XIX

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"Dai, ce la puoi fare. Tesoro sono così fiera di te" lo incoraggiò lei.
"Credici" borbottò Tristan poco convinto mentre apriva la porta della sua stanza e usciva, seguito da lei.
"È solo una boccata d'aria fresca. Ti farà bene. E poi stare a contatto con la natura, anche se per natura si intende dell'erba e qualche albero, fa ancora meglio" Cercò di convincerlo Talia.
Lo aveva detto già molte volte quella mattina ma continuava a ripeterlo sperando di convincerlo che uscire in cortile fosse una buona idea.
"Va bene, va bene" sorrise Tristan, in fin dei conti ora seppur con qualche difficoltà, riusciva ad uscire tranquillamente dalla stanza cosa mai potevano essere quei pochi passi in più.
Attraversarono il corridoio, Talia fece per aprire il portone ma si fermò a guardare per un attimo il ragazzo che aveva a fianco.
Lo vide tentennare.
"Ascoltami, ce la fai, okay? Stiamo poco. Usciamo e se dovessi stare male rientriamo subito. E magari ci riproviamo dopo o un altro giorno" disse lei dandogli una lieve pacca sulla spalla.
"Mmh... Se lo dici tu" mormorò lui.
Dopo qualche secondo di esitazione decise di uscire per primo.
Una volta messo piede fuori sentì un'ondata di ansia attraversare il suo corpo.
Stando sempre al chiuso, aveva sviluppato una certa paura di uscire.
"Bravissimo, visto? Sei già fuori" disse lei dandogli un buffetto sul braccio "Stiamo quanto vuoi ma sappi che è già qualcosa di fantastico quello che sei riuscito a fare" Lo incoraggiò.
"Tempo fa ti avrei tirato Elly solo al pensiero" commentò Tristan. Sorrise "Anzi no, lei non si tocca" Constatò.
"Ecco, bravo. Che poi si offende e ci resta male" Concordò lei.
"Non sia mai. Ti prenderei a cuscinate che è meglio. Anche se quei cosi manco si possono chiamare cuscini. Sono sgonfi e duri" replicò lui.
Talia notò con piacere che ultimamente era leggermente più incline al sorridere e scherzare. Non sapeva perché ma le andava più che bene.
"La prossima volta ti porterò un cuscino morbido. Ti va bene la federa rosa con i cuoricini e gli smile gialli?" Chiese gioiosa.
"Assolutamente no" una parte di lui prese in considerazione l'idea di farsela portare solo per infilarla nel cuscino di Ares, che tanto odiava le cose sdolcinate. Sbuffò all'idea.
"Una bianca normale è possibile?" Chiese
"Assolutamente no" disse lei con la sua stessa intonazione.
"Scema" borbottò lui. Poi le diede un abbraccio.
"Tristan... Hai i battiti accelerati, tutto ok? So che non dovrei fartelo notare, solo che voglio tu sia sincero con me, ti puoi fidare" si rese conto. Il suo magro torace premeva contro al suo, lui la stringeva stretta.
I battiti del suo cuore si distinguevano con facilità.
"Mi sta salendo l'ansia" borbottò lui "Scusami"
"Cos'è che avevamo detto su quella parola?"
"Ah... Niente 's word', va bene, va bene" sbuffò.
"Okay, ora seriamente. Ti mette ansia l'idea che siamo fuori o ti sono venuti altri pensieri?" Chiese comprensiva, continuando a mantenere un contatto fisico con lui per fargli sentire la sua presenza.
"Un mix dei due" rispose sciogliendosi dall'abbraccio.
Sospirò e pensò ai motivi della sua ansia: i ricordi, le crisi dell'ultimo periodo, soprattutto quando si era tagliato, la sua infanzia che gli creava nostalgia e la sua adolescenza che gli faceva ribrezzo.
Ma ovviamente non avrebbe mai dato voce ai suoi pensieri.
Fece spallucce "Un po' di pensieri così in generale. Legati al cibo e alla mia situazione" spiegò "Considera che mangiare mi era sempre piaciuto quindi ora ritrovarmi con la nausea e mal di pancia ad ogni boccone minuscolo di cibo non mi rende le cose più semplici"
"Giustamente" Constatò lei accarezzandogli la schiena "Beh per quello ci sono sempre io"
Sapeva bene che non ci fosse solo quello ma se avesse voluto parlare, l'avrebbe fatto da solo.
Rendendosi conto del suo tremore si allarmò. "Hai freddo?" Chiese.
"Ah... No... No. Oddio, veramente scherzo, un po' si" Confessò lui.
"Ti prendo una felpa. Non fare minchiate mentre non ci sono, d'accordo?"
"No, no" la rassicurò lui con un piccolo sorriso.

Appena sparita dalla visuale iniziò a cercare sigarette e accendino. Ne tirò fuori una e la sistemò tra le labbra, era la prima dopo tanto tempo. La accese e appena il fumo pervase tutto il suo corpo, tirò un sospiro di sollievo come se quel piccolo momento gli avesse donato la libertà. Gli era mancato così tanto quel sapore.
Finì in ben poco tempo la prima sigaretta, la spense sul suo braccio, senza nemmeno rendersene conto e ne accese un'altra.
Una farfalla bianca gli volò intorno, ma lui era talmente preso da neanche rendersene conto.
Alla terza, lo stress iniziava ad abbandonare il suo corpo, lasciandogli una sensazione di instabilità sulle gambe stranamente piacevole.
"Chissà perché ci mette tanto... E chi glielo dice che ho la testa piena di pensieri orrendi e che ero in astinenza?" Borbottò a bassa voce.
Dopo la sesta, si sedette, quasi del tutto assente.
Talia arrivò proprio in quel momento.
"Cazzo" la sentì esclamare.
"Tristan, tesoro, sei scemo? Potevi aspettare, era troppo che non fumavi, dovevi farlo per gradi" Lo avvolse nella felpa e gli levò dalle mani la sigaretta iniziando lei stessa a fare qualche tiro per il nervoso "Quante ne hai fumate?"  Chiese.
"Ah... Boh... Volo..." Sorrise, totalmente perso. "Sei?"
"Sei? Non ti è sembrato un po’ troppo? Più che altro non tutte di fila magari, sai che devi stare attento" Esclamò lei cercando di mantenere la calma.
Mise il pacchetto e le sigarette rimanenti nella tasca dei jeans e si parò davanti a lui "Da quant'è che non fumi?" Chiese.
"Troppo" mormorò lui.
"Perché non mi dici il tempo esatto? Perché non ti ricordi vero? Te lo dico io, non fumi da un anno, avevo detto una, c'era un motivo, non credi?" Disse lei irritata.
"... scusami"
Una farfalla, quella di prima, gli si posò sulla mano. Tristan la guardò sorridente "Che carina" mormorò “Vorrei sentirmi volare anche io come lei. È bellissima" scoppiò in lacrime.
"Lo so che vorresti fosse tutto più leggero ma questo peso che hai dentro lo portiamo insieme, fatti aiutare" mormorò Talia aiutandolo a mettersi dritto. Lo abbracciò non appena lui iniziò a singhiozzare.
"Sono qui… Non dovevo sgridarti cosí, lo so, solo che ho paura" Disse Talia.
"Scusami. Era troppo che non lo facevo. E non solo quello, cioè è tutto assolutamente sbagliato" Si sfogò lui.
"Lo immaginavo, non importa. Cioè cazzo si che importa però hai capito il senso" sospirò "Vorrei solo che quelle teste di cazzo che ci sono qui, almeno loro, riuscissero ad aiutarti di più, in fondo è il loro lavoro" iniziò a sentirsi terribilmente in colpa, il suo era stato un gioco fin troppo ovvio, avrebbe dovuto capirlo, certo, aveva sicuramente freddo, solo che avrebbe dovuto portare con sé le sigarette.
"Avrei dovuto capirlo... Tristan, d'ora in poi basta fumo, o meglio basta fumo quando sei solo. Non sarà più una sigaretta ogni tanto e poi finisce così, perché così non può funzionare e non voglio che tutti i tuoi progressi svaniscano" Disse la ragazza.
A metà della frase, i battiti di Tristan accelerarono, come gli era già successo poco prima, Talia li sentì contro il suo petto. Anche il suo respiro accelerò "Non posso smettere Talia, non riesco... Non ce la faccio. Qui tutti... Qui tutti si aspettano che io mangi, smetta di fumare e tagliarmi e uscire bello tranquillo. Ma di fatto non è cambiato un cazzo. Ho fatto progressi, quello che vuoi, ma non cambierò mai così da un giorno all'altro" gemette lui fra i singhiozzi.
"Tristan..." Gli accarezzò i capelli "Tristan, io non mi aspetto questo. Non nascondo che è quello che vorrei ma sarebbe egoistico pensarlo. A me bastano i tuoi piccoli progressi, che sommandosi saranno piccole vittorie. È così che ne uscirai. Ma non mi aspetto nulla del genere da te, non sarebbe corretto" spiegò senza smettere di accarezzargli la testa. Quel gesto lo calmava molto.
"Ma... Hai appena detto che devo smettere con il fumo, cioè hai detto che posso fumare solo quando c’è qualcuno con me però io so che in quei momenti nessuno mi lascerà fumare e io non voglio smettere" ribatté lui abbandonandosi completamente a lei. Gli mancavano le forze. Non aveva fatto colazione.
"L'ho detto perché è quello che bisognerebbe fare. E che ti farò fare, precisando. Non mi aspetto che tu smetta, anche perché la prima volta che hai smesso sei stato tanto male, e io non c'ero, e non voglio rischiare che tutto questo si ripeta, ho solo detto che questa volta sarà diverso. Poi se proprio devi fumare non spegnerle sul braccio, Dio, fa tanto male?" Chiese Talia guardandolo con gli occhi lucidi.
"Quindi non hai fiducia in me… Comunque no, non fa male" concluse lui.
Talia si sciolse dall'abbraccio e gli prese il volto fra le mani "Non ho mai detto questo. Chi ti dice che non ce l'abbia? Eccome se ne ho. Figurati, se ne ho un po' in me stessa, quanta ne ho in te. Credo in te, Tristan. Sennò non ti verrei neanche a fare certe proposte. No? Io ci credo eccome" disse il tutto con tono dolce, sperando che potesse aiutarlo a calmarsi.
Lui non disse nulla ma abbassò lo sguardo.
"Vieni, entriamo" disse lei.
"No... No, aspetta. Restiamo qui" mormorò lui.
Allo sguardo interrogativo della ragazza sospirò.
"Ci ho messo un sacco di forza di volontà e ansia per uscire. Ho pure fumato praticamente tutto un pacchetto. E dovrei rientrare? No grazie, ora resto qua" spiegò.
"Allora un po' di coraggio ti è rimasto" commentò lei. Sorrise e quasi commossa gli diede un bacio sulla guancia "Sono super orgogliosa di te piccoletto"
Lui annuì. Poi rifletté.
"A chi dici piccoletto nana?" La prese scherzosamente in giro.
Lei non rispose, si limitò a ridere.
"Allora… Sai fare le coroncine di margherite..."

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