Cap.12 - Okutama, pt.1

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Jin era seduto a terra con la schiena appoggiata ai piedi del letto, assorto, aspirando profondamente il fumo di una sigaretta con lo sguardo rivolto verso il soffitto: intorno a lui la camera sembrava un campo di battaglia, disseminato di tazze, bicchieri e pacchetti vuoti di sigarette, contenitori di cibo da asporto e pile di consunte e ingiallite copie di vecchi giornali sparse su tutto il pavimento.

Erano quasi tre giorni ormai che era barricato insieme ad Hanami in quel minuscolo bed&breakfast nella piazzetta di Okutama– l'unico del villaggio – e nonostante le loro pressoché ininterrotte ricerche ancora non erano stati in grado di individuare alcuna traccia che potesse aiutarli a scoprire che cosa potesse essere accaduto in quel paesino di così importante da aver cambiato per sempre la vita del nonno e aver dato inizio alla faida che coinvolgeva da decenni gli Yubiwa e gli Shori.
Non era ancora il momento di parlarne con lei, ma stava cominciando a pensare che quel viaggio si stesse dimostrando soltanto un'inutile perdita di tempo.
Eppure ne era certo, era certo che fosse quella la pista giusta da seguire; prima che lo zio gli esponesse la sua teoria aveva già avuto il sospetto che le risposte che cercavano potessero celarsi in qualche evento significativo del passato di entrambe le famiglie...
Si fidava del suo intuito. E allora perché diavolo erano ancora al punto di partenza?

"Brrr, fuori fa un freddo assurdo; sai quanti gradi segna il termometro del piano di sotto? Cinque, quando a Tokyo é già praticamente estate, riesci a crederci? E comunque, basta, é ufficiale."
Hanami entrò nella stanza e si diresse al tavolo vicino alla finestra per lasciare il sacchetto di carta che teneva in mano. "Odio quest'affare."
Si liberò della parrucca lanciandola sul letto e si buttò a testa in giù cominciando a ravvivarsi i capelli. "Aaah, ecco. Molto meglio." Jin fece un mezzo sorriso vedendola rialzarsi gettandosi la lunga e voluminosa chioma dietro le spalle e sistemarsi la frangetta. "Già. Il rosa ti dona decisamente di piú."
L'attimo dopo la sua espressione si era di nuovo incupita. "Ancora niente, vero?" Gli domandò quindi l'altra togliendosi il cappotto beige; lui scosse la testa ed espirò il fumo, spegnendo il mozzicone. "Ho appena finito di controllare la pila del mese di Agosto. Niente di niente."
"Non pensi che forse stiamo sbagliando qualcosa?" Hanami si sedette sul pavimento accanto a lui porgendogli un paio di bacchette e un contenitore fumante di ramen. "Mi dispiace, gli yakitori erano finiti. Ho pensato che potesse andar bene anche per te." "Ma certo, grazie. Non lo so, ad essere onesti." Rispose Jin. "O meglio, se anche fosse così, non riesco a capire che cosa, stiamo sbagliando. Dobbiamo reperire informazioni su un fatto avvenuto quasi sessant'anni fa in un piccolo villaggio e in cui furono implicati dei gangster, mi sembrava un piano sensato quello di spacciarsi per una coppia di scrittori in cerca di ispirazione e prendere in prestito dal municipio i periodici locali dell'epoca per esaminare le prime pagine. Ma se tu hai un'idea migliore, sono prontissimo ad ascoltarla." "Mmh, no, su questo sono d'accordo" replicò Hanami soffiando su una porzione di noodles incandescenti "mi riferivo al fatto che magari potremmo essere andati un po' troppo indietro con gli anni, ecco perché non riusciamo a trovare nulla."
"No, ne sono abbastanza sicuro." Jin bevve un sorso di brodo e proseguì. "Ripensa a ciò che ti ho raccontato sul nonno. Partì per Tokyo in cerca di fortuna e in qualche modo riuscì ad entrare in contatto con gli Shirosama, la famiglia di mia nonna, iniziò a lavorare per loro come sicario e subito dopo il matrimonio prese in mano il controllo del business di Ueno alla morte del padre di lei. Parliamo del 1965, perciò é verosimile pensare che il nonno possa essere arrivato in città nel 1960, probabilmente pochissimo tempo dopo che avvenne il fatto su cui stiamo indagando. La pensi diversamente?"
"No...no, hai ragione." Concordò Hanami dopo aver riflettuto per alcuni istanti. "Non ci resta allora che riprendere con la nostra ricerca."

Continuarono a cenare in silenzio, e una volta finito di mangiare Jin si accese un'altra sigaretta appoggiandosi di nuovo con la schiena ai piedi del letto, ad occhi chiusi.
Hanami lo guardò espirare lentamente il fumo dal naso; le occhiaie piú marcate del solito, il cardigan aperto sopra la canotta bianca che lasciava intravedere il tatuaggio sul pettorale, i capelli scompigliati con qualche ciuffo a ricadergli sul viso: stava andando avanti a rimuginare, nonostante la stanchezza, e fino a quel momento Hanami non si era mai resa conto di quanto potesse essere ipnotico osservare qualcuno pensare.
Senza neanche sapere che cosa stesse facendo gli si avvicinò e gli si accoccolò accanto posandogli la testa sul torace; quel gesto lo stupì, ma Jin non lo diede a vedere: rimase ad occhi chiusi, cercando la sua mano e facendo scivolare piano le dita tra quelle di lei come se per entrambi fosse la cosa piú naturale del mondo. "Jin." Sussurrò Hanami dopo alcuni attimi. "Dimmi." "Ce la faremo, vedrai." "Grazie." Replicò lui; la sua voce era talmente profonda che la sentì palpitare nello stomaco. "Di nulla, sto dicendo sul serio. E poi, che razza di finta fidanzata sarei se non mi impegnassi a sostenerti?" Lo sentì sorridere contro i suoi capelli. "Giusto."

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