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NOI O NO?

QUESTO È IL DILEMMA



Victor fu preso da un'improvvisa e inspiegabile frenesia. Un entusiasmo che non provava da anni, e tutto era successo per una fotografia che per un attimo si era persino dimenticato di aver scattato. Afferrò il suo pc e si mise a sedere al tavolo, scaricò le fotografie dal cellulare e inviò un messaggio a Hazel annunciandole che aveva una sorpresa per lei, invitandola a incontrarlo più tardi.

Lei non rispose ma lui non ci fece caso, fino a quando il giorno lasciò il posto alla sera e la luce bluastra di un fulmine non attirò la sua attenzione. Solo allora si accorse che erano le sette passate e che il suo messaggio era rimasto senza risposta.

Prese il telefono e provò a telefonare, ma il numero squillò a vuoto e lui pensò che forse, stremata da quegli ultimi avvenimenti, si era addormentata. Decise che avrebbe riprovato più tardi e telefonò a Robert; ricordava che gli aveva detto che sarebbe passato, ma alla fine non l'aveva fatto. Dall'altro capo del telefono, il suo amico rispose dopo quattro squilli e Victor lo sentì augurare una buona serata a qualcuno, prima di rivolgersi a lui.

«Ciao, Vic» gli disse.

«Che fine hai fatto? Hai detto che saresti passato nel pomeriggio, ma non l'hai fatto.»

«Non eri solo e non volevo disturbare.»

«Ma di che parli?»

«Stavo venendo da te, ma mentre salivo ho incontrato Hazel che scendeva e ha detto che non eri da solo, che eri riuscito a conquistare Charlotte e quindi me ne sono andato via.»

Victor sentì un fischio nelle orecchie, ripercorse mentalmente la visita di Charlotte e non gli ci volle molto per capire che, se Hazel li aveva visti, era stato durante quel dannato bacio che lei gli aveva stampato sulle labbra prima che lui le dicesse, per l'ennesima volta, di andarsene via.

Chissà cosa aveva pensato, chissà cosa aveva immaginato. Con la fantasia che si ritrovava i suoi pensieri dovevano aver fatto un giro immenso arrivando a Dio solo sapeva quali conclusioni. Se la immaginò a fare uno dei suoi soliti monologhi introspettivi cercando di scacciare quell'immagine dalla sua mente. Ma era tutto un equivoco, doveva assolutamente farglielo sapere.

«L'ho invitata ad uscire» gli disse ancora Robert e lui sentì il suo corpo irrigidirsi. «Ha detto che non avevi più bisogno del suo aiuto e quindi le ho chiesto di andare a prendere un caffè, ma mi ha fatto capire che vuole essere mia amica e niente di più» sospirò. «E io che pensavo di piacerle.»

Victor non poté fare a meno di sentirsi sollevato... e in colpa, ma più sollevato. Voleva bene come un fratello a Robert, ma non avrebbe sopportato di vederlo con Hazel, gli faceva male solo il pensiero.

Bussarono alla porta e senza riattaccare si avvicinò per aprire. Guardò prima attraverso lo spioncino, perché se fosse stata di nuovo Charlotte, non le avrebbe neppure aperto. Invece era Hazel, la vide a testa bassa, dondolare su sé stessa e aprì.

«Devo andare, Robert» disse al suo amico. «Ti richiamo dopo». Mise fine alla conversazione e guardò Hazel negli occhi; era zuppa d'acqua, eppure fuori non stava piovendo. «Cosa ti è successo?»

«Non mi crederesti se te lo raccontassi» lei entrò in casa senza aspettare un invito e Victor chiuse la porta. «Sono passata per il parco, gli irrigatori sono impazziti!» raccontò. «Non ho avuto neppure il tempo di scansarmi, dannati aggeggi.»

Insieme... ma non troppoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora