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GRAZIE PER L'A(i)UTO


Hazel si presentò al colloquio con dieci minuti di anticipo e una gentile ragazza con i capelli rosa la fece accomodare in una specie di sala d'attesa. Lavinia Wells aveva deciso di riceverla nella struttura in costruzione, ma a differenza di quello che Hazel pensava, non era l'unica ad essere stata convocata per un incontro.

Su altre sedie, in mezzo a materiale edile, in quel posto che si intravedeva già sarebbe diventato bellissimo, c'erano altre cinque persone oltre a lei: due uomini e tre donne. Le sue sicurezze vacillarono, d'un tratto il futuro che aveva prospettato e raccontato a Victor sembrò sgretolarsi. Sciocca lei ad aver pensato di essere speciale, ad aver creduto che se Lavinia l'aveva ripescata, dopo tanti anni, in mezzo alle tante richieste che ogni giorno riceveva, era perché aveva visto qualcosa di importante in lei.

La verità era che era solo una tra le tante persone in lizza per il posto.

Prese il cellulare e scorse la rubrica, si fermò sul numero di Daisy, ma era sicura che non fosse la persona giusta con cui parlare in quel momento. Arrivò fino al numero di sua madre e lo osservò per alcuni lunghi secondi; lei avrebbe saputo cosa dirle, ma non ricordava neppure chi fosse. Pensò che fosse meglio continuare a scorrere, prima di scoppiare a piangere. Davanti agli occhi le passarono i numeri preferiti: sua sorella e Daisy, ma la prima stava lavorando e non avrebbe risposto, la seconda non le sarebbe stata di grande aiuto in quella situazione. Hazel le voleva molto bene, ma non era la persona più adatta in quel momento. Poi vennero i numeri di alcune persone con cui non aveva contatti da anni e scorse senza soffermarsi troppo.

Si fermò al numero di Victor e decise di telefonare a lui

Rispose dopo tre squilli: «La mia auto è ancora tutto intera?»

«Non sono l'unica.»

«L'unica?»

«Credevo di essere l'unica che oggi avrebbe dovuto sostenere il colloquio e invece ci sono altre cinque persone. Pensavo di avere qualcosa di speciale se Lavinia si era presa la briga di contattarmi, personalmente, dopo tanto tempo. Ma mi sbagliavo, sono solo una delle sei persone che ha convocato per oggi. E una tra le chissà quante ha convocato per i prossimi giorni.»

«Questo non significa nulla, Hazel. Ha convocato altre persone, e allora? È una nuova apertura e probabilmente ci sono diverse posizioni aperte, forse non siete tutti lì per lo stesso lavoro.»

«E se invece lo fossimo?»

«In quel caso» Victor ordinò un caffè, poi tornò a parlare con lei, «dovrai fare del tuo meglio per provare a Lavinia che sei la più speciale tra quelle sei persone. Puoi farcela, credimi.»

Hazel si mordicchiò l'interno della guancia, guardò la ragazza con i capelli rosa parlare con qualcuno e poi afferrare una cartelletta e avvicinarsi a lei dopo aver bevuto un sorso di caffè.

«È il suo turno» le disse con un sorriso e Hazel si alzò afferrando la borsa con la mano libera.

«Devo andare, ora» disse a Victor al telefono. «Grazie dell'incoraggiamento. A più tardi.»

Riattaccò senza dargli il tempo di dire altro e si schiarì la voce seguendo la ragazza. Sentiva freddo, così si strinse addosso il cappotto; era per nervosismo, lo sapeva, e anche se le parole di Victor l'avevano aiutata, mentre camminava verso la stanza in cui avrebbe incontrato Lavinia faccia a faccia, sentiva le gambe tremare. Esattamente come le era successo anni prima, quando aveva sostenuto il colloquio alla Global.

Insieme... ma non troppoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora