19 - Once Upon a Time

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Tornammo in hotel e ci salutammo con un abbraccio, poi lo ringraziai per la svolta che aveva dato alla mia serata. Entrò in stanza ed io lo imitai, ma quando feci scorrere la tessera magnetica non si aprì, era chiusa dall'interno.

Guardai l'ora, era quasi l'una di notte, Erin doveva essere tornata e chiusa dentro, provai a chiamarla al cellulare.

Niente...

Allora le scrissi: R: "Erin, sono qui, sono tornata aprimi"

Aspettai pazientemente davanti alla porta; le persone che passavano per il corridoio mi salutavano ed io ogni volta ricambiavo facendo un sorrisino imbarazzato, alcuni mi avevano anche preso per una scassinatrice.

Indossavo ancora il vestito della serata che mi opprimeva le costole e avevo i tacchi da ore: volevo solo spogliarmi, struccarmi e andare a dormire, ero esausta.

Riprovai: ancora nulla...

Mi misi a guardare disperata il display del cellulare e insistetti:

R: "Erin, per l'amor di dio! Dove cazzo sei?"

Finalmente la vidi online e mi rispose:


E: "Attualmente sono nuda nella vasca idromassaggio, mentre bevo champagne in dolce compagnia, mi avevi detto che me l'avresti lasciata libera!"

Oh no! Non se ne parla...

R: "Si per due ore, non tutta la notte!"

E: "Grazie Ronnie, buonanotte"

Ma stiamo scherzando?

Bussai alla porta e rischiai di svegliare tutto il piano.

«Erin, per favore, non fare la stronza! Questa me la paghi!»

Tirai un pugno alla porta e una signora passando mi guardò male; nessuno mi aprì, quindi mi rassegnai. Non sarei mai andata a bussare alla porta adiacente, mai!

Percorsi il corridoio e tornai alla reception. C'era un uomo, la guardia notturna, provai a spiegargli la situazione, ma mi rise in faccia.

Ero disperata e volevo solo sedermi, quella stronza me l'avrebbe pagata cara. Vidi il cartello "pool"; decisi che quella sera la mia miglior opzione, quantomeno avrei trovato delle sdraio.

Infatti fu così. L'alternativa era andare da Ares e piuttosto mi sarei fatta la notte in bianco.

Mi tolsi le scarpe e mi sedetti sul bordo della piscina, tirai su il vestito e misi le gambe a mollo. Sospirai quando l'acqua riuscì ad attenuare il dolore ai piedi malconci.


Io ed Ares avevamo portato via dalla festa un paio di bottiglie di spumante, una l'avevamo bevuta sulla spiaggia, l'altra l'aveva lasciata per me ed Erin.

Beh...pensai che ora sarebbe stata solo per me. La tirai fuori e cominciai a berla in solitudine, ero tanto stanca, brilla e confusa...

Quel ragazzo, aveva rotto la mia bussola morale, ero partita da Los Angeles odiandolo, ovviamente non gli ero indifferente, non ero un'ipocrita, ma avevo valide ragioni per stargli alla larga: ma poi, quando mi aveva raccontato la sua storia, non stava mentendo, lo avevo visto, era chiaramente distrutto e ne soffriva ancora molto.

Conoscevo bene quel tipo di dolore...

Ero abituata a vederlo sempre sorridente e vivace, non lo avevo mai visto così, il mio cuore si era incrinato vedendolo in quello stato, avrei tanto voluto andare da Harper e urlarle addosso:

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