Cap.6 - Fuga

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La finestra esplose in una pioggia di vetri nel preciso istante in cui Fumiaki scattò dalla poltrona per lanciarsi verso Jin e Razen, che si gettarono a terra riparandosi la testa con le braccia.

"AAAAAAAAAHHHHHH!"

L'attimo seguente l'urlo di terrore di Hanami riecheggiò nella stanza.
Si era raggomitolata a terra contro il muro accanto alla porta riparandosi anch'essa il volto con le braccia, e quando aveva aperto gli occhi voltandosi lentamente verso il centro della stanza aveva visto il corpo di Fumiaki sul pavimento in un lago di sangue con il cranio quasi del tutto fracassato così come quello di Atsumori: il cecchino aveva sparato due proiettili in rapida successione che avevano centrato entrambi alla testa uccidendoli sul colpo; si guardò intorno, le pareti color crema che correvano sulla sinistra dietro al letto e alle sue spalle erano coperte di schizzi di sangue e residui di materia cerebrale, e abbassando gli occhi vide quello stesso sangue macchiarle le mani e la divisa.

"NOOOOOO!!!"

Jin e Razen avevano alzato lo sguardo: anche loro erano rimasti incolumi, e incuranti dei vetri e del sangue che allagava il pavimento si erano trascinati sui gomiti verso il cadavere del padre mentre dal corridoio iniziavano a risuonare le grida concitate degli agenti di guardia e del gruppetto di altri medici e infermieri di turno che erano subito accorsi per capire che cosa stesse succedendo.

"Abbiamo sentito un boato, c'é stata un'esplosione? Che cosa...maledizione, ma che..."
"Qui agente Mitarashi, codice rosso, il cecchino ha colpito, ripeto, il cecchino ha colpito!"
"Via, allontanatevi, questa é una scena del crimine; é necessario evacuare il prima possibile tutti i pazienti e spostarli in un'altra ala!"
"Yubiwa e il figlio sono stati assassinati, servono rinforzi immediati, passo!"
"Ricevuto, unità due in arrivo; a tutte le altre unità, abbiamo perso la visuale sul cecchino, circondate la zona intorno al palazzo!"

"Voi, che diamine state facendo?"

Kenzo, uno dei due uomini che Seihachi aveva affiancato agli agenti di polizia, era piombato nella stanza e si era rivolto ai due fratelli ora chini sul cadavere del nonno: era sulla sessantina, in carne, lavorava per gli Yubiwa da quasi quarant'anni ed era una delle loro guardie piú fidate e spietate.

"Quel grandissimo figlio di puttana è scappato, ma non é finita, dovete andarvene da qui!"

Jin e Razen posarono ancora una volta gli occhi sui corpi irriconoscibili di Atsumori e Fumiaki prima di scambiarsi un lungo sguardo: probabilmente non si sarebbero mai perdonati per quello che stavano per fare, e allo stesso modo né il padre né tantomeno il nonno li avrebbero perdonati se non lo avessero fatto.
Non c'era tempo per il dolore.
Okura non era stato solo una vittima accidentale della sparatoria allo Shiodome; anche se oltre a lui era rimasto coinvolto solo il nonno era palese che l'obiettivo reale era quello di mettere completamente in ginocchio gli Yubiwa, e nonostante la convinzione di Atsumori sul fatto che l'importanza del ruolo che entrambi ricoprivano nella famiglia fosse sottovalutata ormai non esisteva piú margine di errore: dovevano solo pensare a salvarsi, a salvare quel futuro che il nonno aveva già deciso di affidargli e che ora dipendeva interamente da loro.

"Da dove possiamo uscire senza che nessuno ci veda?" Chiese quindi Razen rivolto ad Hanami.
"Oh, io, ecco..." Era ancora seduta per terra, disorientata e spaventata. "Dallo...dallo spogliatoio delle infermiere a piano terra potreste uscire dal retro, attraverso la zona di scarico della biancheria..." "Bene, muoviamoci allora" replicò l'altro facendo un cenno al fratello "come ci arriviamo?" "Beh..." "Avanti, confettino, parla, come si raggiunge questo spogliatoio?" Insisté Kenzo. "É ... é difficile da spiegare..." rispose Hanami, nervosa "e poi per entrare serve il tesserino di riconoscimento..." "E allora perché diavolo ce ne hai parlato?" La apostrofò Razen; lei trasalì, volgendo senza volerlo lo sguardo su Jin. "Ti chiami...Hanami, giusto? Ti senti bene?" Domandò quest'ultimo leggendo la targhetta sulla sua divisa; lei annuì in silenzio. "Io sono Jin, e lui é Razen, mio fratello. Portaci laggiù, Hanami" proseguì lui porgendole la mano per aiutarla ad alzarsi "solo tu puoi farci attraversare l'ospedale senza farci notare da nessuno, e poi hai detto che servirebbe un tesserino, sbaglio?"

Lei lo osservò, esitante, mentre lui la fissava con quegli occhi scuri incredibilmente affascinanti.

Per l'amor del cielo, Hanami, lascia perdere. Sono due criminali.
Questo non puoi saperlo. Non hai idea di che cosa possano aver fatto.
E poi, da quando in qua ti importa di chi sia la persona che hai davanti se ha bisogno del tuo aiuto?
É vero, ma...
Sono solo due ragazzi, Hanami.
Ragazzi che hanno appena perso il nonno e il padre in un modo atroce, non dimenticheranno questa scena per il resto della loro vita e sicuramente neanche tu, e a quanto pare qualcuno sta venendo qui per ucciderli.
Proprio così, e aiutandoli potresti restare uccisa anche tu o renderti complice di chissà che cosa. Non ti immischiare.


"Allora? Ci darai una mano?"

La voce pacata di Jin, quasi irreale sopra il trambusto che si udiva dal corridoio mentre i due poliziotti davano istruzioni ai dipendenti dell'ospedale, la riscosse all'improvviso.

"Va bene." Rispose Hanami dopo qualche istante. "Vi aiuterò ad uscire."
Con la coda dell'occhio vide Razen alzare il sopracciglio; la stava ancora soppesando, si sentiva ancora sotto esame.

"Dovete essere invisibili, chiaro, confettino?" Ribadì Kenzo. "Non possiamo sapere se gli sbirri che arriveranno siano veri sbirri, quel bastardo potrebbe avere dei complici."
Si affacciò sulla soglia facendo loro segno di non muoversi e proprio in quel momento vide un gruppo di uomini in divisa svoltare l'angolo: si scambiò una rapida occhiata con il suo compagno quando scorse uno di loro mettere lentamente mano alla fondina, ma questo non fece in tempo ad estrarre a sua volta la pistola che l'altro lo uccise sul colpo mirandogli al petto; subito i medici e gli infermieri si gettarono a terra gridando, mentre i falsi poliziotti cercavano di avanzare lungo il corridoio ingaggiando uno scontro a fuoco con i veri agenti che si erano prontamente riparati dietro una lettiga vuota.

"Cielo, stanno arrivando, stanno arrivando!" Hanami si schiacciò contro il muro sgranando gli occhi, terrorizzata. "Dobbiamo raggiungere la porta di servizio a metà del corridoio, non ce la faremo mai!" "Sì che ce la faremo, invece" ribatté Razen afferrandola per un polso e fissandola negli occhi; lei sobbalzò di nuovo. "Devi stare calma, capito? Non ti accadrà nulla, ti proteggeremo noi. Jin, tu vai avanti, io uscirò per ultimo."

"Stanno arrivando, presto, scappate!" Ruggì Kenzo. "Vi coprirò io, non ero lì quando hanno sparato ad Atsumori e non ho potuto salvarlo adesso, ma ho giurato di morire per questa famiglia, e sarà così!"

A queste parole estrasse dalla giacca due pistole e si lanciò nel corridoio iniziando a sparare all'impazzata.

"ADESSO!!!!" Urlò Razen spingendo gli altri due fuori dalla stanza e precipitandosi dietro di loro; Takei e Mitarashi erano rimasti uccisi, un medico e due infermieri erano stati feriti mentre Kenzo era già riuscito ad abbattere due dei falsi agenti.
"VIA, VIA, VIA!!!" Continuò a gridare Razen mentre correvano lungo la parete del corridoio; Kenzo colpì un altro bersaglio all'inguine ma mentre cadeva a terra questo si voltò e mirò verso i ragazzi prendendo di striscio Jin alla spalla sinistra: avevano appena raggiunto la porta quando videro Kenzo schiantarsi sul pavimento per un proiettile sparatogli in pieno petto dall'ultimo uomo rimasto in piedi, anch'esso ferito, che prima di morire riuscì a colpire Razen dritto al fianco destro mentre chiudeva la porta alle loro spalle.

"AAARGH!!!" Gridò questo accasciandosi in ginocchio in cima alle scale premendosi la ferita.

"Oh, cazzo..." Jin si voltò e corse insieme a Hanami verso il fratello per sostenerlo. "Non puoi camminare in questo stato!" Esclamò quest'ultima. "Lascia perdere, avanti, dobbiamo muoverci, sta arrivando qualcuno!" Ribatté Razen rimettendosi in piedi e allontanandoli bruscamente; dal sesto piano volarono fino a piano terra e con il tesserino di Hanami riuscirono ad entrare nello spogliatoio delle infermiere, ma una volta dentro Razen sbiancò all'improvviso e crollò a terra rovesciando gli occhi.
"Maledizione!" "Razen!" Hanami e Jin si inginocchiarono di corsa accanto a lui; il proiettile lo aveva colpito immediatamente sopra il rene, aveva perso parecchio sangue e quando Hanami lo voltò per controllare il respiro videro che con la caduta si era ferito lo zigomo sinistro appena sotto la benda.
"Razen, svegliati, sono io, svegliati..." Jin gli prese il viso tra le mani scuotendolo leggermente, agitato. "Che succede? Sta morendo?" "No, ma devo intervenire al piú presto." Dichiarò Hanami. "Il proiettile va estratto il prima possibile, posso farlo a casa mia." "Non possiamo usare l'auto con cui siamo arrivati" disse subito Jin "saremmo troppo riconoscibili. Tu hai la macchina?" Hanami annuì. "Dammi un attimo." Si alzò fiondandosi verso il suo armadietto e un secondo dopo tornò con in mano le chiavi dell'auto, uno zainetto e una T-shirt a maniche lunghe.
"Questa rallenterà per un po' l'emorragia e terrà fermo il proiettile."
Arrotolò l'indumento e lo avvolse intorno alla vita di Razen annodando con forza le due estremità delle maniche appena sopra la ferita, dopodiché Jin tirò su il fratello caricandoselo in spalla e seguì Hanami che nel frattempo aveva rimosso le tracce di sangue dal pavimento: oltrepassarono quatti la zona di scarico della biancheria e invece di svoltare verso l'ingresso principale proseguirono verso il parcheggio dei dipendenti mentre dalla parte opposta le sirene della polizia continuavano a lampeggiare.

"Guido io, tu occupati di mio fratello." Jin fece segno ad Hanami di consegnargli le chiavi della piccola Mazda; lei gliele porse e si sedette vicino a Razen, che avevano disteso sul sedile posteriore. "Porca puttana...." Lo sentì mormorare non appena l'auto si mise in moto; aveva ripreso conoscenza.
"Sshh...tranquillo, siamo qui, andrà tutto bene..." sussurrò lei a sua volta stringendogli delicatamente la mano. "Le...pillole..." Razen svicolò dalla sua stretta e cercò a tentoni la tasca dei pantaloni. "Che cosa?" "Antidolorifici" rispose Jin al suo posto guardandosi intorno con attenzione mentre attraversavano il parcheggio "ne ha sempre un flacone in tasca, gli servono per il dolore alla cicatrice." Si scambiò uno sguardo fugace con Hanami nello specchietto retrovisore, non c'era bisogno di dire altro. "Non puoi prendere antidolorifici adesso, hai ancora in corso l'emorragia" Spiegò quindi Hanami a Razen tornando a stringergli la mano, ma anche stavolta lui la evitò, iniziando a lamentarsi sottovoce per il dolore. "Fanculo, cazzo..." "Starai meglio dopo che avrò estratto il proiettile, resisti, non manca molto..."
Non poté fare a meno di pensare che ce l'avesse con lei, dopotutto se non le avesse coperto le spalle adesso quella pallottola sarebbe stata conficcata nel suo fianco, non in quello di lui.
"Merda, il guardiano notturno" Jin rallentò, aveva scorto un'ombra dentro la guardiola illuminata in corrispondenza della barriera di uscita. "Prosegui, oggi é sabato, il tipo che sorveglia questa entrata nel weekend é quasi sempre fatto" replicò Hanami allungandogli di nuovo il tesserino "scommetto che sta comunque dormendo anche con questo rumore assordante." "É confortante sapere che l'ospedale assume persone così qualificate per il proprio lavoro." Jin alzò un sopracciglio e si sporse dal finestrino per strisciare il cartellino nel tornello ignorando l'acuta fitta al braccio da cui stava perdendo sangue; Hanami aveva ragione, il tizio stava russando in modo clamoroso con i piedi appoggiati sul tavolo e la testa ciondolante.

"Dov'é casa tua?" Chiese quindi schiacciando sull'acceleratore non appena si immisero nel viale. "Nakameguro" rispose Hanami. "Ti farò strada quando arriveremo."

