XVIII

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Il tempo passò tranquillo, Tristan continuò a suonare per un'altra ora mentre la ragazza accarezzava affettuosamente le sue spalle stando in piedi dietro di lui. Talia non ebbe il coraggio di fermarlo, aspettò che lo facesse da solo. Quando la melodia si interruppe il ragazzo si alzò piano per evitare capogiri o svenimenti improvvisi, e, una volta appoggiatosi a lei, si avviarono lentamente verso la camera, felici e sorridenti per quanto di bello era appena accaduto.
Erano entrambi distratti, sovrappensiero e bloccati in un loop in cui il tempo era ancora scandito solamente dall'alternarsi delle note. Dopo qualche minuto, mentre percorrevano uno dei tanti, identici e monotoni corridoi, Talia si scontrò con Joaquin, ragazzo che aveva sempre e solo intravisto di sfuggita ma si cui non sapeva nulla; un incontro casuale che non prometteva per niente bene.
"Scusa, ero sovrappensiero, ma potevi anche avvisare che ti stavo venendo addosso no?" Chiese lei non capendo come avesse fatto lui a non vederla, e forse si rese conto troppo tardi che il suo tono era piuttosto seccato, forse perché quell'urto l'aveva risvegliata dal suo magnifico sogno.
"Non ti ho vista, come del resto tu non hai visto me… Tristan caro, chi è questa simpaticona?" Chiese lui altrettanto seccato rivolgendosi al ragazzo conosciuto la sera prima.
Lei, già confusa a causa dello scontro, non capì nulla, si voltò verso l'amico con aria interrogativa e lui comprese subito di doverle spiegare tutto.
"Principessa, loro sono Ares e Joaquin, li ho conosciuti ieri, sono molto simpatici, non badare a questa prima impressione, nemmeno tu Joaquin, siete entrambi molto stanchi e ogni tanto è normale essere un po’ distratti" Disse lui freneticamente prima che iniziasse a girare tutto ciò che gli stava intorno. Avrebbe voluto spiegarle tutto ma non ci riusciva, era come se tutto si stesse offuscando, come se la realtà si stesse pian piano allontanando.
Si era creata una tale confusione nelle menti dei ragazzi, nessuno osava parlare, così il maggiore, vedendo Tristan piuttosto in difficoltà decise di provare a porre rimedio a quella situazione.
"É un piacere conoscerti, io sono Ares. Sai lui ci ha parlato tanto di te, mi sembra di conoscerti da una vita, da quanto ho capito potresti essere la mia futura migliore amica. Che ne dici se tu mi accompagni a fare una bella passeggiata cosí ci conosciamo meglio mentre Joaquin accompagna Tristan in stanza, mi sembra un tantino stanco" Propose lui, vedendo che il ragazzo che aveva di fronte iniziava a vacillare sempre di più , aveva le gambe deboli e sembrava perso in sé stesso.
"Deve decidere lui, a me va bene tutto purché lui sia felice" Lui annuì e le fece cenno di andare, le disse di stare tranquilla nonostante si vedesse che era molto agitato.
Joaquin capì la situazione, e lo tenne su quasi di peso, lo portò in camera abbastanza velocemente, per gli ultimi metri fu costretto a prenderlo in braccio, anche perché era caduto sulle ginocchia già una volta durante il tragitto e non voleva rischiare si facesse ancora più male. Lo stese sul letto, lo coprì e gli mise una pezza bagnata d'acqua fredda sulla fronte per alleviare il mal di testa, mentre lui chiedeva ossessivamente scusa per quello che era successo. Gli stava salendo la febbre, probabilmente per l'agitazione e in cuor suo Joaquin sperava che il nuovo amico riuscisse a dormire un pochino per calmarsi senza bisogno di farmaci vari.

Dall'altra parte Ares e Talia si stavano dirigendo in cortile, a braccetto. Talia fu la prima a rompere il silenzio che si era creato, un po’ a causa della sua preoccupazione per Tristan e un po’ perché non conosceva Ares e spesso si ritrovava ad essere un tantino timida e introversa se sentiva che tra lei e la persona che aveva di fronte non sarebbe mai potuta andare bene, ma non era certamente quello il caso.
"Prima non ho avuto il coraggio di dirtelo, ma seriamente, se tu e Joaquin state insieme siete veramente troppo carini, illegali" Sbottò lei ad un certo punto.
Il ragazzo in fianco a lei rise.
"Sono le stesse cose che dice lui, siete sdolcinati allo stesso modo, da non credere. Anche prima, avete avuto la stessa reazione, è tipo il tuo sosia" Constatò.
"A proposito di prima, so che volevi stare con lui, perché capisco la sensazione, solo che vedendo le cose maggiormente dalla sua parte sono estremamente convinto che sia meglio così, magari si sarebbe sentito maggiormente in colpa se ci fossi stata tu vicino a lui e ti avrebbe allontanata" Continuò.
"Lo so, credimi, lo so bene, solo che lui ad oggi, oltre al mio cane e tre persone è tutto quello che ho, vorrei stesse a casa con me tutto il giorno, vorrei che fosse riuscito a fare la maturità, che vivesse, vorrei solo riuscire a fare di più… Scusa, so che non dovrei sfogarmi con te, solo che non so hai la vena da psicologo" Azzardò lei.
"Me lo dicono in molti. Comunque fidati, è in buone mani, come vedi io sono ancora vivo ed è Joaquin a prendersi cura di me quindi tranquilla. Parlando di cose più allegre, ieri é stato bellissimo conoscerlo, ha parlato sempre di te, di quanto ti ha fatta soffrire e di quanto tu sia troppo importante per poter vivere senza di te ma ha detto che appunto sei anche troppo speciale per lui e che non vuole rovinarti con il casino che ha dentro. " Ribatté lui.
"Grazie per tutto ciò che mi hai detto e per quello che sta facendo il tuo ragazzo… Dopo ringrazierò anche Joaquin. Sai oggi Tristan è voluto uscire per la prima volta da quando è qui e magari è anche merito del fatto che ieri sera vi ha conosciuti. Non aveva neanche mai oltrepassato la soglia della porta. Sono così fiera di lui…” Poi s'interruppe “comunque, visto che parlo sempre e troppo, parlami di come hai conosciuto il tuo ragazzo che credo sia un argomento carino, e poi sono molto curiosa, un po’ di gossip non fa mai male" Chiese lei.
"Ovvio se poi tu mi dici tutto di te e Tristan, è innegabile che qualcosa ci sia” E le guance di Talia si tinsero magicamente di rosa.
"Affare fatto, tanto abbiamo ancora parecchie ore prima che il mio ragazzo ci chiami perché il tuo Tristan sta meglio" Rispose lui.
"Perfetto, ti dico solo che già mi manca un pochino, quindi aspettati di tutto" Disse lei ridendo.
I due sorrisero, sebbene Talia fosse comunque molto agitata. Camminarono fino ad arrivare in un preciso punto del giardino, una panchina in legno, antica, e particolarmente bella. Ares aveva scelto quel posto per un motivo ben preciso. La prima volta che era uscito in cortile Joaquin l'aveva portato lì e beh, nonostante fossero molto giovani gli aveva fatto una promessa, si era messo in ginocchio, aveva preso la sua mano sinistra, aveva messo all'anulare un anello fatto con un pezzo di una catenina a cui era molto affezionato e gli aveva detto :"Quando uscirai da qui ti sposerò, te lo giuro, ma fino ad allora voglio spero ti basti questo anello come promessa che sono e sarò sempre tuo" Lui si era commosso e gli si era letteralmente buttato addosso, erano finiti così ad abbracciarsi sull'erba.
Ares si riscosse dai ricordi, e iniziò a raccontare a Talia come lui e Joaquin si erano conosciuti.
"Allora, che dire, non so veramente come cominciare, ma ci provo lo stesso, cercherò di farla breve… Quando l'ho conosciuto lavoravo come barista in un hotel di lusso, lui era lì con la sua famiglia, un semplice aperitivo con amici di vecchia data, insomma solite uscite false volte a mantenere l'apparenza. Io ero ben consapevole di essere gay, e appena l'ho visto, oltre ad innamorarmi subito, ho anche capito che fosse gay pure lui, come avrai notato é un tantino effeminato, tante volte lo prendo scherzosamente in giro e lui si offende. Comunque, tornando a noi, io non avevo il coraggio di andare lì a chiedere nulla, quindi una mia collega è andata in missione per me, e con un pretesto l'ha preso da parte, lui prima ancora di farla parlare ha chiesto se io fossi gay perché voleva conoscermi, lei si é praticamente messa a saltare, poi ho visto lui darle un bigliettino, era luogo e ora per un appuntamento e niente, ci siamo visti, al secondo appuntamento é scattato il bacio e dopo quattro mesi stavamo insieme, dopo qualche anno é successo il caos e sono finito qui, quindi contando tutto, ci siamo conosciuti quando io avevo diciassette anni, ora ne ho ventuno, ci conosciamo da quattro anni e stiamo insieme da circa tre anni e mezzo. Niente male vero? Ora parlami del tuo amichetto, vi siete già strafatti vero? No perché sai, si vede. Comunque a parte gli scherzi, so che ci conosciamo da neanche un'ora, ma non potete essere solo amici, ti prego" Concluse lui allegro e sorridente.
"Allora, per raccontarti come ci siamo conosciuti la faccio breve, poi però dobbiamo discutere bene del resto, che è molto molto molto complicato. C'è da dire che per anni è andato avanti un gioco di sguardi nei corridoi della scuola, cosa che spero lui ricordi bene quanto me, poi io ho avuto un lutto molto pesante, e il giorno stesso che io sono rientrata a scuola lui voleva buttarsi dal tetto. E niente di che, io ho evitato il suo suicidio, lui ha iniziato ad odiarmi e dopo é iniziato il suo inferno. Di fatto so ben poco del suo passato, credo sappia di più tu in una giornata di conversazione che io in quasi un anno. C'è stato un periodo di sei mesi in cui non mi ha voluta vedere neanche per sbaglio, e poi alla fine, con moltissima calma, abbiamo fatto pace, ma non è cambiato nulla, lui è sempre stato male. I primi progressi ci sono stati questa settimana. Tornando invece alle tue adorabili constatazioni, si, ci siamo baciati, ma niente di più. Lui ha una particolare avversione nei confronti dei legami affettivi e del contatto fisico, è già tanto se posso abbracciarlo. Quando lo tocco si irrigidisce subito, poi quando si rende conto che sono io si rilassa, ma è veramente complicato. E sì, io sono perdutamente innamorata di lui, ma non posso dirglielo, andrebbe nel pallone, si sentirebbe in obbligo o che so io. Comunque, credimi, bacia veramente bene. Poi siamo stati il primo bacio l'uno dell'altra, é stato super romantico…" Finì lei sospirando.
"Oddio, tutto sto miele, ogni volta, mi sembra di parlare con mio moroso" Rise lui.
"Che c'è di male?" Chiese lei scettica.
"Niente niente" Rispose lui continuando a ridere.
Passarono le ore seguenti a chiacchierare, i problemi sparirono, anche se per poco. Scoprirono di avere molte cose in comune, ad esempio il giardinaggio, la passione per le lingue e per la cucina, e non solo. Ad un certo punto, malgrado Ares non volesse, rientrarono. Era arrivata l'ora di cena e Talia lo aveva convinto, anche se poco, a mangiare, in modo da poter uscire presto da lì e riiniziare a fare le meravigliose torte che tanto amava preparare al suo ragazzo.
Talia tornò da Tristan, ringraziò Joaquin saltandogli al collo e abbracciandolo forte. Grazie a lui il suo "migliore amico" era riuscito ad addormentarsi nonostante il mal di testa che solitamente lo teneva sveglio tutta la notte. Certo, dormendo avrebbe saltato la cena, ma in quel momento, visti gli sforzi e i progressi della giornata, importava ben poco…

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