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Stettero abbracciati per minuti, poi lei si staccò, gli asciugò nuovamente le lacrime e gli prese le mani.
"Ricordati che qualsiasi cosa e dico qualsiasi io ci sono, anche per stronzate, io ci sono sempre" gli disse seria, cercando di fargli veramente capire che non l'avrebbe lasciato solo con se stesso di nuovo.
Poi lui si abbandonò alle emozioni e la strinse forte a sé, mentre tra i singhiozzi le chiedeva di rimanere e non lasciarlo più, anche se la prima volta era stato proprio Tristan ad allontanarla, per paura, orgoglio e probabilmente anche un po' di vergogna verso se stesso. Talia non sapeva se piangere con lui o sorridere, lo stava stringendo forte, finalmente dopo così tanto tempo erano di nuovo l'uno tra le braccia dell'altra, in certi momenti le sembrava di stringere persino troppo, lui era diventato così magro, più di prima; era preoccupata, in alcuni momenti aveva paura pure a sfiorarlo. Si chiese se mangiasse o meno, ma non diede voce al suo pensiero, sapeva che se l'avesse fatto lui ci sarebbe rimasto male oppure l'avrebbe allontanata di nuovo o chissà cosa sarebbe successo, decise che non era il caso di intraprendere quella conversazione in un momento così delicato, meglio prima parlarne con la zia e Katherine che avevano visto gli sviluppi della situazione e poi magari parlare con lui. Questa volta fu Tristan a staccarsi dall'abbraccio.
"Posso chiederti un favore?" Chiese lui vergognandosi profondamente di quello che stava per chiedere.
"Ovvio, dimmi pure" Rispose Talia in modo così dolce, allegro e genuino che quasi riuscì a sciogliere il cubetto di ghiaccio che era diventato il cuore di Tristan negli anni.
"Se mi aiuti ad alzarmi, partiamo bene, già è umiliante, vabbè comunque, ci sediamo sul davanzale della finestra e, sempre se vuoi, leggi qualcosa per me" Le sorrise.
"Allora: 1 non è umiliante é 2 certo che ti aiuto e 3 ovvio che ho voglia di leggere per te" Rispose la ragazza entusiasta, finalmente lui voleva fare qualcosa e wow, che lei sapesse nei mesi precedenti non aveva mai fatto richieste del genere e non aveva nemmeno mai chiesto aiuto.
Detto questo Talia si alzò dal letto del ragazzo e spostata la coperta lo aiutò a sollevarsi, non si chiese a cosa fosse dovuta la debolezza del ragazzo, dato che i fattori potevano veramente essere tra i più vari oltre al fatto che probabilmente mangiava pochissimo. In quel momento pensò solo ad esaudire il suo desiderio.
"Allora, qualche idea?"
"Io direi Romeo e Giulietta, oppure Cime tempestose o ancora Orgoglio e pregiudizio, ma se devo essere sincero vorrei che mi leggessi, ti prego, ti supplico, leggi Ragione e sentimento" Disse lui innamorato dell'idea dell'amore, di un amore come quello dei libri, drammatico e profondo.
"É stupendo, oddio veramente non ti credevo tipo da grandi classici". Si stupì lei.
E preso il libro dal cassetto del comodino Talia iniziò a leggere…
Tristan non ebbe il coraggio di interromperla nemmeno una volta, la sua voce era candida e quando leggeva sembrava di un'altro mondo, sembrava una fata, la sua piccola lucciola.
“Una sofferenza come la mia non ha orgoglio. Cosa mi importa se si saprà che sono disperata? Tutto il mondo può avere il trionfo di vedermi in questo stato. Quelli che non sanno cosa sia soffrire possono essere orgogliosi e indipendenti. Possono resistere agli oltraggi, o ricambiare le provocazioni. Io non posso farlo. Io devo soffrire, mi devo disperare, e che tutti quelli che vogliono godere di questo siano i benvenuti…”
Passò un’altra mezz’ora, poi lei si bloccò e gli accarezzò la guancia.
“Ora mi sa proprio che devi dormire”.
“O anche no” rispose lui sorridendo, pur sapendo che lei aveva ragione.
“Eddai, non fare storie, e poi se proprio ci tieni a vedermi, cosa che dubito, vengo anche domani”.
“Sai che adoro passare il tempo con te scema, comunque no, non credo di voler dormire” in realtà non era così scontato dato che era la prima volta che si vedevano dopo mesi, ma in fondo era come se non si fossero mai separati.
“Lo so, non serve che mi spieghi il perché… Facciamo una cosa, sto qui e ti tengo la mano finché non dormi, e poi dai, Elly è stanca e sai che lei non dorme mai da sola, ti prego falle compagnia" Come sempre fare leva su Elly secondo la ragazza era la soluzione migliore e forse aveva proprio ragione.
"Va bene, basta che non ci lasci da soli finché non dormiamo entrambi" Le chiese lui un po' malinconico.
"Va bene, promesso".
Talia aiutò Tristan a stendersi e si sedette in fianco a lui, accarezzandogli dolcemente il dorso della mano.
Nonostante la presenza di lei lo rassicurasse molto Tristan temeva ancora che il sonno l'avrebbe riportato nel suo mondo degli orrori, temeva che una volta addormentato avrebbe fatto mille passi indietro e non sarebbe più riuscito a guardarla negli occhi e starle vicino. Allo stesso tempo però volle renderla felice, impresse nella sua mente ogni singolo tratto di lei, dei suoi occhi e del suo sorriso, e poi chiuse gli occhi, sperando di non dimenticarla mai.
Dopo neanche un quarto d’ora Tristan si addormentò, inebriato dal profumo di Talia.
Il tempo passò tranquillo, per la prima volta senza intoppi, per la prima volta dopo anni il suo volto apparve rilassato durante la notte, i suoi muscoli sciolti, e lui sembrò tornare il bambino felice che un tempo era stato.
Verso le undici, ben oltre la fine dell’orario di visita, Karen e Katherine entrarono nella stanza, e si trovarono davanti agli occhi una delle scene più belle mai viste.
Lui era steso sul letto, il volto rivolto verso di lei, con un braccio stringeva forte Elly, mentre con l’altro teneva la mano a Talia, lei invece era seduta vicino al letto, con la testa poggiata sul materasso. Entrambi avevano un bellissimo sorriso, e le due donne per quella notte decisero di lasciarli dormire così, sarebbe stato un delitto separarli. La notte continuò a passare tranquillamente fino alla tre. Tristan iniziò ad agitarsi, Talia si svegliò, e strinse la presa sulla mano del ragazzo, gli accarezzò dolcemente i capelli, e pian piano lui parve calmarsi, e tornò a dormire tranquillamente. Avevano lasciato le tapparelle aperte, e non appena arrivò l’alba i raggi del sole penetrarono dalle finestre svegliando i due ragazzi.
“Buongiorno” disse la ragazza con voce impastata “Come va?”
“Buongiorno principessa” rispose lui raggiante, eludendo la domanda posta dalla ragazza.
“Wow, a cosa devo queste lusinghe?” si sorprese lei, vedendolo così energico di prima mattina.
“Non saprei, ti disturbano?” e per un momento Tristan ebbe paura che fosse così.
“Ovvio che no” e gli sorrise come solo lei sapeva fare.
“Che si fa oggi? Sempre se vuoi rimanere” disse lui titubante e insicuro come la maggior parte delle volte, cercando però di non far trasparire quel suo lato.
“Direi che prima di tutto fai colazione e poi facciamo quello che vuoi” disse Talia convinta.
“Nah, io per prima cosa proporrei un abbraccio, giusto per cominciare bene la giornata”. Rispose lui tentando di evitare l'argomento cibo.
“Vedo che ti sei svegliato bene”.
“Si dai” disse ironico “Dai mia piccola lucciola stenditi qui”. Entrambi si resero conto dopo del meraviglioso nomignolo che lui le aveva dato, in quel momento non ricordava di preciso se l'avesse mai usato con lei, era abbastanza sicuro fosse la prima volta, almeno ad alta voce, perché nella sua mente… Beh lì lei era da sempre la sua lucciola.
Talia si stese in fianco a lui, si abbracciarono, non servivano parole, i loro occhi dicevano tutto, il silenzio parlava per loro, e la piccola Elly, nel mezzo, non faceva altro che rendere quella scena più magica di quanto già non lo fosse.
“Che dici Elly, vogliamo bene a questo mostriciattolo?” chiese dolcemente Talia sorridendo. E mosse la testa della piccola elefantina in modo da farla annuire.
“Perfetto” constatò il ragazzo “Adesso ho due principesse che mi adorano… il fascino dell’impossibile” ironizzò Tristan.
Poi entrambi scoppiarono a ridere, era una risata sincera, pura. A lui sembrò di essere rinato, si sentì bene, per la prima volta dopo anni sorrise di nuovo.
Passò un’oretta e arrivò il tragico momento della colazione.
“Ti prego, mangia, Cristo santo, ma perché sei così cocciuto, Dio mio” imprecò la ragazza dopo l’ennesimo rifiuto.
“No basta, ti prego, torniamo a un’ora fa quando andava tutto bene, ti prego” supplicò Tristan cercando di non crollare davanti a lei.
“No, assolutamente no, tu devi mangiare; ora” si rese conto solo dopo di essere stata troppo dura, ma meglio questo dell'inerzia altrui con cui non si era risolto assolutamente nulla, anzi.
“No”.
“Si”.
“Smettila”.
“Facciamo un patto: io leggo e invece tu mangi qualcosa, anche solo un boccone”. Tentò lei, odiando discutere con lui.
“Vomiterei e lo sai”. Ammise triste il ragazzo.
“Proviamoci, o meglio, provaci”.
“Ti prego” continuò a supplicare mentre una lacrima gli rigava il viso.
“Dai fallo per me” provò Talia sapendo che quello era uno dei pretesti più sbagliati di sempre.
Lui cedette e iniziò a mangiare anche se controvoglia, mentre lei riprese a leggere guardandolo con affetto.
Quando lui finì la colazione, lei lo salutò dolcemente, e dopo avergli dato un tenero bacio sulla fronte, andò via, sperando di riuscire a tornare nel pomeriggio. Era dispiaciuta di averlo lasciato solo subito dopo colazione, ma doveva per forza tornare a casa, cambiarsi e sistemarsi un po' oltre che studiare.

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