Cap.2 - Confronto

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Shinichi scese dal treno e si unì allo sciame di persone che si avviava verso l'uscita della stazione, imboccò il percorso che correva sotto l'autostrada e in cinque minuti raggiunse il piccolo parco adiacente al campo sportivo situato proprio sull'ultimo angolo di terraferma prima dell'inizio del Rainbow Bridge.

Si stava bene, quella mattina.
Il sole di fine Aprile era tiepido e piacevole, il cielo era terso e soffiava un leggera brezza salmastra; Shinichi proseguì lungo il viale superando un piccolo gruppetto di turisti e qualche persona impegnata a fare jogging e raggiunse il ragazzo moro che fumava affacciato alla balaustra con lo sguardo rivolto verso la baia attraversata dal ponte sopra di loro: si appoggiò alla sua destra poco piú in là volgendo le spalle al mare, a circa un metro di distanza da lui.

"Ciao." Lo salutò senza guardarlo. "Ciao." L'altro aspirò il fumo, continuando a fissare il mare.
"Quel segno rosso che hai sul collo é un morso, per caso?"
"Sì." "Romi?" "Romi."
"Per quanto tempo ancora hai intenzione di illuderla?"
"Non la sto illudendo." "Sicuro? Scopi con lei da cinque anni, sa che nel frattempo ti fai altre donne, eppure, ogni volta che la cerchi, eccola lì. Non credi che prima o poi si aspetti qualcos'altro da te?"
"Senti, abbiamo già fatto questo discorso centinaia di volte. Romi é intelligente e insieme ci facciamo delle gran belle scopate, ma non c'é niente piú di questo, e lei lo sa. E comunque..." fece una pausa dando l'ultimo tiro alla sigaretta "...ho scoperto che in fondo non è poi così diversa dalle altre." Mormorò lanciando in acqua il mozzicone mentre espirava il fumo. "Non siamo tutti come te, Shinichi, che hai trovato la donna perfetta a vent'anni e te la sei sposata."

Rimasero in silenzio per qualche istante, ascoltando il tenue sciabordio delle onde che si infrangevano proprio sotto di loro.

"A proposito, Sumiko e il bambino stanno bene?" Domandò quindi Razen; con la coda dell'occhio Shinichi lo vide tirare fuori un flaconcino arancione pieno di pillole dalla tasca del soprabito blu scuro. "Sì, tutto bene, grazie, ma...sei certo che quella roba ti serva solo per il dolore alla cicatrice?"
"Se hai finito di farmi la predica per oggi" ribatté lui prima di buttarne giù tre "potresti cominciare a dirmi quello che hai scoperto."

"Va bene, va bene, come non detto. Ci vorrà qualche giorno prima che il fascicolo del caso arrivi al nostro dipartimento" iniziò Shinichi "ma il mio amico alla omicidi mi ha confermato che Hageshī é stato ucciso con un unico fendente mortale al petto e che nella bocca del cadavere é stata rinvenuta una camelia rossa, anche se questa informazione naturalmente non è stata resa nota ai media. Perciò, dal momento che il modus operandi sembra essere identico al vostro, o meglio, al tuo e degli altri vostri sicari, é sicuro al cento per cento che qualcuno stia cercando di fregarvi."

A quelle parole Razen si voltò verso di lui.
"Dovresti sapere che faccio quello che faccio soltanto perché é così che deve essere. È per la famiglia." "Lo so, infatti." Anche Shinichi si voltò. "Così come tu dovresti sapere che dato che sono il tuo migliore amico e che ci conosciamo da una vita, qualunque cosa accada sarò sempre dalla tua parte."

Entrambi distolsero lo sguardo, e per alcuni attimi calò ancora il silenzio.

"Sul perché il tuo capo abbia fatto quella brillante dichiarazione invece hai saputo qualcosa?" Chiese quindi Razen accendendosi un'altra sigaretta. "Tra i compiti della vostra sezione non dovrebbe esserci anche quello di tranquillizzare i cittadini in modo che tutto continui a filare liscio?"
"Ho fatto due chiacchiere con un collega che si occupa di conferenze stampa e cose del genere, e sì, mi sono fatto la mia idea." Rispose Shinichi. "Ovvero?"
"Gekko ha trent'anni, e un mese fa ha ricevuto la nomina a ispettore in concomitanza a quella di suo padre a commissario." Proseguì. "Nessuno meglio di voi sa che in città il cognome 'Gekko' é un'istituzione sia per il nostro ufficio che per la polizia, e assegnando a lui le indagini inviandolo subito sulla scena del crimine il Quartier Generale ha colto l'occasione per dare una rinfrescata all'immagine del dipartimento."
"Che cosa intendi dire?" Domandò Razen.
"É innegabile che l'omicidio di Hageshī rappresenti l'inizio di qualcosa di grosso, che si tratti o meno di una guerra e a prescindere da chi sia stato a commetterlo." Spiegò Shinichi. "La polizia a questo punto si aspetta di tutto, e ha voluto mettere le mani avanti mostrandosi pronta e reattiva agli occhi dell'opinione pubblica ipotizzando lo scenario peggiore."
"Può avere senso, in effetti." Commentò Razen dando un altro tiro alla sigaretta.
"Ho dovuto seminare un secondo agente in borghese venendo qui; immagino che Gekko abbia già intensificato la sorveglianza perché teme una rappresaglia, oltre a voler cercare di capire che cosa abbiamo in mente."
"Esatto, stavo per dirtelo. Sono stati rafforzati i controlli sia sugli Hageshī che su di voi." Confermò Shinichi. "Insieme all'uomo che hai già visto dovrebbe anche averne inviati tre allo Shiodome per tenere sotto controllo i movimenti intorno alla sede della Kazoku e piazzato un altro all'esterno del Nocturna in aggiunta ai due fissi nella hall."
"In ogni caso nessuno oserà muovere un dito, almeno non fino a stasera." Replicò Razen. "Il nonno ha chiesto a Seihachi di indire un incontro con le altre famiglie per mettere in chiaro le cose e capire che intenzioni hanno gli Shori. É molto probabile che siano stati loro a dare inizio a questo gioco, e se é così dobbiamo scoprire il perché." "Uuuh, un bel faccia a faccia con il caro, vecchio nonnino." Disse Shinichi sorridendo; anche Razen inarcò un angolo della bocca in un sorriso mentre espirava il fumo. "Non vorrei essere nei loro panni. Presenzierà tuo padre insieme a lui e Seihachi?" Chiese poi; l'altro annuì e gettò in mare il mozzicone. "Ti chiamerò non appena mi riferiranno." "D'accordo. Io farò lo stesso, se avrò altre novità. Ciao, bello." "Ciao. E mi raccomando, occhi aperti e niente puttanate." "Senti chi parla."

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