XIII

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Talia dopo circa due ore varcò la porta della clinica, quasi correndo si diresse verso la camera del ragazzo che tanto le stava a cuore, rallentò, e bussò nel modo più calmo possibile, cercando di nascondere l'agitazione, la tristezza, quel senso di nausea che le stavano divorando l'anima.
"Entra pure" Le rispose Tristan dalla stanza.
Una volta entrata la ragazza si avvicinò a lui… E beh, non riuscì a nasconderli nulla.
"Senti, so che potrebbe sembrarti strano o potrei sembrare pazza o così via, ma seriamente ho bisogno di abbracciarti, e so che probabilmente non vorrai, ma ti scongiuro concedimi un minuto" Disse lei tutto d'un fiato, perché una volta trovato il coraggio di chiedergli una cosa del genere non avrebbe potuto aspettare un secondo in più.
"Certo, vieni qui, dimmi cosa è successo" Rispose lui tranquillo nonostante avesse paura del contatto fisico… Ma lei era lei, la sua piccola lucciola.
"Niente" Rispose tranquillamente Talia cercando di trattenere le lacrime, però una sfuggì al suo controllo e bagnò la maglia del ragazzo. Pianse, pianse tanto ma non volle dire il perché, lo strinse e lungo mentre lui le accarezzava la schiena e ogni tanto le dava timidi baci sui capelli provando a consolarla. Successe tutto molto in fretta ma Tristan decise di aspettare a chiederle qualsiasi cosa, per dare il tempo a entrambi di fare chiarezza.
"Principessa, cos'è successo?" Chiese poi cautamente.
"É che io credevo che le persone fossero buone, almeno quelle che conosco da tanto, invece sono tutti cattivi, stupidi, superficiali…" Disse lei tra le lacrime.
"So che dovrei farmi i fatti miei, però mi hai aiutato tanto e quindi voglio aiutare te. Cosa vorresti fare? Per distrarti un pochino, sennò se vuoi possiamo parlare di quello che è successo, insomma sono qui per te".
"Sai suonare giusto?" Chiese timidamente la ragazza.
"Sì, perché?" Rispose Tristan.
"Che ne dici se usciamo e andiamo in atrio, sai lì c'è un pianoforte, così magari esci un pochino da qui…" Tentò lei sperando fosse la volta buona, ma non fu così.
Seguirono attimi di silenzio in cui lui pensò a lei, al fatto che per quanto avrebbe voluto farla stare bene aveva paura di uscire dalla stanza. Fu lei ad interrompere i suoi pensieri dicendogli di stare tranquillo che era solo una proposta, che non era obbligatorio, potevano sempre fare altro, magari guardare un film sul computer.
"Allora film?" Chiese lui.
"Yes. Scegli tu?".
"Assolutamente no. Non ci penso proprio" Le scelte lo avevano sempre messo in difficoltà.
"Eddai" Gli sorrise Talia.
"Non ti piacerebbero mai i film che guardo io" Si giustificò il ragazzo.
"Prova potrei stupirti e tu potresti stupire me" Continuò lei.
"Top Gun" Propose lui.
"Andata. Lo adoro"
"Seria?" chiese lui stupito.
"Si". Ribadì entusiasta.
Talia accese il computer e si misero a guardare quel meraviglioso capolavoro che finì dopo poco meno di due ore.
"Meraviglioso come sempre" Commentò la ragazza.
"Concordo. Ma ora visto che sei così rilassata che ne dici di spiegarmi che è successo. Seriamente intendo"
"C'era questa mia amica, per carità è vero, non siamo uscite molto nell'ultimo periodo, però ci vedevamo a scuola e le scrivevo ogni sera. Comunque tornando a noi, è venuta a casa mia e io le ho raccontato di questa persona importantissima per me, che saresti tu, e lei ha iniziato a dire delle cose orribili e io sono andata via di testa, e non capisco come una mia amica possa giudicare una persona senza conoscerla, soprattutto una persona a cui tengo" Disse lei nervosa.
"Frena un secondo. Allora, hai detto che sono importante per te?" Disse lui con espressione indecifrabile.
"Si".
"Ecco appunto, sbagliato. Io non devo essere importante per te. Ne avevamo già parlato cristo santo" Provò a spiegarle per l'ennesima volta.
"Ma sei scemo o deficiente?"
"Magari entrambi. No ok sul serio, facciamo che non ci vediamo più così tu eviti di stare una merda per colpa mia?"
"Facciamo tipo di no?"
"Vabbè lasciamo perdere"
"Ma anche no. Tu devi essere stupido ma anche tanto. Voglio dire mi hai aiutata a rinascere, prima non uscivo praticamente di casa, e ora ho trovato te che mi hai fatta rinascere" Cercò di spiegare lei freneticamente.
"É una tua impressione" Tentò lui.
"No".
"Si".
"No dio mio".
Lui non le rispose, si alzò dal letto, e con fatica si avvicinò alla finestra e si sedette sul davanzale interno, lei lo seguì. Si mise davanti a lui e iniziò ad accarezzargli i capelli, lui si abbandonò al suo tocco. Lei gli sollevò il viso.
"Guardami. Non dire mai più quelle cose. Hai capito? Mai" Cercò di rimanere seria e non scoppiare a piangere.
"Ma sono vere" Constatò tristemente lui.
"Piccoletto, non sono vere. Tu sei speciale per me. E io a te ci tengo troppo e non voglio perderti" Continuò lei cercando di controllare le sue emozioni.
"Davvero?" Chiese lui tristemente.
"Si scemo. Adesso posso abbracciarti?"
"Ok" Rispose lui con disinteresse.
"Come ok?"
"Ok" Disse lui cercando di trattenere una lieve risata.
"Dai sto scherzando, mia piccola lucciola" Rispose accentuando quel magnifico soprannome.
Si abbracciarono e lei gli diede un lieve bacio sulla guancia. Stettero lì a parlare un po', poi lei uscì un attimo dalla stanza per chiamare la zia e chiederle una cosa.
Tristan rimase solo, bastò un secondo e nella sua mente esplose una bomba, sentì sempre di più di essere un peso per gli altri, pensò a quanto le avesse rovinato la vita, pensò alla madre che l'aveva rinnegato, pensò al padre che era volato in cielo e a quello che era successo dopo la sua morte.
Talia rientrò in stanza dopo una decina di minuti, e trovò il ragazzo in lacrime vicino alla finestra, subito una morsa le strinse il cuore, ma non si scompose, si avvicinò cauta a lui.
Gli appoggiò una mano sulla spalla e Tristan si irrigidì subito, iniziò a tremare, forse quel contatto non era stata la scelta migliore o forse l'avrebbe aiutato ad associare quella nuova tipologia di contatto a qualcosa di positivo.
"Cosa succede?" Tentò.
Nessuna risposta.
"Ehi, guardami, ti prego" Ritentò.
Lui non reagì in alcun modo.
"Tristan… Per favore" chiese infine lei supplicandolo.
"Scusami, io… Io non ci riesco" Decise di dirle lui.
"A far cosa?" Ma lei non capiva.
"É tutto sbagliato"
"Ehi piccoletto, guardami… Niente è sbagliato, capisco il momento, ma ti prego, parla con me cazzo, non chiuderti sempre in te stesso" Cercò di rimanere calma.
"No cristo santo, finiscila porca troia, io ti faccio solo pietà, smettila. Mi fai schifo, tu devi smetterla, hai rotto i coglioni" Esplose lui.
"Non fare così, sai che non me ne vado".
"Sparisci" Continuò.
"Smettila non stai neanche in piedi, ora calmati e parliamo e cerchiamo di capire meglio" Riprovò lei con calma.
"Ho detto sparisci" Questa fu l'ultima e definitiva risposta che ricevette.
"Ok me ne vado".
Talia si alzò di scatto e uscì dalla stanza.
Appena fuori dalla stanza incontrò la zia che decise di avvicinarsi, avendo capito che era successo qualcosa di non troppo meraviglioso.
"Tesoro, che è successo?" Chiese preoccupata Karen.
"Ha avuto una crisi, ha iniziato a dare di matto e non sono riuscita a gestirlo perché se fossi rimasta lì sarebbe peggiorato tutto, credo, non lo so, so solo che io voglio tornare da lui, ma lui non mi vuole o meglio vuole salvarmi da lui… Ho paura che stando lì da solo si possa sentire peggio… Dio é tutto così complicato" Buttò fuori lei tutto d'un fiato.
“Facciamo così, vieni con me, io entro a vedere come sta, Katherine dovrebbe essere già da lui, tu aspetti fuori, poi vedrai che si risolve tutto, come sempre”.
Talia annuì lievemente e seguì la zia.
Si avvicinarono alla stanza, e sentirono la voce calda di Katherine che cercava di calmare Tristan che urlava. Alla ragazza si gelò il sangue, le urla strazianti del ragazzo la fecero immobilizzare sul posto, poteva solo immaginare vagamente quanto dolore provasse Tristan in quel momento, la zia la rassicurò dolcemente ed entrò nella stanza. Talia si sentì in colpa per averlo lasciato solo, aveva detto che non se ne sarebbe mai andata, ma in quel momento doveva farsi da parte.

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