II

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Talia fece cenno ai paramedici di avvicinarsi e loro aiutarono il ragazzo a sollevarsi per poi portarlo giù dal tetto e caricarlo in ambulanza. L'orario delle lezioni era ormai finito, la ragazza prese velocemente le sue cose e quelle di Tristan, e salì in ambulanza con lui, che più volte l'aveva pregata di non lasciarlo solo. Il tragitto fu fin troppo tranquillo, ormai lui era strafatto di tranquillanti e non capiva nulla, quindi, secondo la donna che era dietro con loro, ogni problema si era risolto. Talia si lasciò sfuggire qualche lacrima mentre lo accarezzavo dolcemente. Forse se fosse arrivata prima a casa di Trevor quel pomeriggio sarebbe riuscita a salvarlo, come c'era riuscita con Tristan.
Il viaggio non fu lungo, quando arrivarono in ospedale gli vennero fatti vari esami ma niente di che, alla fine fu rispedito a casa senza un nulla di fatto. Fuori dall'ospedale, mentre era per strada con la ragazza ripensò a cosa l'avrebbe aspettato una volta tornato a casa, e il suo cervello decise che era il momento di alzare le difese e lui svenne per poi riprendersi respirando affannosamente.
In una decina di minuti il respiro, come del resto i suoi battiti, si regolarizzarono, il tremore diminuì, si fece meno cruento, Talia aspettò altri cinque minuti, per poi aiutare Tristan a sollevarsi e portarlo a casa sua; si avvolse il braccio del ragazzo al collo, in modo da poterlo sorreggere. Dopo una lunga camminata arrivarono a casa di Talia, non potevano prendere i mezzi perché, causa l'attacco di panico e tutto quello che aveva passato durante la giornata, lui aveva paura di trovarsi in mezzo a troppe persone e tornare nel panico più totale. La casa di cui parlava Talia era una villa con un enorme giardino e Tristan ne rimase piacevolmente stupito.
"Spero tu non abbia paura dei cani, sai ne ho uno enorme" Disse lei raggiante pensando al suo cane.
"No no tranquilla" rispose lui sereno.
Di lì a poco arrivò Magnus, un allegro cagnolone, un bovaro del bernese, grande, possente e giocherellone, che subito fece le feste al suo nuovo ospite che sperava sarebbe diventato suo amico. Saliti i tre gradini del porticato Talia aprì la porta e accese la luce, aiutò Tristan a sedersi sul divano, poi gli tolse le scarpe e i vestiti fradici e freddi, porgendogli una vecchia tuta color grigio chiaro del padre che gli stava leggermente grande, ma che lo faceva stare al caldo e più rilassato. Lui inizialmente si era rifiutato, non voleva essere toccato, tanto meno essere spogliato da una persona che nemmeno conosceva, ma alla fine cedette, complice la stanchezza, il dolore fisico e il fastidio che gli arrecavano gli abiti bagnati, oltre che la confusione dovuta ai farmaci. Lo coprì con una coperta di pile con motivo invernale, natalizio, di quattro colori, rosso bordeaux, blu, verde e bianco. Poi andò in bagno a prendere garze, disinfettante e tutto ciò che le sarebbe servito per medicarlo, in fin dei conti lei sapeva bene come si faceva e in ospedale non avevano neanche accennato a volerlo medicare. Tornò da lui quasi subito, iniziò dal braccio destro, quello preso meglio, aveva sempre fatto questa distinzione quando si medicava dopo le cosiddette crisi. Lo disinfettò più e più volte togliendo anche il sangue secco cosa che al ragazzo provocò forti fitte al braccio, poi istintivamente, non sapeva per quale motivo, gli baciò delicatamente il braccio. Talia continuò stendendo un unguento naturale sui tagli, lo preparava la sua famiglia da generazioni, poi avvolse con una garza l'avambraccio di Tristan, così fece anche con il sinistro, sul collo i tagli erano meno profondi, quasi totalmente cicatrizzati, quindi dopo averlo disinfettati applicò un sottile strato di crema.
"Strano che tu non abbia detto nulla, mi sarei aspettato che iniziassi a dire che sono debole come hanno sempre fatto tutti o che è una cosa sbagliata o qualsiasi altra puttanata del genere, mi hai stupito" disse lui ironico.
"Cosa intendi? Non mi permetterei mai, credimi, anche perchè se avessero detto qualcosa del genere a me, quando ero nella mia fase particolare li avrei sicuramente uccisi" cercò di rassicurarlo lei.
"Perché lo fai?" chiese Tristan non riuscendo a spiegarsi come quella ragazzina potesse essere così dolce e buona con uno sconosciuto.
"Perché ho visto troppe persone morire davanti ai miei occhi, ho sempre cercato di evitarlo, ma alla fine se ne andavano sempre..." confessò lei senza però che il sorriso abbandonasse il suo viso.
"So che ti sei benissimo accorta del fatto che sto cercando di deviare il discorso, però com'è che sai gestire queste situazioni? Cioè, voglio dire, hai fatto qualche accenno però..."
"Ho una discreta collezione di diagnosi che penso tu potresti aver già individuato, sono cose che ho passato molto spesso... Ma facciamo così, visto che siamo più o meno due perfetti sconosciuti e questa è una situazione alquanto strana potremmo passare del tempo, se non vuoi dormire un po', a conoscerci, ma prima che ne dici magari di chiamare tua madre, se vuoi ovviamente, anche se mi pare che tu non sia proprio convinto. In ogni caso stai tranquillo, ti stai già agitando, casomai le parlo io. Poi, con calma, predisponiamo tutto per il tuo ricovero in una clinica privata dove lavora mia zia così se dovesse essere pesante come situazione almeno sai di avere qualcuno di cui puoi fidarti sicuramente" lei continuò a parlare senza mai fermarsi, era leggermente agitata e non capiva il perchè, in quel momento sentiva solo le loro mani sfiorarsi.
"Ok, anche se non credo sia una gran cosa coinvolgere mia madre" Rispose lui atono.
Chiamarono la madre di Tristan e fu Talia ad iniziare la conversazione, anche se molto titubante.
"Pronto, lei è madre di Tristan?"
"Si, sono Cynthia, chi parla?" chiese la donna stupida anche solo di ricevere una telefonata dal numero di suo figlio.
"Salve, sono un'amica di suo figlio, oggi a scuola é stato molto male, e quindi per non lasciarlo solo ho pensato di portarlo a casa mia... Tristan ha bisogno di lei, la prego, non lo lasci proprio ora. Le ho inviato l'indirizzo. Mi ascolti la prego"
"Ma é successo qualcosa di tanto grave? Come sta mio figlio? Voglio dire sono i suoi soliti giochetti o questa volta è qualcosa di serio? E' necessaria la mia presenza? Voglio dire è maggiorenne" chiese la donna con fare infastidito ma anche preoccupato, almeno all'inizio.
"Aspetti un secondo così ci parla... " Talia passò il telefono a Tristan, che era fin troppo agitato per intrattenere una conversazione con la donna.
"Mamma, per favore ascoltala, la ringrazierai appena saprai tutto, mi ha salvato la vita, ti prego vieni qui, per una volta ho bisogno io di te, da dodici anni non ti chiedo più nulla, oggi ti chiedo solo di venire qui, da sola e aiutarmi" supplicò Tristan con tono sommesso.
"Ok, arrivo".
Cynthia chiuse la chiamata e si avviò verso la fermata del bus.
Dopo una quarantina di minuti arrivò all'imbocco di una vietta, e la percorse fino a trovare il numero 17, la casa di Talia, suonò ansiosamente il campanello, e subito lei le aprì facendola entrare.
"Tu sei la ragazza di prima giusto? Dov'è Tristan? Cos'è successo? Oddio mi sembra di impazzire, non l'ho mai sentito così" la ragazza però non riuscì a comprendere se la donna fosse realmente preoccupata, le sue reazioni erano piuttosto contraddittorie.
"Stia tranquilla, ora è in salotto, sta riposando, però vorrei fosse lui a spiegare com'è andata"
"D'accordo".
