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Guardo il ristorante totalmente vuoto, chiuso e aperto solo per me, totalmente addobbato con mazzi di rose bianche, petali bianchi e candele sperse per tutto il locale, insieme a delle composizioni di palloncini bianchi a cuore e un quartetto di violinisti pronti a suonare.
Sono agitatissimo.
È arrivato il mio momento. Il momento tanto atteso.
Chiedere di sposarmi ad Ayse. Voglio che sia mia moglie e ne voglio approfittare adesso visto che Murat è all'estero.
Ho indossato uno smoking nero per l'occasione, uno della linea della donna che amo.
Vedo l'ascensore attivarsi e i violinisti iniziano a suonare quando dalle porte trasparenti dell'ascensore fuoriesce una Ayse parecchio sorpresa guardandomi confusa e sorridente. Si guarda intorno e continua ancora a sorridere.
La raggiungo baciandola sulle guance e prendendola per mano.
-"Ben arrivata tesoro" le dico dolcemente ed emozionato mentre sento il cuore battere impazzito.
-"Grazie. Berk?" chiede sorpresa. Le sposto la sedia e la faccio accomodare al tavolo addobbato con un mazzo di rose rosse, petali sparsi e candele bianche accese. Mi accomodo anch'io e le prendo la mano.
-"Volevo che cenassimo insieme. Volevo che fossimo solo io e te Ayse" dico serio.
-"E ci sei riuscito benissimo. È tutto bellissimo qui" dice sorridendo guardandomi e poi guardandosi intorno.
-"Ayse sai quanto ti voglio bene. Quante volte ti ho supportato nella vita e quante altre volte lo farò. Sei parte della mia vita..." dico emozionato ma vengo interrotto dal suo cellulare che squilla.
-"Scusami, è Murat" dice sorridendo e rispondendo.
-"Murat?" risponde sorpresa. Le mollo la mano e sospiro frustrato.
-"Sei tornato?" dice ancora più sorpresa facendomi incazzare.
-"Arrivo subito" dice contenta e riattacca. Ora sono davvero incazzato nero.
-"Perdonami Berk. Devo andare" dice Ayse alzandosi.
-"È tornato quindi" dico deluso.
-"Si. Mi dispiace per tutto" dice prima di andare via velocemente. Rimango qualche secondo seduto con una rabbia accecante addosso e poi mi alzo di colpo raggiungendola.
La blocco prima che sale sul taxi prendendola per un braccio.
-"Ferma un attimo" dico con rabbia spiazzandola.
-"Devo andare Berk" dice seria.
-"Tu scappi sempre. Corri sempre da lui appena ti scrive o ti chiama" dico con rabbia ad alta voce.
-"Lo amo Berk. Non posso farci nulla" dice con occhi lucidi.
-"Io ho organizzato tutto questo per te questa sera. L'ho fatto per noi Ayse" urlo disperato con il cuore a pezzi.
-"Mi dispiace Berk devo andare" dice piangendo.
-"Non sai quello che provo per te e quello che sto provando in questo momento. Avevo intenzione di chiederti....aaaaaaaaahahhhhhh lasciamo perdere. Vattene! Corri via!" urlo come un dannato mentre lei sale sul taxi e dopo un secondo va via.
Sono un fottuto imbecille.
Rientro dentro al ristorante e dico di lasciar perdere tutto e di mantenere segretissima la serata.

*******

-"Alì domani non ci sarò per tutto il giorno. Se arriva qualcosa per me fallo ritirare da Fulya o i ragazzi" dico ad Alì nell'atrio del grattacielo, pronta a tornare a casa visto l'orario.
Sono quasi le due di notte e mia madre ha già chiamato tipo una decina di volte.
-"Giornata dai tuoi?" chiede divertito. Alzo gli occhi al cielo e sbuffo.
-"Mmmm come ogni settimana, lo sai" dico scocciata. Alì sorride divertito.
Berk Tekkin rientra nel palazzo con una faccia scura senza nemmeno salutare, tirando dritto.
Qualcosa è andato storto.
Vorrei rincorrerlo per chiedergli com'è andata, ma mi faccio i fatti miei dopo aver visto il suo cattivo umore.
-"Buonanotte Alì" lo saluto.
-"Buonanotte Ginevra" mi saluta  il portiere ed esco fuori, nella quasi calma notturna.
Il mio telefono squilla per l'ennesima volta e guardo chi mi sta chiamando.
Berk Tekkin.
-"Berk?" rispondo sorpresa.
-"Sei andata via?" chiede con voce stanca e calda.
-"Sono sotto il palazzo" dico guardando verso l'alto, verso l'ultimo piano, tant'è che mi viene una vertigine.
-"Ti va di salire da me un attimo?" chiede quasi con dolcezza ma noto una linea di sofferenza. Rimango immobile mentre il cuore pompa furioso lasciandomi confusa.
-"Ginevra?" mi richiama all'attenzione.
-"Perdonami. Si, certo. Che piano?" rispondo subito in imbarazzo.
-"Ultimo piano" dice serio.
-"Arrivo" dico prima di riattaccare. Passo dai garage e prendo l'ascensore fino all'ultimo piano per non farmi vedere da Alì, primo perché farebbe tremila domande sul perché sono tornata indietro, secondo perché mi controllerebbe e terzo si farebbe i film mentali se scoprisse dove sono diretta.
Busso alla porta dell'attico e dopo qualche istante si apre e compare Berk Tekkin in tuta e maglietta bianca a maniche corte da mettere in mostra il suo bel fisico. Mi sento in soggezione in questo momento.
-"Salve" saluto timidamente.
-"Ciao" saluta sorridendo e guardandomi con quegli occhi scuri.
-"Vieni, accomodati" dice con la sua voce sexy e profonda, ma triste. Passo accanto a lui respirando il suo profumo costoso e attendo che chiuda la porta.
Ancora non riesco a credere di essere a casa di Berk Tekkin. Mi tremano forte le gambe dall'emozione.
-"Come mai questa chiamata?" chiedo curiosa seguendolo nel soggiorno lussuoso.
Ha la casa arredata totalmente in stile moderno con mobili neri lucidi e qualcuno bianco, divani grandi lussuosi e tavolo da pranzo anch'esso nero lucido e vetro. La cucina è comunicante con il soggiorno ed è tutta acciaio, bianca e nera. Alle pareti sono appesi quadri importanti e una vetrata enorme occupa tutto il soggiorno e si affaccia sulla città.
-"È andato tutto male" dice buttandosi sul divano. Mi siedo poco distante da lui confusa mentre lo guardo e butto la borsa a terra insieme alla borsa del lavoro fregandomene del portatile e del tablet.
-"Che significa?" chiedo seria.
-"Non ho fatto la proposta. Siamo stati interrotti" dice arrabbiato.
-"Abbiamo sbagliato qualcosa noi?" chiedo subito preoccupata. Lui sorride appena, guardandomi per un attimo.
-"No, non è stata colpa vostra Ginevra, anzi era tutto così meraviglioso e perfetto. Siete riuscite ad organizzare il tutto in modo impeccabile in così poco tempo. È colpa dell'uomo che ha chiamato Ayse" dice serio e con rabbia  stringendo le mani a pugno.
-"Non capisco" dico confusa.
-"Ayse è innamorata di un vecchio amico nostro. È sempre stata innamorata di lui e pensavo rinsavisse mentre era all'estero e che sposasse me" dice furibondo.
Sbuffo grattandomi la fronte e sentendomi in totale disagio.
-"Mi dispiace tanto Berk" dico sincera e non sapendo cosa dire. L'attore mi guarda e poi sorride.
-"Perdonami. È notte fonda e tu stavi tornando a casa a riposarti" dice preoccupato ora. Sorrido e istintivamente poggio la mano sulla sua, ancora chiusa a pugno e che rilassa subito. Tolgo subito la mano accorgendomi del gesto che ho appena fatto e mi sistemo un bracciale al polso che si era girato sentendomi un'idiota.
-"Tranquillo. Domani ho la giornata libera" dico sorridendo.
-"Non lavori?" chiede confuso.
-"Lavorerò di nascosto ai miei ovviamente. Un giorno a settimana lo dedico ai miei genitori e non ci sono per nessuno" dico sorridendo e pensando a loro.
-"Fai bene. Servirà anche a farti staccare un pò dalla routine" dice sorridendo.
-"Si, per mettermi a lavorare nel loro ristorante" borbotto già pensando a cosa mi aspetterà.
-"Ristorante?" chiede divertito.
-"Si nel loro ristorante italiano" dico e descrivendogli la zona in cui si trova e dove abitiamo. Berk rimane sorpreso e sorride.
-"Prendi del thè?" chiede alzandosi.
-"Più che thè berrei un bel vino per rilassarmi, ma vista l'ora va benissimo il thè grazie" dico sorridendo ed alzandomi anch'io per seguirlo in cucina.
In Turchia abbiamo sempre i bollitori accesi e pronti per il thè.
Berk versa il thè in due bicchierini di vetro con tanto di piattino, anch'esso in vetro, e ci sediamo all'isola.
-"Non ti ho mai vista qui nel palazzo in tutti questi anni" dice sorpreso. Sorrido perché sono sorpresa anch'io della cosa.
-"Nemmeno io. Non sapevo abitassi nello stesso palazzo in cui lavoro" dico ridacchiando.
-"Ho temuto che starnazzassi come le altre donne come quando mi vedono" dice ridendo. Rido divertita scuotendo la testa.
-"Ho starnazzato dentro di me, tranquillo" dico ridendo e facendolo ridere.
-"In realtà sei come una persona qualunque, solo che sei parecchio famoso e odio quando le donne iniziano a strillare quando vedono qualcuno di famoso. Rispetto solo  la tua privacy " dico sincera e seria.
-"Grazie" dice semplicemente sorridendomi. Sorrido in automatico e bevo un sorso del thè.
-"Forse è il caso che vada a casa" dico guardando l'ora al polso.
-"Ti accompagno" dice alzandosi dallo sgabello.
-"Non serve tranquillo. Prendo un taxi" dico immediatamente per non farlo scomodare.
-"Non se ne parla. Io ti ho trattenuta fino a quest'ora e ti accompagno a casa" dice serio ed irremovibile. Sorrido a disagio e lo seguo verso l'ingresso dopo aver raccattato le mie borse ai piedi del divano.
-"Passiamo dai garage. Ho giù la macchina" dice chiudendo a chiave la porta del suo attico.
-"Sono passata anch'io da lì prima" dico ridacchiando.
-"Alì" dice per niente sorpreso e conoscendo il nostro portiere impiccione, d'altronde come tutti i portieri dei palazzi. Sorrido a trentadue denti.
-"Esatto. È un brav'uomo. Per me è come un padre ma alcune volte è troppo impiccione" dico in ascensore e inizio a sentire fin troppo caldo. Forse è colpa del thè che abbiamo bevuto.
-"Hai ragione" dice con un bellissimo sorriso mentre usciamo dall'ascensore.
Ci dirigiamo verso la sua berlina nera lucida parcheggiata nel suo posto riservato e saliamo a bordo.
All'interno profuma ancora di più di lui, del suo profumo buonissimo. Mi trattengo dal mugugnare e sospiro appena, rilassandomi sul sedile in pelle bianca.
Ammiro il profilo perfetto dell'attore e modello turco mentre è alla guida sotto mie indicazioni fino ad arrivare in periferia al mio quartiere, dove vivono le  persone normali.
Berk si ferma proprio sotto il mio palazzo semplice di tre piani e spegne l'auto.
-"Quindi abiti qui, nel tuo quartiere bello tranquillo" dice sorpreso guardandosi intorno. Sorrido mentre lo guardo ancora incredula e poi mi guardo intorno per paura che qualcuno ci ha visti.
-"Si, a pochissima distanza dai miei genitori, che sono a tre palazzi più in là" dico indicando il palazzo di colore verde chiaro. Berk si guarda intorno curioso e poi torna a guardare me.
-"Mi ha fatto piacere parlare con te, con una persona normale" dice sincero. Sorrido estasiata.
-"Grazie mille per avermi accompagnata a casa. Mi ha fatto piacere anche a me parlare con te" dico sorridendo con il cuore che batte velocemente.
-"Buonanotte" saluto subito dopo.
-"Buonanotte Ginevra" saluta con la sua voce sexy e scendo dalla sua lussuosa macchina. Entro dentro il palazzo e sospiro appoggiandomi al portone con il cuore impazzito e la testa in subbuglio.

COLPA DI UN TURCODove le storie prendono vita. Scoprilo ora