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-"Socia godetevi la vacanza ancora per qualche giorno. Io sono dovuta ripartire per aiutare i miei. Mio padre purtroppo non sta tanto bene" dico facendo l'audio mentre sono nel locale dei miei. Sono arrivata ad Istanbul dopo aver preso il primo volo disponibile da Bodrum, lasciando a dormire il mio quasi ex marito.
Ormai siamo ai ferri corti ed é giusto divorziare.
La chiamata di mia madre é giunta al momento giusto per poter scappare a gambe levate da Bodrum e da Berk, che la sera prima se ne uscito con certe dichiarazioni.
Berk che insiste nel chiamarmi e mandare messaggi preoccupati.
-"Ecco a te Rasit, goditi il pranzo" dico al signore a noi affezionato che é nella pausa pranzo insieme ad altri due signori.
Mio padre purtroppo ha avuto un problema di pressione dovuto al troppo stress e ora é a casa a riposare.
-"Grazie cara Gin" ringrazia Rasit sorridente.
-"Mamma, dobbiamo trovare qualcuno che vi aiuti. Non potete continuare solo voi due questa vita" dico a mia madre preoccupata mentre siamo in cassa e il locale ormai é quasi vuoto.
-"Lo so tesoro. Credo sia arrivato il momento. Troveremo qualcuno" dice rassegnata e facendo un accenno di sorriso.
-"Tuo marito?" chiede poi seria.
-"É a Bodrum mamma. Ieri abbiamo festeggiato tutti il suo compleanno e appena mi hai chiamata sono corsa" dico seria mantenendo la facciata della tranquillità.
-"Va tutto bene tra di voi?" indaga seria.
-"Certo mamma. Stai tranquilla. Vado di là a lavare e a mettere in ordine" dico per dileguarmi dalle sue domande. Lei sospira come se non se la sia bevuta ma rimane zitta lasciandomi andare.

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-"Shhh, é di là. Fai piano" sussurra la madre di Giny indicandomi la porta della sua vecchia camera a casa dei suoi genitori. So che ha lavorato tutta la giornata dai racconti di Fulya e che suo padre non sta bene.
-"Grazie" sussurro appena prima di abbassare la maniglia e aprire la porta lentamente ed entrare in punta di piedi per poi richiudere la porta alle mie spalle. Ginevra dorme nel suo piccolo letto tutta raggomitolata sul fianco destro e una luce fioca illumina la stanza. Poggio il mazzo gigantesco di rose rosse sulla sua scrivania e mi allungo accanto a lei stringendomi al suo corpo e rimanendo vestito. Ginevra mugugna qualcosa nel sonno e poi sbuffa girandosi con la delicatezza di un elefante e spingendomi via. Cado di schiena sul pavimento ed impreco per il dolore mentre lei ora é seduta sul letto che si stropiccia gli occhi in stato confusionale.
-"É solo un incubo" dice allungandosi di nuovo e sospirando. Mi alzo in piedi sedendomi sul letto.
-"Sono reale Giny. Sono qui" dico a bassa voce.
-"Che diavolo ci fai qui, a casa dei miei?" dice ora severa coprendosi gli occhi. Le tolgo le mani dagli occhi e la fisso mentre mi allungo accanto a lei di nuovo.
-"Sono venuto perché sono preoccupato per te e per tuo padre Giny. Non ti lascio sola" dico serio.
-"Divorzieremo Berk" dice seria.
-"Non succederà" rispondo serio.
-"Invece si" risponde irremovibile.
-"Invece no" dico duro.
-"Ti dico di sì Berk. Ficcatelo bene in testa" risponde duramente.
-"No. Ficcatelo bene tu in quella testolina" controbatto serio.
-"Non voglio stare con te" mi annienta con queste parole appena sussurrate. Rimango a fissarla con un nodo in gola che mi strangola e un peso sul petto.
-"Yaman mi ha messa in contatto con un suo amico avvocato. Domani lo incontro" continua a bassa voce.
Ancora questo Yaman Kirimli. Il suo cliente ricco affezionato, sono diventati amici adesso.
-"Io non voglio il divorzio" dico serio fissando i suoi occhi stanchi.
-"Vattene Berk" dice seria allungandosi di nuovo e dandomi le spalle. Sospiro e mi allungo accanto abbracciandola da dietro ed incatenandola a me. Respiro il suo profumo buono chiudendo gli occhi mentre lei nemmeno respira.
-"Non me ne vado senza mia moglie" sussurro e poi le bacio una spalla.
-"Divorzieremo Berk" sentenzia e poi cala il silenzio. Rimango zitto con un senso di un'inquietudine addosso e poi chiudo gli occhi.

Il mattino dopo mi sveglio solo nel letto e la paura che mi serpeggia nelle vene. Guardo l'orologio e sono le undici del mattino. Salto giù dal letto ed esco fuori dalla camera di Ginevra avviandomi verso il soggiorno e trovo il padre seduto sul divano a guardare la televisione.
-"Buongiorno figliolo. Hai riposato?" chiede con il sorriso. Sorrido appena con l'angustia addosso che preme su ogni mio nervo.
-"Buongiorno papà. Si, ho riposato un pò. Tu come stai?" chiedo a mio suocero.
-"Meglio. Sto riposando e mi sto annoiando. Tua moglie è al locale da un pezzo" dice con il sorriso.
-"Si, immaginavo" dico con il sorriso.
-"Allora vado. Riguardati" lo saluto con la fretta di andare da mia moglie a pochi metri da qui.
-"A presto. Corri, corri" dice ridacchiando e facendomi sorridere mentre mi avvio verso l'ingresso.
Esco in tutta fretta e raggiungo a piedi il ristorante italiano ed entro dal retro.
Trovo Ginevra in cucina intenta a cucinare qualcosa. Si gira di scatto quando sente la porta chiudersi.
-"Buongiorno" la saluto a disagio avvicinandomi a lei. Mi lancia un'occhiataccia senza nemmeno rispondermi e continua a fare quello che stava facendo. Mi avvicino di più cercando di avvolgere le braccia intorno al suo corpo ma me lo impedisce spostandosi.
-"Sono stata dall'avvocato questa mattina. Ho avviato le pratiche del divorzio" dice soltanto, pugnalandomi con le sue parole. Rimango impietrito e senza parole.
-"È questo quello che vuoi? Davvero?" dico con un filo di voce fissandola. Lei si gira a guardarmi con sguardo serio e convinta, irremovibile.
-"Si, è quello che voglio" dice severa e torna a girarsi verso i fornelli. Annuisco in silenzio abbassando la testa, mi giro e vado via dal locale con l'anima ferita.
Non può finire così, non può finire tutto così subito ora che l'ho trovata.
Io non sono pronto, non voglio.

COLPA DI UN TURCODove le storie prendono vita. Scoprilo ora