Cynthia seguì la ragazza, e poi vide suo figlio, gli occhi gonfi per le lacrime, pallido, distrutto... Sentì che dentro di lei, per la prima volta nella vita, dopo quella volta, si stava rompendo qualcosa.
"Tesoro, come stai?" Tristan quasi non ricordava più la voce affettuosa della madre.
"Mamma va tutto bene, tranquilla, solo non voglio tornare a casa, Talia ha detto che se voglio può ospitarmi lei fino al mio ricovero che è stato disposto, a quanto pare, per domani mattina, quindi tornare a casa sarebbe anche inutile, volevo solo vederti" disse sull'orlo del pianto.
"Ricovero per cosa? Che ricovero? Mi volete spiegare che cazzo sta succedendo" Si agitò lei e Tristan capì che il momento madre normale era già finito.
"Talia ti prego non ce la faccio, spiegale tutto" la supplicò lui.
Lei esitò.
"Ti prego... Per cosa?" Chiese la madre credendo che il figlio avesse qualche grave malattia come del resto il marito, aveva paura di dover rivivere quel calvario, ma in quel caso non avrebbe potuto abbandonare il figlio.
"Tentato suicidio" disse schietta la ragazza senza girare troppo intorno all'argomento.
"No aspettate cosa?!" La donna in pochi secondi cambiò totalmente e divenne aggressiva, instabile.
"Mamma ti prego, non fare scenate al tuo solito..." cercò di calmarla lui con tono apatico.
"Signora, suo figlio ha ragione, non deve accanirsi su di lui, è stata una giornata difficile, lo lasci tranquillo, voleva solo un po' di affetto, voleva il suo aiuto"
"No cazzo, è solo un malato mentale, un pazzo" iniziò ad urlare lei di rimando.
"Mamma hai bevuto vero?" chiese il figlio rassegnato.
"Fatti i cazzi tuoi psicopatico di merda" continuò lei.
Tristan fece per alzarsi, ma Talia lo fermò non appena lo vide sbilanciarsi e quasi cadere, poi andò verso Cynthia e la portò lontano dal figlio.
"So che è la preoccupazione a parlare, so che non sa come reagire, però la prego, si calmi, é vero che non mi conosce, però si fidi di me, ho visto il corpo del mio migliore amico dopo il suicidio, non vorrei mai che lei vedesse suo figlio in quelle condizioni, se vuole ci sono dei centri di sostegno per parenti di ragazzi autolesionisti o con tendenze suicide, le posso presentare Kathrine, la madre di Trevor, le sarebbe d'aiuto..."
Dall'altra parte ottenne solo silenzio.
"Capisco il dispiacere e lo sconcerto solo cerchi di capire lui, non è semplice, io ho vissuto questa cosa per anni, è un inferno, tutti che parlano senza sapere, che si permettono di dare giudizi senza conoscere la cosa, per favore, dica a me quello che pensa, non lo dica a lui, potrebbe crollare"
Talia fece per andarsene e tornare da Tristan.
"Aspetta, ma secondo te é una cosa vera o lo fa per attirare la mia attenzione? Voglio dire si sarebbe buttato davvero?"
"Sì" Rispose lei distaccata. La donna se ne andò sbattendo la porta.
Poi tornò da lui, che nel frattempo aveva riiniziato a tremare.
Si avvicinò a lui e lo abbracciò accarezzandogli dolcemente la schiena, poi lo sollevò quasi di peso e lo portò in camera sua, lo mise a letto, dopo qualche minuto si addormentò esausto per la giornata, stringendo forte la mano sinistra di Talia, mentre lei gli accarezzava i morbidi capelli con la destra, cercando di rassicurarlo.
Poco dopo si sentì una voce femminile...
"Sono tornata, Talia dove sei? Vieni giù, devi aiutarmi con la spesa"
Lei scese di corsa le scale, e cominciò subito, senza nemmeno lasciare alla zia Karen il tempo di togliere le scarpe.
"Allora zia, giura che non ti arrabbi, però vedi ho qualche favore da chiederti. Non interrompermi, ti prego. Allora 1, visto che fai l'infermiera volevo chiederti se potessi fare in modo che un mio amico venga ricoverato da te, così che possa avere qualche aggancio all'interno, ora capisci meglio. 2 oggi a scuola ci sono stati dei problemi, insomma l'amico di cui ti ho appena parlato l'ho conosciuto oggi, ha cercato di suicidarsi, come Trevor, e dopo aver scongiurato la cosa l'ho portato qui, soprattutto perché se fosse rimasto solo, ora avremmo ben poco di lui, poi ho chiamato la madre, e credimi meglio lasciar perdere è una mezza matta che odia suo figlio. 3 ti prego non incazzarti."
"Ok, penso di aver capito e prima cosa si, solo deve o devi trovare un modo, e sottolineo legale, per pagare almeno metà quota, e per il resto va bene, so che non dovrei incoraggiare questi comportamenti, ma va bene in ogni caso" Karen sospirò iniziando a pensare alle telefonate che doveva fare per accontentare la prima richiesta della nipote.
"Ora torna da lui, tranquilla, poi se siete svegli venite a mangiare altrimenti non importa, stagli vicino" disse Karen sorridendo.
"Oki grazie grazie zia, vado subito".
Poi corse verso camera sua, per poter stare con Tristan.
Lui si era svegliato, era rannicchiato sotto le coperte e stringeva forte al petto Elly, l'elefantina di peluches che gli aveva dato Talia, per sentirsi più tranquillo. Lei la stringeva sempre durante i suoi momenti no. Tremava e piangeva, era terrorizzato da qualcosa, anche se lei non sapeva esattamente da cosa lo poteva immaginare. Si avvicinò cautamente a lui e si sedette sul letto, iniziò ad accarezzargli la schiena, ormai aveva capito che era una cosa che lo aiutava tantissimo a calmarsi, gli prese la mano e la baciò tranquillamente.
"Ehi, ascolta la mia voce, non pensare al silenzio, piangi finché vuoi, io sono qui, non fissare il vuoto, piuttosto chiudi gli occhi, so come ti senti, dammi retta, passa tutto"
"Come hai fatto?" chiese lui tra un singhiozzo e l'altro.
"Beh, una volta c'era Trevor, il mio migliore amico, sai lui era come te, però lui ci é riuscito, una settimana fa, e io l'ho visto, credimi, te ne saresti pentito"
"Come fai a saperlo?"
"Lo leggo nei tuoi occhi, tu hai ancora tante cose da fare, comunque, parliamo di qualcosa di bello, una domanda tu e una io va bene? Così ci conosciamo anche un pochino meglio. Dai comincia tu"
"Colore preferito?"
"Arancione, giallo e nero, lo so, sono tre, i tuoi o il tuo?"
"Nero e beige"
"Interessante, molto classici, ordinati, vai avanti"
"Ti piace leggere o scrivere o suonare il piano, insomma passioni?"
"Una volta suonavo, ora non ci riesco più, e poi adoro sia leggere che scrivere, soprattutto romanzi rosa".
"Che c'è?" chiese lei vedendo che il suo visto si stava di nuovo oscurando.
"Puoi abbracciarmi?"
"Certo" disse lei sfoggiando uno dei suoi fantastici sorrisi.
Stettero lì, abbracciati sul letto e lui pian piano iniziò a calmarsi fino a dormire di nuovo. Talia stette lì, tutta la notte attaccata a lui, per proteggerlo e tenerlo al sicuro. Quella fu la prima notte dopo una settimana che lei non si svegliò in preda al panico con l'immagine del corpo esanime di Trevor stampata nel cervello. Quella notte segnò una svolta, un nuovo inizio, una nuova missione per lei. Una nuova opportunità, pur sempre ricordando il passato... Entrambi erano la nuova occasione dell'altro, entrambi avevano un'opportunità di riscatto, di rinascita.

Part of us ~🥀🌼
Nada, credo che per questa volta il capitolo sia più che sufficiente ahahahah.
We love you ~🥀🌼

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