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LA PROPOSTA

Victor entrò al Pronto Soccorso fischiettando, in una mano stringeva un pacchetto di patatine, con l'altra ne prendeva un paio per volta e le ingurgitava guardandosi intorno. Le sedie della sala d'aspetto erano piene di pazienti, un tizio si teneva premuta sulla fronte insanguinata una pezza bianca, un altro vomitava in un angolo.

Questo sarebbe dovuto bastare a fargli passare l'appetito, ma per un motivo che non avrebbe saputo spiegare, gli venne invece voglia di caffè. Individuò due distributori automatici mentre raggiungeva la reception, ma visto che è cosa risaputa che il caffè degli ospedali faccia schifo, decise che avrebbe sedotto una giovane infermiera affinché gliene procurasse una tazza direttamente dalla sala infermiere. Quello sì che era buono, visto che c'era sempre l'anziana infermiera di turno che si premurava di prepararlo ogni ora circa. Di solito si accompagnava con deliziosi dolcetti fatti in casa, che sempre la premurosa anziana portava in colorate scatole, ma decise che non avrebbe chiesto anche quelli. Non era mai stato un amante dei dolciumi, comunque, preferiva le cose salate e il pacchetto di patatine che aveva in mano lo provava.

A Boston, da due giorni a quella parte, faceva molto freddo, ma nonostante il gelo, il giorno prima, si era tenuta una parata; le vie erano cosparse di rimasugli di quella sfilata, qualcosa che aveva a che fare con la presidenza Trump. O almeno così gli era parso di capire. Non ci aveva prestato molta attenzione, perché in quegli ultimi giorni aveva lavorato parecchio; prima aveva accompagnato la signora Devon a una cena con le sue vecchie amiche del liceo, spacciandosi per l'amante giovane e innamorato e se ne era tornato a casa con i numeri di telefono di due vivaci sessantenni. I bigliettini erano finiti dritti nel cestino dell'immondizia.

Poi, i due giorni successivi era stato il finto fidanzato di Amber Lang, ricca ereditiera che faticava a trovare marito nonostante l'immenso patrimonio. La madre, preoccupata che potesse rimanere sola per sempre, lo aveva assunto per accompagnarla a due serate di beneficienza perché sosteneva che vederla con un uomo avrebbe suscitato l'interesse di altri appartenenti al genere maschile e se non il loro, avrebbe allarmato le madri che cercavano di accasare i figli e che volevano farlo con una donna di buona famiglia.

«E per buona famiglia si intende una famiglia piena di soldi», gli aveva detto porgendogli, con un occhiolino, un centone extra.

Victor aveva fatto ciò per cui era stato pagato e niente di più. Alla fine delle due serate, tuttavia, aveva ammesso il suo fallimento: non era riuscito a dare una svegliata alla ricca Amber, ma aveva rassicurato la madre dicendole che era certo che avrebbe trovato presto un buon partito.

Dopo i drammi della famiglia Lang era stata la volta dell'igienista dentale divorziata che lo chiamava di tanto in tanto per sfogare la sua rabbia contro l'ex marito. A Victor bastava farle qualche carezza, darle qualche bacio e mordicchiarle i lobi per farla andare in estasi.

La sera prima di quella fredda mattina aveva telefonato a Charlotte e le aveva chiesto di vedersi. Lei aveva rifiutato mormorando qualcosa tipo «Aww! Sei dolcissimo, ma non ho tempo», poi aveva riattaccato. Victor aveva stappato una birra cercando di non pensare a quel aww. Quel verso era per i ragazzini dolci e teneri, lui non era né dolce né tenero e soprattutto non era un ragazzino. Era per quella telefonata che aveva deciso di accelerare il suo piano, e per dargli inizio era andato al Pronto Soccorso per parlare con l'unica persona che poteva aiutarlo.

Buttò ciò che rimaneva delle sue patatine in un cestino dell'immondizia e si ripulì le mani sbattendole una contro l'altra, si sistemò il cappotto e sorrise alla giovane infermiera alla reception.

«Salve», le disse. «Cerco Vivian Law, ho provato a telefonarle ma il suo cellulare era staccato e ho supposto che stesse lavorando.»

La donna gli sorrise scoprendo denti perfetti e bianchissimi. «Provo a rintracciarla. Chi devo dire che la cerca?»

Insieme... ma non troppoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora