Capitolo 30

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Entrai e lo vidi, Paolo era seduto che mi guardava.

Rimasi immobile, era come se tutto d'un tratto ogni mia funzione vitale si fosse bloccata, cervello, muscoli, respirazione, era tutto bloccato, tranne il mio cuore che continuava a battermi dentro così forte che il suo battito si sarebbe addirittura potuto sentire.

''Via siediti per favore'' disse Paolo alzandosi e venendo verso di me. La sua mano mi cinse la schiena e a quel contatto il mio corpo bruciò nuovamente di passione, di desiderio, di lui. Mi sedetti e lui fece lo stesso.

''Perché tutta questa storia? Perché hai messo in mezzo Davis?'' domandai cercando spiegazioni anche se probabilmente le risposte già le sapevo, o meglio credevo di saperle.

''Perché era l'unico modo di portarti qui, sapevo che non gli avresti detto di no, ed io avevo bisogno di vederti, di parlarti'' disse guardandomi dritta negli occhi e quel suo sguardo mi entrò dentro arrivando fino al cuore che esplose di emozione.

''Per dirmi cosa? Penso che tu mi abbia già detto tutto.'' risposi con la voce tremante, un po' per l'emozione un po' perché sapevo che non mi avrebbe mai amata e questo mi lacerava dentro, mi faceva sentire solamente un piccolo punto nell'universo, uno di quelli che si disperde fra gli altri.

''Io non ti amo Beatrice'' disse passandosi una mano sulla fronte come se fosse preoccupato, come se avesse paura ed il mio cuore a quelle parole si ruppe ancor di più.

''Però non posso fare a meno di pensarti, sei sempre con me, ed io voglio che tu torni da me'' disse facendosi serio.

''Ma come pretendi che io torni da te dopo che mi hai lasciata qui, proprio qui davanti vedi'' dissi indicando la parete che separava il nostro tavolo dagli altri. ''Sei scappato nelle braccia di Eveline ora vai da lei.'' dissi alzando leggermente la voce e mostrandomi dura nell'espressione.

''Tu sai quanto io ho amato Eveline, e quanto nel mio cuore lei ci sarà sempre, ma ora ho bisogno di te, dei tuoi occhi, del tuo sorriso, del tuo corpo.'' disse alzandosi e avvicinandosi alla mia sedia.

Io rimasi immobile continuando a guardare la rosa rossa posta al centro del tavolo. Si mise dietro le mie spalle, la sua presenza dietro di me era inequivocabile. Sentii la sua mano accarezzarmi la guancia, ed il mio desiderio iniziava ad accendersi di nuovo, sentivo di aver bisogno di lui.

''Smettila'' sobbalzai uscendo dal mio stato di trans che mi aveva provocato il tocco della sua mano.

''So che lo vuoi Beatrice, lo vogliamo entrambi. Siamo uguali ed indispensabili.'' disse facendo scendere la sua mano sul mio petto, io di scatto la presi con forza e gliela strattonai via. Ma lui con l'altra mano mi prese i capelli in una forte stretta e mi girò la testa verso di lui.

''Non puoi farne a meno.'' disse quasi ringhiando.

Mi abbandonai ad un leggero gemito, dato da quella stretta possente della sua mano. Paolo avvicinò la sua bocca alla mia e iniziò a sfiorarmela senza baciarmi mai. La sua lingua si posava sulle mie labbra leggermente dischiuse e dentro di me la passione, il desiderio, cresceva sempre di più.

Se questo era un modo per tenerlo con me, lo avrei accettato.

Le sue labbra si posarono infine sulle mie e quel bacio fu un bacio d'amore per me, mentre per lui si trattava solamente di pulsione, di desiderio, di sesso.

La sua presa si allentò leggermente fino a far scivolare la sua mano tra i miei capelli. Tornò al suo posto e mi guardò con aria soddisfatta mostrando un sorriso beffardo.

''Cosa vuoi?'' dissi mostrandomi seria anche se dentro di me ero in un leggero imbarazzo dato dalla sua aria compiaciuta.

''La stessa cosa che vuoi tu'' disse facendomi l'occhiolino e girando lo sguardo verso la cameriera che ci stava portando i nostri piatti.

''Questo è per lei signorina e questo per lei signor. Paolo, spero sia di suo gradimento.'' disse mostrandogli un sorriso e in quel momento avrei potuto ucciderla con le mie stesse mani tanto ero vulnerabile.

''Come al solito non ho scelta vero?'' dissi con aria scocciata, mostrando tutta la mia disapprovazione.

''No'' disse ridendo mentre metteva in bocca il suo primo boccone di pasta e sentendosi soddisfatto.

''Dovresti essere più gentile sai'' disse con tono ironico.

''Lo sono fin troppo'' ribattei.

Lui sogghignò, e senza neanche guardarmi continuò a prendere la pasta dal suo piatto.

Io, invece continuavo a guardarlo e non potevo fare altro che pensare a quanto fosse bello, a quanto avrei voluto il suo corpo vicino al mio e a quanto dolore avrei provato sapendolo con un'altra, perché semplicemente io lo amavo.

E subito mi venne in mente Davis.

''Devo andare un attimo al bagno, scusami'' e in fretta e furia mi alzai dalla sedia andando verso il bagno. Dopo aver chiesto indicazioni alla cameriera lo trovai, entrai e mi misi davanti lo specchio. Dovevo chiamare Davis. Presi il telefono dalla mia borsetta e lo tirai fuori, composi il suo numero e fortunatamente squillava.

''Pronto Bea''

''Perché l'hai fatto?'' chiesi quasi con le lacrime che uscivano dagli occhi.

''Perché, io voglio che tu sia felice e non importa se questo vorrà dire compromettere la mia felicità'' disse con la voce quasi tremante.

''Ma Davis, io non voglio davvero. Io..'' dissi lasciando il discorso a metà e facendo un profondo respiro.

''Io ti voglio bene Davis.'' dissi sconfitta.

''Già, era proprio quello che volevo sentirmi dire.'' rispose in modo ironico e nello stesso tempo riuscivo a percepire quanto dispiacere ci fosse stato in quelle parole.

''Senti Bea dove stai?''

''Nel bagno, volevo sentirti.''

''Torna da lui, non farlo aspettare.''

Non feci neanche in tempo a rispondere che Davis attaccò la chiamata ed io rimasi a fissare lo schermo e a rimpiangere la sua voce, e forse lui, perché sapevo che quello che provava per me era vero amore e non lo si poteva più scalfire.

Mi appoggiai alla parete nera del bagno e continuai a fissare il telefono fino a quando non arrivò un messaggio di Davis.

''Hai colpito il mio cuore con le tue parole e io ti ho amato.''

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