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CHARLOTTE


Il primo giorno del piano era arrivato più in fretta di quanto Hazel avesse immaginato. La sera prima, Victor le aveva telefonato per accertarsi che fosse pronta, che tutto fosse in ordine e soprattutto per dirle che sarebbe passata a prenderla un'ora prima della partita. «Ripasseremo tutto in auto» le aveva detto, «mettiti qualcosa di carino ma non troppo vistoso, si tratta pur sempre di un avvenimento sportivo.»

Hazel aveva scosso il capo amareggiata e, chiedendosi di nuovo perché avesse accettato di fare quella cosa, aveva telefonato a Daisy per aggiornarla e per chiederle un consiglio su cosa indossare. La sua amica aveva risposto dopo cinque squilli, e quando aveva capito che il soggetto della conversazione sarebbero stati i Charlictor – così li aveva chiamati – le aveva detto di attendere un istante e una volta ripreso il telefono in mano le aveva spiegato di aver appeso il cartello "torno subito" per non essere disturbata.

«Charlictor?» chiese Hazel attivando il vivavoce e guardando Vivian che, nel frattempo l'aveva raggiunta nella sua camera e si era messa a sedere sul letto

«Sì, è la crasi dei loro nomi. Come i Brangelina.»

«Non suona così bene, però. Charlictor sembra più il nome di uno sciroppo per la tosse o di un antifungino» fece presente Vivian.

«Dettagli!» esclamò Daisy «A chi vuoi che importi il loro nome da coppia? È solo un mezzo che torna comodo a noi per sparlare di loro senza dover dire, ogni volta, Victor e Charlotte. A proposito» cambiò tono. «Quando potrò conoscere questo tizio?»

«Mai, tra un mese al massimo tutta questa storia sarà finita e i Charlictor saranno fuori dalle nostre vite» le disse Hazel stranita dal fatto che quell'affermazione le creasse un lieve fastidio.

«E una volta che sarà successo, Hazel sarà libera di uscire con Robert, il sexy migliore amico di Victor per cui si è presa una cotta.»

Hazel lanciò un'occhiata fulminante a sua sorella, pentendosi ancora una volta di averle raccontato che forse il migliore amico di Victor le piaceva, e che forse – solo forse – la cosa era reciproca. Era stato un errore parlarne, ma soprattutto era stato un errore fermarsi per venti minuti a parlare di quanto il suo sorriso fosse bello, di come il suo odore le infondesse sicurezza e trasmettesse calore. Di quanto era gentile e simpatico, di quanto avrebbe voluto, nel corso della serata, allungare la mano e toccargli i capelli perché... cavolo, sembravano così morbidi.

«Robert? Accipicchia amica, non riesco a starti dietro» la prese in giro Daisy attraverso il telefono, «Dimmi di questo migliore amico sexy.»

«Non c'è molto da dire» provò a tagliar corto Hazel, «è un uomo simpatico e gentile che si dà il caso sia anche molto carino. È proprietario di un Truck Food, e fa degli hamburger deliziosi. Ha un sorriso capace di metterti in pace con il mondo e degli occhi molto profondi. Ho sentito una strana vibrazione tra di noi e questo è quanto.»

«E ti pare poco?» le chiese Vivian.

«Eh sì» sentenziò invece Daisy. «Direi che questo Robert ti piace parecchio. Non ti sentivo parlare così di un uomo dai tempi di quello smidollato senza palle di Luke.»

«Daisy!» il tono di Hazel somigliava a un rimprovero.

«Che c'è? Sono due aggettivi che gli calzano a pennello. Ma non parliamo di lui, è un argomento che mi fa venire l'orticaria. Raccontaci piuttosto qual è il programma di oggi.»

Hazel si mise a sedere sul letto accanto a sua sorella. «Andremo ad assistere a una partita di tennis. Charlotte sarà lì e quando si accorgerà di Victor e si avvicinerà per salutarlo, lui urlerà alla coincidenza e dirà che siamo lì perché io sono una grande appassionata di tennis. O qualcosa del genere.»

Insieme... ma non troppoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora