XXIII pt. 1

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Due mesi dopo...
I due erano nella stanza di Ares, stesi sul letto come tempo prima.
Dopo gli ultimi eventi positivi tutto sembrava andare in discesa, alleggerendo il cuore di Joaquin e concedendo un momento di relax per Ares che nemmeno ricordava cos'era la tranquillità.
Parlavano del più e del meno, Ares aveva la testa appoggiata sul petto del fidanzato che gli accarezzava i capelli, godendo della bellissima vista che aveva sotto gli occhi: il suo fidanzato che sorrideva illuminato da un debole raggio di sole.
Joaquin fece per abbracciarlo, lo vide però restio, capì che qualcosa non andava, era come se gli si fossero spenti gli occhi e sembrò come se fosse calata una nebbiolina ad avvolgere la sua mente.
"Ehi... Tutto bene, Ares?" Chiese passandogli le dita sullo zigomo.
Lui serrò le labbra e sospirò, senza pronunciare alcuna parola.
"Com'è che ti sei annebbiato così? Ho detto qualcosa di sbagliato? Stavo ascoltando, lo giuro, avevo solo pensato fosse carino abbracciarti" era più di mezz'ora che Ares parlava ininterrottamente e il fidanzato non poteva esserne più felice, era così tanto tempo che non lo vedeva spensierato che quasi si era dimenticato di quei ricordi.
Scosse la testa "No, no. Non è quello"
Strinse le labbra "Scusa per... Scusa per non essere, insomma, hai capito" Disse imbarazzato.
Joaquin venne attraversato da un brivido, era da molto che non ritornava su quell'argomento. Nessuno aveva più accennato alla cosa e con l'anoressia, il fumo e l'autolesionismo beh il ragazzo aveva smesso stupidamente di pensarci. Restò sorpreso, molto, non si sarebbe mai aspettato che Ares trovasse di nuovo il coraggio di parlare del vero motivo che aveva portato i suoi genitori a tenerlo quasi segregato per mesi. A tutti diceva sempre che il motivo era stata la sua omosessualità.
"Ares... Tesoro, non devi scusarti. Te l'ho detto non so quante volte" lo baciò delicatamente sulle labbra "Tu sei un bellissimo ragazzo, lo sai vero? E sai anche vero che a me non importa assolutamente che tu non sia cis o di queste stronzate? Tu resti sempre un ragazzo e io il tuo fidanzato molto gay e troppo tenero per i tuoi gusti, ricordalo" gli sorrise, accarezzandogli la guancia.
"Se lo dici tu... Scusa se ritorno sull'argomento" mormorò lui.
"Non chiedermi scusa per questo. È normale che sia nei tuoi pensieri, anzi scusami tu se ho smesso di pensarci, solo che, non per sminuire, però con tutto il resto, poi io ti amo così come sei, e lo sai, sei solo mio e insomma non ci ho proprio fatto caso" Disse agitato Joaquin.
Ares annuì "Non volevo interrompere tutto è solo che è un po' fisso come pensiero nella mia stupida testa da stamattina" sospirò "Però tranquillo... non farci troppo caso, non è importante" Cercò di convincerlo.
"Se ti turba, è importante, sai che mi puoi parlare di tutto" ribatté lui
Ares sorrise con un angolo della bocca. "Giusto" si alzò e si mise dritto. Si tolse la felpa e la maglia restando con il binder.
"Non ti avevo consigliato di usare il tape? Con l'iperventilazione il binder non aiuta" borbottò Joaquin notando il dettaglio, e ripensando alle tante discussioni avute sull'argomento.
"Appiattisce di più. Ma non era quello che volevo farti vedere. So che fa altamente schifo ma non... Cazzo, riesco a tenerti segreti mille tagli e non solo sulle braccia e non qualche taglietto..."
Lo tolse.
"E non qualche taglietto sul petto" sbuffò "mi creano un sacco di disagio e... beh questa volta non ho resistito" Abbassò lo sguardo e chiuse gli occhi.
Joaquin lo abbracciò senza pensarci troppo, senza dire nulla.
Proprio in quel momento, Talia bussò ed entrò nella stanza senza aspettare una risposta.
Ares quasi urlò e si girò di scatto, Joaquin fece per coprirlo.
"Momento orrendo direi" commentò subito lei "scusatemi" non fece a meno di notare il binder di Ares sul letto. Spalancò involontariamente gli occhi.
"Ti crea qualche problema?" Disse subito Joaquin sulla difensiva, con tono freddissimo.
Talia alzò le sopracciglia ancora più sorpresa. "Scherzi? Dovrebbe?" Disse subito lei.
"Meno male" le lanciò un'occhiata.
"Resto sempre un ragazzo però" mormorò Ares, sempre girato e con il capo chino.
"Ma... Ma certamente! Cosa ti fa pensare il contrario, mi conosci, sono la tua migliore amica. Allora..." Talia alzò le mani "mettiamo in chiaro una cosa. Non sono una super transfobica, della serie oddio sei femmina e cose simili, quindi tranquilli. Ed è ovvio che tu sia un ragazzo, Ares. Non era dovuto a quello il mio stupore. Tranquilli" Si affrettò a chiarire.
Lui girò la testa nella sua direzione "Quindi non mi vedrai in modo diverso?" Chiese triste.
"Ares..." Fece per mettersi in mezzo Joaquin, ma venne interrotto dalla ragazza.
"Sei sempre lo stesso Ares, il mio migliore amico gay che mi aiuterà in giardino quando apriremo il nostro cafè letterario. Okay?"
Lui abbassò lo sguardo dopo aver lanciato un'occhiata a Joaquin.
Vederlo così tremendamente vulnerabile faceva quasi strano a Talia, certo era sempre stata dura, ma mai così tanto.
"Esco, scusatemi. Però sappiate che per me non c'è nessunissimo problema come non dovrebbe esserci per tutti, vi aspetto fuori" si girò verso la porta "Rimarrete la mia coppietta gay preferita, ricordatelo, siete perfetti" uscì.
Ares rimise il binder e infilò la maglia, poi velocemente aprì la porta e abbracciò Talia dopo esserle corso in contro, la strinse fortissimo.
"Grazie Mimi, ma se posso chiedere, perché quella faccia? Cioè perché quella reazione quando sei entrata" Chiese agitato e perplesso.
"Beh vedi, teoricamente io e te dovevamo vederci questa mattina, e Tristan doveva guardare non mi ricordo cosa con il tuo adorabile fidanzato, detto questo, sai com'è, entro in camera, tu mezzo nudo e vicini e poi voi due siete voi due, non sia mai che... insomma hai capito vero? Non farmelo dire ti prego" Disse lei imbarazzata.
Ares, nonostante il disagio provato e la tristezza che lo tormentava da tempo, scoppiò a ridere.
"Scherzi vero? Tu seriamente avevi paura che noi stessimo per fare l'amore?" Chiese lui accentuando le ultime parole.
"Si, ho dato il primo bacio a diciassette anni, e per carità, so come si fanno certe cose, ma no grazie, non voglio saperne nulla fino a quando non mi sposerò" Rispose risoluta e convinta.
"Piccola, non ti immaginavo così, wow. Credo che al momento sia tu più a disagio di me, ma tranquilla, non dirò a nessuno che la mia migliore amica è una suoretta, promesso. Ora mi abbracci?" Concluse lui.
Lei si gettò tra le accoglienti braccia dell'amico.
"Posso farti solo una domanda? Sei liberissimo di non rispondere" Disse lei.
"Dimmi piccoletta" Acconsentì lui spaventato ma comprensivo.
"Adoro il tuo nome, ma questo già lo sai, chi l'ha scelto?" Chiese lei cauta.
"Allora, che dire, io e mia nonna, insieme, sai quella di cui ti avevo parlato, che ha vissuto per un periodo con Helen, la nonna di Joaquin, ecco, l'ho scelto con lei. Ma davvero ti piace?" Rispose lui.
"Si imbecille, te lo dico sempre" Scherzó lei tirandogli un pugno sulla spalla per poi riabbracciarlo.
Stettero tutto il tempo a scherzare insieme, come avevano sempre fatto, come se non fosse successo niente, perché in fin dei conti non era cambiato assolutamente nulla. 

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