Perfetto, un posto tranquillo, pensò Jin; era già un miracolo che fossero riusciti a fuggire, l'ultima cosa di cui avrebbero avuto bisogno adesso era ritrovarsi in una zona dove chiunque avrebbe potuto essere una spia delle altre famiglie, soprattutto con Razen ridotto in quel modo.

Sfrecciando a centotrenta all'ora per le strade di Tokyo in neanche dieci minuti avevano raggiunto il condominio dove abitava Hanami, proprio sulla via principale che attraversava il quartiere costeggiando la riva del fiume: Razen aveva sofferto in silenzio per tutto il tempo, Hanami lo aveva tenuto d'occhio durante il tragitto e lo aveva visto continuare a mordersi a sangue il labbro inferiore emettendo di tanto in tanto qualche lamento soffocato; non aveva piú provato ad avvicinarglisi, aveva la netta sensazione che non sopportasse il fatto di mostrarsi vulnerabile e che quello fosse il motivo per cui volesse evitare qualsiasi contatto con lei.

Scesero nel piccolo garage sotterraneo e accertandosi che non ci fosse nessuno salirono con l'ascensore al quinto e ultimo piano.

"Portalo nella stanza in fondo a destra, svelto" Disse Hanami a Jin una volta entrati nell'appartamento, lei lo precedette filando in bagno a prendere l'occorrente per estrarre il proiettile e comparve nella stanza pochi secondi dopo mentre l'altro faceva distendere Razen sul letto sul fianco sinistro.
Dopo averlo liberato dalla T-shirt utilizzata per rallentare l'emorragia Hanami aprì sulla coperta l'asciugamano bianco in cui aveva avvolto due paia di pinze, garze, il necessario per suturare e un flacone di alcool, e con le forbici gli praticò un sottile strappo alla base della camicia sfruttandolo per lacerarla del tutto in modo da poter lavorare sulla ferita senza impedimenti: la sua schiena era marmorea, senza alcuna imperfezione; le curve dei muscoli erano eccezionalmente disegnate e tutta la parte sinistra, dalla spalla fin sopra il fondoschiena, era ricoperta da uno straordinario tatuaggio raffigurante un intricato ramo di camelie scarlatte, di cui una inscritta in un anello dorato.

Cercò di mascherare il suo stupore. "Non ho anestetici qui, perciò temo che su questo dovrò improvvisare." "Usa...la cintura..." mormorò Razen; Hanami indossò i guanti alzando lo sguardo su Jin con un cenno di intesa e questo sfilò la cinta al fratello. "Sei pronto?" Gli domandò accovacciandosi accanto al letto, Razen annuì e la strinse tra i denti.

"MMMMMHHHH!!!! MMMHHHHH!!!"

Non appena Hanami allargò con una delle pinze il foro causato dal proiettile Razen cominciò a divincolarsi serrando la mascella sul cuoio: resistette fin quando l'altra riuscì ad afferrare la pallottola, ma subito dopo perse di nuovo conoscenza. "Eccola, ce l'ho" disse Hanami estraendola lentamente e lasciandola cadere sull'asciugamano; Jin si sedette a terra poggiando la testa contro il muro sospirando e si passò le mani sul viso e tra i capelli mentre Hanami procedeva con la disinfezione e la sutura della ferita.
"Fatto." Dopo qualche minuto anche lei si sedette sul bordo del letto, sfinita. "Il respiro e il battito sono regolari, il peggio é passato. Si sveglierà presto." Si fece forza per tirarsi su e cominciò a raccogliere sull'asciugamano gli strumenti e il resto del materiale che aveva utilizzato per medicare Razen; ad un tratto la sua attenzione fu catturata dallo squarcio che spiccava sulla camicia di Jin. "Ehi, ma anche tu sei ferito..." Si interruppe e gli si accucciò vicino esaminandogli il braccio. "Non preoccuparti, il proiettile mi ha solo preso di striscio." Rispose lui in tono esausto, ad occhi chiusi. "In realtà sarebbe meglio mettere un paio di punti anche qui, per sicurezza." L'altro si voltò a guardarla. "Sul serio, la ferita è abbastanza profonda." "D'accordo..." Acconsentì stancamente "Credi che prima però potremmo bere qualcosa di forte?" Hanami accennò un sorriso. "Questa non è affatto una cattiva idea. Aspettami qui, torno subito." "Grazie."

Jin la seguì con lo sguardo dirigersi verso la porta, e quando uscì dalla stanza si passò di nuovo le mani sul viso chiudendo gli occhi con un altro, lungo sospiro.

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