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SCOPERTE E SCOMMESSE


Patricia Gold era per Victor come una zia; quelle a cui vai a confidare tutti i tuoi segreti, persino quelli che a tua madre non dici per imbarazzo. Era nata nel quarantanove a Washington da un padre militare e una madre insegnante e si era trasferita a Boston non appena aveva compiuto diciotto anni. Inizialmente ci si era trasferita con l'intenzione di frequentare Harvard, ma ben presto aveva capito la sua vocazione, e tra un lavoro saltuario e un altro, si era messa a cantare nei locali, fino a quando proprio in uno di quelli non aveva incontrato suo marito; Simon Gold, poliziotto per vocazione.

Lei e sua madre si erano incontrate una domenica pomeriggio in una gelateria. Patricia l'aveva vista mangiare una coppa al cioccolato totalmente immersa nella lettura di un libro, aveva tirato fuori dalla borsa la sua copia e si era seduta insieme a lei sostenendo che visto che stavano leggendo lo stesso libro, che piaceva loro lo stesso gusto di gelato e che solo le persone intelligenti potevano avere queste caratteristiche, allora loro dovevano di certo essere destinate a diventare amiche.

Lois, la madre di Victor, era scoppiata a ridere, si era presentata e, da quel momento, la loro amicizia era cresciuta senza mai subire alcuna battuta d'arresto e senza mai incorrere in nessun problema. Erano state una accanto all'altra nei momenti di gioia, come la nascita di Victor, ma soprattutto nei momenti di dolore, come quando Simon si era ammalato. Quelle che dapprima sembravano semplici dimenticanze e distrazioni, si erano alla fine rivelate chiari sintomi dell'Alzheimer, e sebbene all'inizio Patricia fosse riuscita a prendersi cura di lui, col passare degli anni e l'aumentare delle esigenze, si era reso necessario trovargli una struttura più adeguata, dove potesse avere l'aiuto di cui aveva bisogno. Così, Simon aveva preso residenza in una casa di cura specializzata e Patricia era andata a trovarlo tutti i giorni per i primi cinque anni. Poi, quando l'età avanzata e i vari acciacchi le avevano reso difficoltoso farlo, le visite si erano ridotte fino a diventare una alla settimana. E, precisamente, il venerdì.

La donna andava in clinica alle nove del mattino e ci rimaneva per buona parte del pomeriggio, tornando a casa verso le diciassette. Victor aveva il compito di accompagnarla e poi andare a riprenderla, e per lui quel giorno era la giornata migliore della settimana.

Patricia era una donna simpatica e dolce, ma anche elegantemente scurrile e con un terribile senso dell'umorismo. Le piaceva raccontare barzellette sporche e Victor ne ascoltava una diversa ogni venerdì mattina. Nonostante tutto, era sempre di buon umore, positiva per natura. Solo quando andava a riprenderla per riportarla a casa il venerdì alle cinque, il suo sguardo rimaneva vuoto e triste per circa dieci minuti, prima che lei se ne uscisse sempre con la stessa frase: «Quando ti deciderai a trovare una brava ragazza e a sposarti? L'amore è una cosa meravigliosa, guarda me e Simon!»

A quelle parole seguiva una paternale che durava fino a quando non arrivavano a casa, e Victor sceglieva con attenzione le risposte da dare, perché sapeva che una volta lasciata, la prima cosa che avrebbe fatto sarebbe stato telefonare a sua madre e insieme si sarebbero lamentate di come non avrebbero mai avuto un nipotino. Quella mattina la barzelletta riguardava un dottore e la sua passione per le belle donne, ma Victor non aveva riso, perché il suo pensiero era rimasto fisso sugli avvenimenti del pranzo del giorno prima. Quando lui e Hazel erano arrivati a Le Monde, infatti, per la seconda tappa del loro piano di conquista, anzi del suo piano, il ristorante era affollato e loro erano finiti a un tavolo lontanissimo da quello di Charlotte. La donna lo aveva guardato solo due volte in due ore, non si era avvicinata, né aveva fatto intendere di essere infastidita dalla situazione. Quello per lui era un fallimento.

Hazel, oltretutto, non aveva quasi aperto bocca, persa chissà dove nei suoi pensieri e quando Victor l'aveva esortata a dire qualcosa, lei aveva semplicemente detto: «Questo risotto non mi piace proprio», poi era ripiombata nel silenzio e non ne era uscita fino a quando non era stato il momento del dolce. A quel punto era diventata incredibilmente loquace e aveva voluto assaggiare tutti e quattro i dessert del menu. Charlotte e le sue amiche invece se ne erano andate dopo i secondi e quando lui le era passato accanto, fingendo di andare a sbattere contro la sua sedia, gli aveva semplicemente sorriso aggiungendo «Che sorpresa, anche tu qui», poi dopo un istante di silenzio aveva aggiunto «Salutami Hazel» ed era tornata al suo piatto.

Insieme... ma non troppoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora