sempre così con le donne o solo quelle che ti intimidiscono?» Mi guardò con aria interrogativa, non aveva afferrato la frecciatina.

«Va bene, Va bene...» risposi spazientita.

Iniziai a sorseggiare il drink che mi era stato offerto, ma dovevo avere molte ore di sonno arretrato perché mi appisolai al sole poco dopo.

«Adesso, ti faccio vedere come gioco seriamente.»

Mi svegliai con questa frase, spalancai gli occhi e mi resi conto di non toccare più terra, Ares mi aveva presa e caricata su una spalla mentre camminava verso la riva.

Iniziai ad agitarmi. «Ares! Mettimi giù subito!» Picchiai i pugni sulla sua schiena e agitai le gambe inutilmente per liberarmi, lui rise.

«Più fai così, più sento il tuo corpo strisciare su di me e mi eccito» rise di nuovo, ed io mi immobilizzai tramortita dalla frase che aveva appena detto.

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