XII

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Una volta uscita dalla stanza, Talia, dopo aver salutato Katherine con un tenero abbraccio, si affrettò a cercare la zia per raccontarle della meravigliosa serata, e anche perché sarebbero tornate a casa insieme, regalandosi finalmente un po’ di tempo insieme, cosa che nell’ultimo periodo non avveniva così spesso, appunto perchè la ragazza stava spesso da Katherine. La trovò vicino alla reception, e subito, senza nemmeno salutarla, il suo entusiasmo prese il sopravvento e iniziò a parlare freneticamente, non voleva tralasciare nemmeno un dettaglio. Non passò molto tempo prima che Karen si perdesse nel racconto, chiedendo alla nipote di fermarsi un attimo, riprendere fiato, scendere dalle nuvole e ricominciare a parlare più lentamente, mantenendo un certo filo logico.
"Allora, scusa è che sono troppo emozionata, comunque, sono entrata e all'inizio stava andando tipo tutto un pò malissimo, colpa mia, però poi ci siamo ritrovati, come le prime volte, quando anche se stava male passavamo le giornate a parlare, poi tutto è cambiato e tipo ti rendi conto che abbiamo dormito vicini, oddio, non ce la posso fare, é stupendo, poi il suo profumo e i suoi capelli e oddio, vabbè capito devo smetterla… Solo che é così perfetto, è così wow" a quanto pare le richieste della zia non furono esaudite, la ragazza non se ne rese nemmeno conto.
"Penso di aver afferrato il concetto, ma non ti avevo forse detto di scendere dalle nuvole? Comunque sono molto contenta per entrambi, mi fa piacere siate così legati anche se non vi vedete da qualche mese" le rispose Karen con tono più freddo di quanto la ragazza si aspettasse.
"Ti spiacerebbe esternare in modo più marcato la tua gioia?" chiese Talia quasi infastidita dal poco entusiasmo della zia, non capiva il perché di quella reazione.
"Non saprei forse a casa" le rispose Karen ridendo e rivelando quindi il suo vero pensiero "Dai scema muoviti che andiamo" le disse stanca ma felice.
"Arrivo" rispose la ragazza, non riuscendo comunque a contenere un minimo le sue emozioni.
E così lasciarono la clinica con meta casa. Il viaggio per le due era un momento pressoché sacro, e in macchina la prassi era mettere musica con il volume al massimo e cantare.
Una volta arrivate Talia si lasciò cadere a peso morto sul divano, sotto lo sguardo severo della zia, che malgrado fosse sempre stata permissiva voleva che sua nipote fosse ben educata in ogni occasione, e lanciarsi sul divano come un sacco di patate certamente non rientrava nella sua idea di educazione e femminilità.
Successivamente Karen, dopo essersi cambiata, la raggiunse e si sedette di fianco alla nipote,  porgendole una coppetta di gelato alla menta e liquirizia, sempre gli stessi due gusti abbinati, quella, come la tradizione della macchina era una cosa che tra le due non sarebbe mai cambiata.
"Allora, ora che siamo a casa, tranquille e con un gelato in mano puoi dar sfogo alla tua felicità, evitando di distruggermi la casa saltando ovunque al pari di un canguro, con la tua solita goffaggine, come del resto è tuo solito fare" le disse la zia cercando di non scoppiare a ridere ripensando agli scatti di euforia della nipote che negli anni avevano portato alla distruzione totale di vari oggetti.
"Ma certo zietta. Comunque venendo a noi, come sta seriamente?" chiese lei cercando di carpire anche la più minima informazione.
"Sai che non posso dirtelo, e poi secondo me è più giusto che sia lui a dirtelo no?" tentò di sviare il discorso.
"Hai ragione solo che non voglio sbagliare, vedi lui con me non si apre, non vuole vedermi, o almeno fino a ieri non voleva e quando sto con lui ho paura di dire o fare qualcosa di sbagliato perché appunto non so come sta" buttò fuori Talia tutto d’un fiato.
"Tesoro, devi semplicemente essere te stessa, prova a ripensare ai primi giorni, certo, ci sono stati sei mesi in mezzo in cui non vi siete mai parlati però siete comunque rimasti legati da qualcosa, non so cosa, ma tra voi c'è sempre stata intesa particolare, e c'è ancora, vi fate bene a vicenda" cercò di rassicurarla la Karen.
"Lo so zia solo che vorrei fare tante cose e non so come o se farle" Continuò lei sconsolata.
"Esempio?" Chiese la zia in modo da far sfogare la ragazza.
"Non so vorrei farlo uscire e vorrei che tutto si sistemasse subito, e so che non si può, solo che non voglio perderlo e soprattutto non voglio che lui si isoli completamente dal mondo" rispose Talia.
"Non lo perderai tranquilla, lui è forte e con il tuo aiuto, ovviamente con calma, riuscirà ad uscirne. Tu pensa solo che oggi pomeriggio vi rivedete, trova qualcosa da fare, cerca tra i tuoi libri qualcosa da fargli leggere oppure escogita qualcosa, scrivete insieme, magari potete scrivere un qualcosa per i bambini dell'asilo, o magari fallo disegnare o chiedigli se puoi fargli le unghie per esercitarti o qualsiasi altra cosa, sono sicura che ti direbbe di sì in ogni caso".
"Hai ragione, sai cosa, oggi mi vesto molto più semplice rispetto a ieri anche se so che non concordi, penso metterò un paio di pantaloni della tuta e una canottiera" Disse Talia pregando che la zia non le facesse la solita predica sul vestirsi in modo adeguato in ogni situazione.
"Va bene, permesso accordato… Ora finisci il gelato, poi fatti una doccia, studia un po' se hai voglia e vestiti che poi andiamo, ti porto e torno a casa, così posso pulire un po'. A proposito come va per la maturità?" Se ne ricordò così all'improvviso.
"Zia sta tranquilla, tanto anche se mi bocciano ho fatto la primina, no ok sto scherzando, va bene, anzi molto bene" Le rispose Talia in modo molto tranquillo.
"Ok, sai che mi fido di te"
"Zia tranquilla, ormai manca pochissimo, circa tre giorni, poi ho finito, e avevamo concordato per l'anno sabbatico" Continuò la ragazza.
"Tre giorni?!" Chiese allarmata Karen.
"Zia calmati, ho studiato"
"Ok ok, comunque va bene per l'anno sabbatico, purché tu continui a leggere ai bambini dell'asilo, metti in ordine casa e se si presentano occasioni, anche come barista o babysitter ti metti a lavorare" Mise in chiaro la donna.
"Si lo so, tranquilla, anche se ora la mia priorità è Tristan"
"Al momento è giusto così, e credo sarà così per sempre, difficilmente sbaglio su queste cose, aspetta e vedrai".
Detto questo Karen si alzò e andò a dormire, mentre Talia decise di studiare un po'.
Dopo una mezz'oretta qualcuno suonò il campanello, andò ad aprire nella più completa tranquillità senza sapere che di lì a poco il suo umore sarebbe drasticamente cambiato. Era Silvia, una compagna di classe e amica che conosceva dalle medie.
"Oddio, ciao tesoro, come mai qui, non ci vediamo da una vita, vieni dentro" disse Talia eccitatissima mentre l'abbracciava.
"Beh non ti ho più vista e ho pensato di vedere se fossi viva o meno. Ma perché sei sparita così, certo, ci siamo sempre viste a scuola e mi hai scritto anche se poco… Però nell'ultimo periodo non ti sei proprio fatta sentire"
"Lo so scusa è che… Non so come dirtelo, sembra di no perché sono sparita, ma è una cosa bellissima, sono rinata" Disse Talia felicissima.
"Dai che così mi spaventi" Rispose Silvia non capendo di cosa l'amica stesse parlando.
"Sai quel ragazzo…" Silvia la interruppe subito appena intuì a che ragazzo Talia si riferisse.
"Stai scherzando vero?" Disse in modo alquanto acido.
"Che c'è Silvia?" Chiese Talia stupita da quella reazione.
"É un pazzo, ma sei scema o cosa, adesso parli coi matti? Mancava solo questa ovviamente. Ma sei stupida? Ma una cosa del genere non dovrebbe passarti neanche per l'anticamera del cervello, ti eri appena liberata dell'altro pazzo, finalmente s'era ammazzato e tu che cazzo fai, ne cerchi un altro, ma cos'hai, bisogno di essere utile sennò ti vengono i complessi?"
"Silvia ti prego non dire così… Ti scongiuro, lui mi ha aiutata più di chiunque altro. Nessuno e dico nessuno mi ha dato una mano, mai, se non mia zia e Katherine, lui mi ha fatta rinascere" Disse cercando di ignorare quello che l'amica aveva detto su Trevor
"É un pazzo, è malato. Mi fa schifo lui e tu forse più di lui. Se ti azzardi a parlarci ancora…" Disse Silvia più convinta che mai.
"Fuori. Esci immediatamente da questa casa. Non provare più a cercarmi. Sparisci come hai sempre fatto".
Detto questo Silvia uscì di casa e Talia crollò a piangere sul pavimento. Non avrebbe mai pensato che una persona come lei potesse dire una cosa del genere, soprattutto conoscendo bene la sua situazione e tutto ciò che aveva passato. Pian piano si calmò da sola e finì di prepararsi per vedere quello che poco prima era stato definito un pazzo malato.

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