Capitolo 14

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A un paio di giorni di distanza dal disastroso scontro con i Midnight Devils la situazione era all'apparenza calma sebbene nascondesse la frustrazione e il malcontento dei Blue Dragonflies.

Il funerale di Dean era stato davvero commovente, l'intera gang gli aveva dato l'ultimo saluto con in sottofondo il pianto disperato dei suoi famigliari. E alla fine erano rimasti tutti con l'amaro in bocca e un senso di malinconia nel cuore.

Ciononostante avevano cercato di metterci una pietra sopra e andare avanti, tutti tranne Alexander che, Diana lo sapeva, si sentiva colpevole.

Dopo la funzione i Blue Dragonflies si erano riuniti nel loro punto di incontro dove avevano ricordato assieme l'amico che avevano perso, con aneddoti divertenti e tonnellate di alcol.

Diana aveva provato a parlare con Alexander, ma il ragazzo in un attimo si era completamente volatilizzato e non era riuscita più ad individuarlo.

Sperava soltanto che non fosse così ubriaco da perdersi tra le stradi.

I gemelli tornarono a casa intorno alle sei del pomeriggio, e anche se non avevano fatto nulla di particolare quella giornata era stata così intensa che erano entrambi stravolti.

«Mi cambio prima io!»

Diana si fiondò nella camera che condivideva con suo fratello.

«Cosa, no! Non è giusto, anche l'altra volta ti sei cambiata prima tu!»
Le urlò dietro Giulio con rabbia.

La ragazza non ci impiegò molto, sostituì il vestitino nero con una tuta e poco prima di uscire dalla stanza osservò preoccupata il cielo scuro pronto a scatenare pioggia e lampi.

«Perchè scusa? Dov'è Alex?»
Sentì Giulio chiedere non appena aprì la porta del sua camera.

Diana si arrestò, capì immediatamente che l'interlocutore del suo gemello deveva essere Dustin, che probabilmente era appena arrivato.

«Al cimitero, sulla tomba di Dean. Si rifiuta di muoversi da lì, e non vuole ascoltare nessuno.»
Sbuffò rassegnato Dustin.

Compreso che la conversazione era finita, la ragazza scese le scale, dando occasione a Giulio di andare a cambiarsi.

«Come sta?»
Chiese a Dustin.

Si pentì subito di quella domanda, era ovvio che Alexander non stesse bene.

Il suo fratellastro non rispose, si limitò a scuotere la testa per poi sparire al piano di sopra, lasciandola da sola in cucina.

Un tuono scosse la casa, e poi una serie interminabili di gocce d'acqua iniziò a venir giù dal cielo, un temporale in piena regola.

Il pensiero di Alexander fuori sotto quella pioggia torrenziale – tanto più che non era in sé – fece agire prima il suo corpo e poi la sua mente.

Infatti prima ancora di rendersene conto Diana stava correndo sotto la tempesta senza un ombrello e con a malapena il giubbotto a riscaldarla.

Ritornò in sé davanti l'entrata del cimitero, ma ormai di tirarsi indietro non se ne parlava proprio. Avanzò lentamente tra le lapidi e se non fosse stata sicura che l'ombra scura, distorta dalla pioggia, davanti la tomba di Dean fosse Alexander sicuramente lo avrebbe scambiato per uno spettro.

«Che ci fai ancora qui?»
Lo interrogò furiosa.

Lui si girò lentamente verso di lei, il suo sguardo era vacuo, la stava guardando ma Diana non era sicura che la stesse vedendo.

«Ti ammalerai, Ane.»
Mormorò lui.

La ragazza fece qualche passo verso di lui.

«Anche tu deficiente, torna a casa!»

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