19

2K 62 12
                                        

QUALCHE GIORNO PIÙ TARDI....

Sono una donna libera ora.
Ho passato giorni infernali tra il dolore della separazione da mio marito e il lavoro intenso e questa sera c'è anche la mostra dell'artista tedesco al museo dell'arte.
Guardo Berk Tekkin per qualche secondo mentre usciamo dal tribunale e veniamo invasi dalla folla di giornalisti e fotografi. Berk senza pensarci due volte avvolge il braccio intorno al mio corpo in senso di protezione e mi porta via, tacendo e scortandomi verso il primo taxi che passa. Salto sul taxi che parte quasi sgommando quando vede la calca di giornalisti e mi giro a vedere il mio ex marito risucchiato da quelle belve assatanate di gossip.

*******

-"Quindi possiamo dire conclusosi il vostro matrimonio" dice una giornalista.
-"Esatto" dico serio e con il cuore che sanguina mentre cammino verso la mia automobile.
-"Ora potrà pensare realmente ad Ayse" dice un fotografo.
-"Siamo amici. Punto" dico severo prima di salire in macchina e mettere in moto.
Parto quasi sgommando pur di allontanarmi da queste sanguisughe maledette.
Mi dirigo verso casa dei miei con un senso di dolore al petto e la testa frastornata.
Arrivato a casa dei miei, mio nonno mi accoglie piangendo. Ha sempre creduto nel mio matrimonio. Mio padre è anche lui triste mentre la sola ad essere felice è mia madre che mi accoglie tutta sorridente insieme ad Ayse.
Ayse mi abbraccia stretto, felicissima.
-"Finalmente sei mio" sussurra al mio orecchio. La stacco delicatamente e sorrido a disagio andandomi a sedere accanto a mio nonno.

*******

-"Ginevra abbiamo visto Ayse già a casa Tekkin questa mattina. Possiamo dire che ci sarà subito un matrimonio tra il suo ex marito e la sua amica storica?" chiede una giornalista facendomi ribollire il sangue nelle vene mentre salgo i gradini del museo.
-"Quello che riguarda Berk Tekkin non sono più affari miei. Siamo rimasti buoni amici. Tutto qui. Buona serata" tronco andando via con un macigno sul cuore.
-"Finalmente sei arrivata" dice sospirando Fulya.
-"Si, scusami. Ero passata prima a vedere come stava mio padre e c'era traffico per strada" dico avanzando insieme a lei lungo il corridoio pieno di persone.
I miei genitori alla fine hanno saputo da me stessa la notizia del divorzio il giorno dopo che Berk aveva firmato i documenti e sono rimasti molto dispiaciuti. Gli volevano davvero bene come se fosse loro figlio.
Raggiungiamo la sala allestita e sorrido ad Alfred Günter, l'artista della serata.
-"Alfred" lo saluto stringendogli la mano.
-"Bellissima Ginevra" mi saluta con il suo accento tedesco ed un mega sorriso. È un uomo sulla sessantina d'anni, alto, magro come una canna e capelli lunghi e mossi  tra il biondo chiaro ed il bianco.
-"Cosa te ne pare?" dico riferendomi all'allestimento della sala.
-"Siete straordinari" dice felice. Sorrido divertita e i miei occhi catturano la presenza di Yaman Karamli vestito di tutto punto a bordo sala che parla con due uomini mentre è affiancato dal suo braccio destro Nedim.
-"Grazie Alfred. Controllo in giro se tutto fila liscio. Goditi la serata" dico sorridendo prima di allontanarmi e dirigermi verso l'esterno della sala e percorrere il corridoio che mi porta sul retro.
-"Ginevra" sento una voce chiamarmi. Sorrido e mi giro ritrovandomi a pochi passi Yaman, con il suo abito scuro e la camicia nera appena sbottonata.
-"Yaman" lo saluto avanzando di un paio di passi.
-"Quindi è vera la notizia?" chiede serio. Alzo le spalle ormai rassegnata.
-"Già...." riesco solo a dire.
-"Ok, meglio non parlarne. Vieni, andiamo a prendere una boccata d'aria" dice prendendomi sottobraccio e portandomi sul retro.
Quando usciamo all'aria aperta troviamo i ragazzi del catering che stanno lavorando e trovo uno dei miei ragazzi a controllarli.
-"Non mi sembra il caso qui. Vieni con me" dice avviandosi di nuovo verso l'interno con me sempre sottobraccio e prendiamo l'ascensore salendo fino all'ultimo piano. Quando usciamo ci ritroviamo su un pianerottolo vuoto ed una sola porta. Yaman la apre ed usciamo su un terrazzo gigante tutto arredato con una copertura in legno, un angolo bar ora non funzionante e tanti tavolini e poltroncine in vimini mentre ci sono tantissime cascate di piccole luci gialle. Da qui si vede la città, anche se siamo contornati di palazzi moderni.
-"Vedo che sei rimasta senza parole" dice sorridendo. Lo guardo per un attimo e poi continuo a guardarmi intorno meravigliata.
-"È bellissimo qui sopra" dico a corto di parole.
-"Si, è vero. È incantevole" dice fissandomi intensamente mentre siamo ancora a braccetto e la sua mano è poggiata sulla mia mano che avvolge il suo bicipite.
Mi stacco a disagio e mi siedo su un divanetto seguita da lui che si siede comodo accanto a me allungando un braccio dietro di me.
-"Come stai?" mi chiede lapidario. Lo guardo per un attimo sorridendo amaramente prima di tornare a fissare davanti a me il vuoto.
-"Uno schifo Yaman. Fa malissimo" dico con un filo di voce.
-"Passerà. Vedrai che starai presto meglio e sarà un ricordo lontano" dice serio. Lo guardo e rido divertita per l'assurdità che ha appena detto.
-"Non so se passerà mai. È l'amore della mia vita. È colui che ho sposato di getto senza nemmeno pensarci perché è sempre stato il mio idolo che amavo" dico con il sorriso sulle labbra e il cuore che fa malissimo.
-"Ma devi andare avanti, voltare pagina" dice Yaman serio. Sospiro e poggio la schiena contro lo schienale della poltroncina appoggiando la testa sulla sua spalla.
-"E come si fa?" dico sconfortata. Yaman sospira e poggia la testa contro la mia avvolgendo le mie spalle con il suo braccio.
-"Lavorando intensamente, uscendo, svagandoti e magari troverai qualcuno di interessante di cui potresti perdere la testa" dice serio.
-"Sembra tutto così facile" dico ironica.
-"Basta volerlo cara" dice divertito.
-"Non so se ci riuscirò" dico sospirando.
-"Ci riuscirai" dice convinto.

COLPA DI UN TURCODove le storie prendono vita. Scoprilo ora