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IL COLLOQUIO DI LAVORO


Quel giorno, Vivian e Hazel avrebbero pranzato insieme, e nessuna delle due riusciva a ricordare da quanto non succedesse. Vivian era sempre impegnata con massacranti turni in ospedale, e quando ancora aveva un lavoro, Hazel era solita mangiare un'insalata seduta alla sua scrivania e a bere almeno cinque caffè presi al distributore, per rimanere sveglia e attiva. Aveva perso il conto di quante volte, mentre tutti uscivano per una pausa, lei era rimasta seduta a lavorare.

Pensava che quell'atteggiamento l'avrebbe portata lontano e invece l'aveva portata al licenziamento. Se avesse potuto tornare indietro avrebbe lavorato di meno, ci avrebbe messo meno impegno e sarebbe uscita per diverse pause durante la giornata.

Avrebbe fatto la ruffiana con il capo e la pettegola con le altre colleghe. Si sarebbe omologata, perché era così che andava il mondo. «No, non lo avrei fatto comunque» disse a voce alta guardando un punto indefinito dietro Vivian. Sua sorella la fissò per un istante, poi volse lo sguardo indietro per capire con chi stesse parlando.

«Non avresti fatto cosa? E con chi stai parlando?» le domandò.

Hazel si riscosse dai suoi pensieri, si strinse nelle spalle mentre prendeva un menu: «Stavo solo pensando ad alta voce» farfugliò schiarendosi la gola.

Scorse velocemente i piatti elencati su quel cartoncino giallo plastificato e sorrise, in fondo al menu c'era ancora quello speciale piatto che prendevano quando da ragazzine andavano lì con i loro genitori. La scritta in alto invece era cambiata, ora era stampata a caratteri cubitali con un font moderno e accattivante. Quando erano piccole loro, invece, era scritto con un pennarello rosso dal colore talmente intenso che il foglio era macchiato anche sul retro.

Il Burger's house era il posto in cui Maria Baker e Danny Law si erano conosciuti quando avevano entrambi vent'anni. Lei andava a pranzo lì ogni volta che poteva; era vicino all'università e nessuno disturbava la sua lettura tra un boccone e un altro. Ordinava quasi sempre la stessa cosa: un hamburger con patatine e un'insalata mista, e il pranzo le veniva servito sempre dalla stessa cameriera di nome Janine, che era la figlia del proprietario, aveva ventotto anni e tante ambizioni.

Maria ne aveva sempre parlato con affetto nel corso degli anni, aveva detto che un giorno era passata a salutarla perché aveva deciso di andare a studiare arte a Parigi e da allora non aveva più avuto sue notizie.

Il padre, quando gli aveva chiesto come stesse, aveva sempre glissato cambiando argomento e così alla fine lei aveva smesso di domandare, capendo che forse non gli faceva piacere parlarne. Danny Law era arrivato nella sua vita il tre marzo del settantadue, si erano scontrati vicino l'entrata mentre lui portava dentro alcuni rifornimenti. L'impatto era stato abbastanza violento, tanto che a lei era caduto il libro che stava leggendo e a lui la scatola piena di salse che stava trasportando. Era stato un mezzo disastro, il cartone che le conteneva si era macchiato di ketchup, il pavimento si era unto di maionese. Il padre di Danny, che lavorava insieme a lui, aveva scosso il capo scambiando un'occhiata furtiva con John, il proprietario, capendo che per il giovane era stato un vero e proprio colpo di fulmine.

Dopo quello scontro erano rimasti a parlare, Maria aveva aiutato Janine a pulire il pavimento, Danny a recuperare e ripulire le bottiglie rimaste integre. E alla fine, tra il vociare eccitato per il lancio nello spazio della sonda Pioneer 10, si erano sorrisi e si erano promessi di rivedersi presto.

E quello era stato l'inizio di tutto.

«C'è ancora il piatto speciale di quando eravamo piccole» notò Vivian. «È incredibile.»

Insieme... ma non troppoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora