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IL BALLO E LA SIGNORA NESSUNO


Il tavolo di Victor e Hazel fu il più deprimente di tutta la serata. Hazel se ne rese conto quando la coreana Min Hee Choi scoppiò a piangere durante il servizio dei primi piatti. «Sono molto emotiva, le emozioni sono un bene» aveva detto quasi per giustificarsi, tra un singhiozzo e l'altro, e tutti gli altri presenti si erano schiariti la gola o avevano bevuto imbarazzati.

Quanto ai signori Huff, Lily e Jeff, tutto quello che Hazel era riuscita a capire era che provenivano da famiglie benestanti e che, nascondendosi dietro il termine generico di imprenditori, non avevano mai conosciuto un giorno di lavoro in vita loro. Avevano studiato a Princeton, però, per laurearsi in una non specificata materia e fare poi nulla per il resto della loro vita. «Viaggiamo molto» aveva detto Lily dando una carezza alla mano del marito. «Per lavoro», aveva specificato poi.

Ma quando Victor aveva chiesto di che tipo di lavoro si trattasse esattamente, il discorso era cambiato alla velocità della luce.

Denise Moss, l'altra donna al tavolo, aveva colto l'occasione per spostare l'attenzione su di sé e con lo sguardo da pesce lesso – anche se Hazel era certa che volesse invece risultare femme fatale – aveva annunciato di essere una super top model e di aver sfilato per marchi di moda ancora sconosciuti ai più perché troppo avanti per i comuni mortali. Dopo essersi vantata del suo non lavoro, passandosi ripetutamente la lingua sulle labbra, ci aveva spudoratamente provato con Victor lanciandogli occhiatine e provando a fargli il piedino, toccando per sbaglio Luke che si era messo dritto sulla sedia scattando come un soldato sull'attenti.

Hazel era rimasta in silenzio per quasi tutto il tempo, aveva sorriso con condiscendenza a Lily e Jeff quando avevano iniziato a parlare del nulla, aveva dato una carezza alla mano di Min Hee quando si era messa a piangere, un'occhiataccia furiosa a Luke quando aveva fatto quel balzo fissandola, e aveva completamente ignorato Denise una volta che aveva iniziato a parlare. Le sue iridi nocciola erano poi cadute sulla sua pochette, sulla violetta che Victor le aveva dato prima di uscire, ma quando si era voltata a guardarlo, lui stava fissando un tavolo poco distante, il tavolo al quale era seduta Charlotte.

Era arrivata circa un'ora prima, salutando tutti mentre prendeva posto al centro; i capelli biondi acconciati in una morbida treccia, un vestito turchese di seta e pizzo che le stava benissimo.

Cosa ci faccio qui? Chiese Hazel, a sé stessa. Tutta quella situazione era ridicola, persino Denise la modella troppo avanti avrebbe intimorito Charlotte più di lei.

Senza dire nulla, si alzò e approfittando della confusione e della distrazione degli altri e sgattaiolò via passando per la zona meno illuminata. Raggiunse l'esposizione e si fermò davanti a un quadro che non aveva mai visto prima; raffigurava una donna seduta in riva a un lago, lo sguardo perso nell'orizzonte. Victor la raggiunse pochi minuti dopo, le si fermò accanto e fissò a sua volta il quadro. «Cosa credi che stia guardando?»

«La donna nel dipinto?»

«Sì» lui le sorrise e si concentrò di nuovo sull'opera davanti a loro. «Guarda verso l'orizzonte, verso l'infinito, ma anche se sembra che guardi il nulla, probabilmente lei sta guardando qualcosa di preciso. Capisci cosa intendo?»

Hazel annuì, un po' sorpresa da tanta profondità. «Sì, credo di sì. Quando io guardo l'orizzonte in realtà sto guardando la mia vita, tu invece le curve prosperose di qualcuna delle tue amanti.»

Victor rise: «Hai capito cosa intendo, ma non sono le curve di una donna quelle che vedo» con un dito indicò il quadro. «Guarda com'è ben realizzata la sfumatura della luce che si riflette sull'acqua. Questo è un quadro magnifico.»

Insieme... ma non troppoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora