"Siete vivi, cazzo."
Jin non aveva fatto in tempo ad aprire la porta che Shinichi si era fiondato dentro l'appartamento di Hanami abbracciandolo con un'espressione di immenso sollievo; lui ricambiò la pacca che gli dette sulla spalla e si sciolse dalla sua stretta.
"Sì, ce la siamo cavata." "Sono riuscito ad avvisare Seihachi e Naoko che state ben...Aspetta, ma siete feriti?" Gli domandò preoccupato l'altro notando la lieve smorfia di dolore che per un attimo gli aveva percorso il viso. "Dov'é Razen?" "Io ho poco piú di un graffio; Razen invece é stato colpito da un proiettile al fianco ma ora ha soltanto bisogno di riposare. Sarebbe potuta finire molto peggio, se non fosse stato per lei."
Shinichi si voltò alla sua destra, incontrando lo sguardo apprensivo di una ragazza dai lunghi capelli rosa molto, molto carina.
"Bene, bene, e così saresti tu l'infermiera." Hanami si rilassò immediatamente quando lo vide rivolgersi a lei tendendole la mano; non si era fatta un'idea precisa di chi si aspettasse di trovarsi davanti, ma certo non un ragazzo in jeans e polo dai modi amichevoli e con quel sorrisetto scaltro. "Sei stata grande. Li hai salvati." "Grazie." Rispose lei stringendogliela e sorridendo a sua volta. "Piacere, sono..." "Hanami Mitsuda, lo so. Io sono Shinichi Mishima; sei già famosa in tutto il mio dipartimento." Proseguì lui al suo posto. "Lo immaginavo..." Replicò Hanami scambiandosi un'occhiata con Jin. "Ti andrebbe una tazza di caffè?" Gli chiese poi mentre andava verso la cucina. "Perché no, grazie. Quindi Razen sta dormendo? Quando pensi che si sveglierà?"
"Sono già sveglio."
Quest'ultimo era appena comparso in salotto scendendo lentamente il basso gradino alla fine del corridoio: era riuscito a mandare giù un pezzettino di pane tostato e ad alzarsi per lavarsi e togliersi i pantaloni insanguinati, ma il suo colorito era ancora quello di un lenzuolo e la tuta e la T-shirt neri che indossava lo facevano sembrare ancora piú livido; Shinichi gli andò incontro e lo abbracciò, afferrandolo per la nuca e poggiando la fronte contro quella di lui.
"Hai davvero un bell'aspetto di merda, lo sai?" "Sì, non é la mia giornata migliore, devo ammetterlo."
Hanami li osservò incuriosita mentre posava il vassoio con caffè, latte e zucchero sul tavolinetto di fronte al divano; sembravano non avere nulla in comune, quei due, eppure era palese che fossero come fratelli.
"Dovresti tornare a riposare, infatti." Prese una delle tazze lanciando un'occhiata a Razen e si appollaiò sul bracciolo della poltrona a quadrettini fucsia dove si stava sedendo Jin mentre gli altri due si accomodavano sul divano turchese acceso.
"Non ce la faccio a restare a letto" ribatté lui accendendosi una sigaretta, al che Hanami lo guardò con aria di rimprovero. "E almeno finchè non ti sarai ripreso non dovresti fumare, anche se vi ho dato il permesso di farlo in casa." Razen la fissò inarcando un sopracciglio e aspirò a fondo. "Ah, lascia stare." Lei alzò le mani e Shinichi si scambiò un mezzo sorriso con Jin. "Le prediche non funzionano con lui."
Dopo il primo sorso di caffè nella stanza cadde il silenzio, e proprio in quel momento una nuvola solitaria oscurò il sole già caldo di quella domenica mattina.
"Non so dirvi quanto mi dispiaccia, ragazzi." Cominciò Shinichi. "Eravamo preparati ad un'irruzione in ospedale, ma questo..." Fece una pausa e spostò lo sguardo dall'uno all'altro fratello, gli occhi leggermente lucidi. "Avrei voluto poter fare di piú; per tutto, intendo, io non..." "Tu hai sempre fatto tutto il possibile per la nostra famiglia, Shinichi." Lo interruppe Razen. "Non c'é mai stato un solo istante in cui abbia dubitato di questo." "Nessuno di noi ne ha mai dubitato." Aggiunse Jin. "Non hai nulla di cui scusarti." L'altro abbozzò un sorriso mesto.
"Eri anche tu tra gli agenti di pattuglia davanti all'ospedale ieri sera?" Gli domandò quindi Hanami soffiando sulla sua bevanda; era rimasta sorpresa da quanto fosse profondo il legame che univa quei ragazzi, molto piú di quanto già non apparisse: c'era sicuramente qualcosa di importante dietro.
"No" rispose lui prima di bere un altro sorso di caffè "da quando io e mia moglie abbiamo avuto il bambino non sono piú operativo sul campo, sono sergente di stanza al Quartier Generale. Riprenderò il servizio attivo tra circa due anni." Lei sgranò gli occhi con un sorriso. "Hai un bambino? Ma é meraviglioso, congratulazioni!" Shinichi si illuminò. "Grazie; sì, ha poco piú di sei mesi." L'attimo seguente il suo volto si era di nuovo rabbuiato. "Avrei dovuto trovarmi lì, o allo Shiodome; se fossi stato io di guardia alla stanza di Atsumori allora forse..." "...allora forse Sumiko adesso sarebbe all'obitorio per identificare il tuo cadavere, tuo figlio avrebbe perso suo padre, io il mio migliore amico e in questo momento non avremmo piú né occhi né orecchie nella polizia." Razen spense il mozzicone nel posacenere espirando il fumo. "Sono d'accordo; é fondamentale che tu ricopra questo ruolo adesso, Shinichi. E in ogni caso, e questo vale tanto per te quanto per noi, l'ultima cosa che ora abbia senso fare é domandarsi se in qualche modo avremmo potuto impedire che tutto questo accadesse." Jin aveva posato la sua tazza sul tavolo e aveva fatto scattare l'accendino. "É sul presente che dobbiamo focalizzarci."
"Sì, avete ragione." Anche Shinichi bevve l'ultimo sorso di caffè. "Mi é parso di capire che tu abbia già un'idea delle circostanze in cui ti trovi" disse quindi rivolgendosi ad Hanami "perciò immagino che tanto per cominciare dovremmo metterti al corrente di quanto é successo nelle ultime due settimane." "Sì" affermò Jin voltandosi a guardarla "ieri sera le ho anticipato che ne avremmo parlato tutti insieme." Lei annuì. "Esatto, e mi ha spiegato che le cose non stanno proprio come sono state raccontate finora in TV e sui giornali." Razen si versò un altro po' di caffè con un sorriso amaro. "No, per niente."
A turno, lui, Jin e Shinichi cominciarono ad esporre ad Hanami i fatti senza tralasciare alcun particolare, decidendo però tacitamente di omettere – sarebbe stata una rivelazione troppo scioccante per lei, e inutile, almeno per il momento – che Razen fosse uno nonché il piú pericoloso dei sicari degli Yubiwa; una scelta saggia, perché via via che i ragazzi andavano avanti a parlare nella mente di Hanami continuava a prendere corpo la consapevolezza che da lì in poi nulla nella sua vita sarebbe piú stato lo stesso: fino a poche ore prima era una ragazza come tante che si districava tra il lavoro, i conti da pagare e il maledirsi per non aver ancora del tutto superato la rottura con uno che a malapena riusciva a ricordare di fare la spesa al supermercato, mentre ora nel suo salotto sentiva parlare di business multimiliardari, alleanze tra gangster, faide misteriose, falsi indizi, eventi che non erano piú qualcosa di distante con cui passare una serata davanti a Netflix, ma qualcosa di reale in cui era completamente coinvolta e in cui avrebbe dovuto fare la propria parte per il bene suo e di quello dei ragazzi lì seduti insieme a lei.
"...e questo è quanto." Concluse Shinichi. "É tutto chiaro?" "Sì...o almeno, credo di sì." Rispose Hanami con un lungo sospiro. "Qualcosa non va?" Jin si sporse in avanti per spegnere la sigaretta posandole con delicatezza l'altra mano sul ginocchio; Shinichi notò Razen assottigliare lo sguardo per un istante. "Te l'ho promesso, non permetteremo che ti accada niente." "No, non è questo..." replicò lei poggiando la tazza vuota sul tavolo "...è che suppongo di non avere molto tempo per abituarmi alla situazione."
"É così, purtroppo." Affermò Shinichi. "Sta a te infatti fare la prossima mossa ora." "Che cosa significa?" "Devi subito metterti in contatto con il dipartimento dichiarando la tua identità e presentandoti come testimone, in modo da ridurre al minimo il sospetto che tu stia dando rifugio a Razen e Jin o che tu sappia qualcosa su dove si trovano e per far sì che tu venga convocata a deporre per domani mattina." "Domani mattina?!" Ripeté Hanami nel panico. "Ma che cosa dirò? E come farò con..." "Che cosa ti ho detto in ospedale ieri sera?" La sovrastò Razen fissandola negli occhi; non si era resa conto di quanto la sua voce fosse simile a quella di Jin, solo era...piú tagliente. "Devi restare calma. Ti aiuterà lui a prepararti per l'interrogatorio." "Certo" la tranquillizzò Shinichi "e non solo, vedrò di fare in modo di essere io a condurre il colloquio così da archiviare il prima possibile il tuo nominativo nello svolgimento delle indagini. Non sarà difficile" proseguì poi rivolto a Jin precedendo la sua domanda "Gekko non avrà tempo di occuparsi di lei, con ogni probabilità sarà impegnato in qualche conferenza stampa insieme a suo padre cercando di non farsi linciare. Il Quartier Generale ha voluto tirare in ballo i media, e adesso balla."
"D'accordo, chiamo immediatamente." Si inserì Hanami. "Però c'è una cosa che non mi è chiara..." "Ti ascolto." "Come mai la polizia non deve avere alcuna informazione su di loro?" Chiese volgendo lo sguardo sui ragazzi. "Perché non possiamo fidarci di nessuno." Disse Razen prima che Shinichi potesse rispondere. "É questo che intendevi ieri sera? Quando mi hai detto che saresti rimasto di guardia perché dobbiamo essere prudenti?" Domandò quindi Hanami a Jin; lui annuì. "E dovremo continuare ad esserlo. Ideeremo un sistema che ci avvisi nel caso qualcuno tentasse di entrare in casa, così potrò farmi qualche ora di sonno anch'io e intervenire se necessario."
Fu in quel momento che Hanami si accorse che sul ripiano piú basso del tavolinetto era appoggiato un coltello dalla lama piatta e appuntita lunga circa una quindicina di centimetri: era d'acciaio, con il manico in legno rosso molto scuro alla cui base era finemente intarsiata una camelia in madreperla lucente.
Ancora quel fiore, pensò; ora capiva perché Jin le avesse detto di non preoccuparsi riguardo le armi, ma dove aveva tenuto nascosto quel coltello?
Avrebbe dovuto confortarla il fatto che non fossero totalmente indifesi, ma il pensiero di aver dormito per tutta la notte con un gangster armato nell'altra stanza la faceva sentire tutt'altro che serena.
Driiiin! Driiiin!
"É il mio." Hanami saltò giù dalla poltrona e corse in camera per prendere il cellulare riapparendo in salotto l'attimo dopo.
"É Ritsuko! Che diamine le racconto adesso?" Esclamò agitata sedendosi di nuovo sul bracciolo accanto a Jin. "È la mia migliore amica, il mio capo, non posso tenerla all'oscuro di tutto! E come faccio con il lavoro? Sono di turno domani, io..."
Tacque all'istante quando incrociò lo sguardo di Razen. "Va bene." Si rivolse a Shinichi cercando di mantenere i nervi saldi; non si accorse che Razen aveva sorriso leggermente. "Che cosa devo...ah, ecco, ha riagganciato." "Richiamala." Ordinò Shinichi. "Dille che ieri sera te ne sei andata perché eri sotto shock, che domattina dovrai parlare con la polizia e che da martedì tornerai a lavoro." "Martedì é il mio giorno libero questa settimana..." "Ok, allora da mercoledì, non importa. Finché non vedremo come evolve la situazione dovrai continuare a seguire la solita routine, intesi?" "Intesi."
La telefonata con Ritsuko richiese piú tempo del previsto.
Un'ora prima la polizia l'aveva rintracciata per via di Hanami mentre stava uscendo per andare a lavoro, ma non trovandosi in ospedale la sera precedente non aveva idea di quello che era successo ed era preoccupatissima per lei; seguendo le indicazioni di Shinichi però quest'ultima era riuscita a calmarla senza destare sospetti e subito dopo – era diventato essenziale, a questo punto – aveva contattato la polizia: avrebbe dovuto presentarsi al Quartier Generale il mattino seguente, alle otto in punto.
"Bene, almeno su questo fronte possiamo dire di avere tutto sotto controllo." Disse Jin al termine della conversazione rivolgendosi a Razen. "Adesso dobbiamo stabilire quali saranno le nostre, di prossime mosse, e per come la vedo io abbiamo due strade da seguire." L'altro accese le due sigarette che aveva infilato tra le labbra e ne passò una al fratello. "Suppongo che una preveda di uscire allo scoperto per provare che gli Yubiwa sono ancora in piedi e cercare di mettere gli Shori con le spalle al muro."
Jin annuì espirando il fumo. "Sarò io ad occuparmi di questo. Nessuno tra i nostri rivali sa che il nonno ci ha designato entrambi come suoi eredi, perciò, anche se dovrò coglierli di sorpresa, troveranno plausibile dover discutere con me oltre che con lo zio, dato che sono il fratello maggiore. Tu e Shinichi invece inizierete ad analizzare il fascicolo sull'omicidio di Hageshī, in modo da trovare prove concrete contro gli Shori che potremo utilizzare per cominciare ad accusarli qualora non riuscissimo a stanarli faccia a faccia..." "...ma soprattutto per avere la certezza che siano veramente loro i responsabili, visto che fin dall'inizio in questa storia c'é sempre stato qualcosa di molto strano. Sparare da un'auto in corsa e assoldare un cecchino non sono modus operandi tradizionali, per così dire, per non parlare della reazione della polizia e della presenza della nostra firma sui primi due cadaveri." Concluse Razen. "Riceverete il fascicolo questa settimana, giusto?" Chiese poi rivolto a Shinichi.
"Sì, é confermato per martedì, e venerdì avremo in mano anche quello su Kurosu." Rispose lui. "E a meno di ulteriori ritardi..." Esitò appena, incontrando lo sguardo degli altri due ragazzi. "Per quel giorno inoltre dovremo ricevere i risultati delle autopsie su vostro zio, Atsumori e Fumiaki e il rapporto della balistica su entrambi gli attentati. Mi sono già informato."
"Sabato si dovrebbero tenere i funerali, quindi." Razen fissò il fratello negli occhi dando un profondo tiro alla sigaretta; l'altro scosse la testa. "Non possiamo andarci insieme, Razen, e sai benissimo il perché. Potrebbero attaccarci di nuovo, non possiamo rischiare che ci uccidano entrambi." Fece una pausa soffiando lentamente fuori il fumo e dopo alcuni attimi riprese a parlare.
"Andrò io, e lì mi accorderò con Seihachi per indire l'incontro con le altre famiglie. Potrebbe esserci utile attendere qualche giorno; é possibile che senza alcuna notizia in giro su di noi i responsabili decidano di rivendicare le proprie azioni per ostentare la loro vittoria sugli Yubiwa e che quindi dovremo agire diversamente." Spense il mozzicone e continuò. "Nel frattempo così tu ti sarai ripreso, Shinichi avrà accesso a tutti i fascicoli e insieme potrete confrontarli per avere la panoramica completa della situazione. Sei d'accordo?" "Sì. Va bene." Dopo qualche istante Razen annuì ricambiando il suo sguardo; Jin non lo aveva detto, ma era implicito che un altro dei motivi per cui avesse scelto di assumersi il rischio di tornare ad essere un bersaglio era perché nel peggiore dei casi Hanami sarebbe stata molto piú al sicuro insieme a lui.
Questa intanto era rimasta in assoluto silenzio ascoltando i due fratelli ragionare; era impressionante la facilità con cui riuscivano a comprendere i pensieri l'uno dell'altro, ed era altrettanto impressionante come il sentir parlare Jin, con quella voce così controllata e avvolgente, sembrava rendere ogni cosa estremamente semplice.
"Shinichi, tu che ne pensi? Vedi controindicazioni?" Domandò Razen espirando il fumo mentre spegneva la sigaretta. "No, no, anzi. Per il momento direi che é questo il modo migliore di procedere." Rispose lui prima di rivolgersi a Hanami con un sorrisetto. "Bene, veniamo a noi adesso. Pronta a recitare?"
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Red Camellia
Mystery / ThrillerTokyo, 2018. Gli omicidi degli eredi di due tra le più influenti famiglie criminali della città seminano il caos tra i gangster della metropoli: tutto lascia intendere che gli Yubiwa, leader potenti e incontrastati, stiano a poco a poco eliminando a...