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Tristan era sul tetto della scuola.
Era seduto con i piedi penzoloni nel vuoto, con lo sguardo fisso al cielo.
Il vento pungente di dicembre gli pizzicava le guance, ma non aveva freddo.
Era in maniche corte, perché nonostante la stagione voleva sentirsi libero, precipitare in serenità, senza pesanti giubbotti che l'avrebbero fatto sentire in trappola.
Ormai aspettava lì da quasi un'ora, guardava gli uccelli, liberi nel cielo, pensava a quanto belli fossero. Ripensava costantemente alla madre, a come avrebbe reagito, al fatto che lei sicuramente non ne sarebbe rimasta distrutta, però la sua piccola sorellina, l'avrebbe lasciata sola; ma non cambiava idea, non ci riusciva, aveva vissuto per gli altri, era arrivato il momento di fare una scelta egoistica per sé stesso, era arrivato il momento di porre fine alle sofferenze che da anni lo attanagliavano e soffocavano ogni piccolo spiraglio di luce che lottando riusciva a penetrare in così tanto buio che da anni lo logorava...
Aveva fatto le scale ed era salito riuscendo a non dare nell'occhio, era stato piuttosto facile per lui, tanto alla fine non aveva amici, era trasparente, nessuno si accorgeva di lui, ed era meglio così, almeno non avrebbe distrutto troppe persone con la sua scelta, se non una o due.
Una farfalla si posò vicino a lui, la guardò e iniziò a parlarle: "Sai, la mia vita é stata meravigliosa, poi tutto é cambiato, un pò come per te, eri un bruchetto tranquillo e presumo felice, ora sei una farfalla, e questo splendore ti porterà a morire in un giorno, eppure la tua anima non è cambiata, sei sempre tu, è cambiato solo il tuo aspetto, non trovi sia brutta come cosa? Però lasciati dire che in ogni caso sei stupenda e hai dei colori magnifici" guardò giù, si immaginò disteso a terra, dopo aver finalmente posto fine a tutto. Finalmente la cura.
Dicevano che non esistesse una cura all'ansia e alla depressione che fosse immediata.
E invece eccola qui.
Tristan respirò a pieni polmoni, sorridendo all'idea di buttarsi.
Provava un senso di profonda tristezza, che pian piano si stava dissolvendo. Sentiva la speranza e la felicità crescere nel suo animo. Una speranza, la mano di Morte davanti a lui.
Facendolo si sarebbe liberato per sempre. Non avrebbe più dovuto sopportare.
Avrebbe finalmente cancellato il suo nome dal mondo, che alla fine non si era mai preoccupato di lui.
Avrebbe risolto tutto.
E l'idea era sempre più invitante.
Aveva voglia di alzarsi e buttarsi subito.
Però preferiva aspettare, non per ripensamenti, semplicemente perché adorava guardare le nuvole muoversi e qualsiasi tipo di creatura alata solcare i cieli, inoltre adorava follemente la pioggia, e ora qualche gocciolina bagnava il suo volto, rivolto verso l'alto. Aspettare e godersi i suoi ultimi istanti di vita, fino alla fine.
Sospirò e sorrise di nuovo.
Iniziò a sentire delle sirene, qualcuno salire in fretta le scale, tanta confusione, troppa, erano arrivate tantissime persone, lui non voleva, ormai era il momento.
Un gruppo di uccelli, di storni, volò dall'albero che ben vedeva davanti a lui.
"Libero. Come loro. Libero come degli storni. Anche io volerò così" prese un respiro profondo e si alzò.
La scuola aveva parecchi piani, sarebbe morto di sicuro.
"Finalmente ci siamo" pensò e fece un passo verso l'orlo del tetto.
Chiuse gli occhi e si piantò un sorriso in volto.
"Libero come gli storni".
La farfalla rimase di fianco a lui, volava vicino alla sua spalla, non lo avrebbe abbandonato, l'avrebbe accompagnato fino a terra, mentre lui esalava l'ultimo respiro osservando il cielo.

Talia era seduta sul prato, nel cortile della scuola, era il secondo giorno dal suo ritorno, si sentiva spaesata. Guardava il cielo, guardava ovunque, dopo un po' il suo sguardo si fermò.
"Ti prego, no" pensò nel panico più completo, poi, nonostante tutto, trovò la forza di muoversi, corse, corse più che poté e alla fine ce la fece. Raggiunse l'ultimo piano e con il cuore in gola, finì l'ultima rampa. Arrivò sul tetto e si fece largo tra la folla immobile e sconcertata che a quanto pare non aveva grande effetto sul giovane.
Non poteva affrontare di nuovo tutto questo, é vero, non conosceva quella persona, però era comunque una persona, e lei non voleva rivivere l'orrore che aveva passato con Trevor, vedere un corpo esanime, una vita spezzarsi, l'ennesima.
Aveva paura.

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