•It's all my fault!•

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Intanto la ragazza era arrivata a casa e l'accoglienza non fu delle migliori.
Quando bussò alla porta, le aprì un incazzatissimo Viktor che la prese dal colletto della maglia e la tirò in casa. Poi, la spinse contro al muro e le diede un schiaffo bello forte sollevandola da terra. Ma Ginger era abituata.
"Dove cazzo sei stata?" le urlò Viktor.
"Ma a te che cazzo frega, scusa? Più che altro ti dov'eri ieri sera mentre NOI sistemavamo gli strumenti?!" rispose arrabbiata Gin. Era diventata rossissima in volto e aveva stretto i pugni per impedire a se stessa di rompere il naso a quel figlio di puttana.
Viktor la guardò in cagnesco e la lasciò cadere sul pavimento. Ginger non fece una piega, si alzò e sistemò la maglia.
Stefan accorse nel salotto. Aveva sentito le urla di Viktor e si era preso uno spavento pensando che avesse fatto del male a Gin.
"Cosa cazzo!? Ginger!" esclamò e le corse incontro e l'abbracciò.
"Ciao Stefan! Visto che sono tornata a casa?" rise lei.
"Dove sei stata? Ieri non ti ho visto tornare a casa? Ero così preoccupato!"
"Non sono più una bambina! Comunque ho avuto un piccolo imprevisto a metà strada e un ragazzo mi ha portato a casa sua."
"Ti ha portato a casa sua?!" si intromise Viktor.
"Sì cazzo. Problemi?" rispose Gin ancora più arrabbiata di come lo fosse già.
"Meno male che non c'eri ieri sera!" le disse Stefan.
"Perché?"
"Io e Viktor abbiamo litigato e abbiamo preso una decisione. La band si scioglie."
"Perché!?" chiese quasi piangendo Ginger.
"In realtà è per colpa tua." continuò Stefan.
"Mia? E dimmi: cosa ho fatto di male?"
"Sei troppo drogata e ogni tanto perdi la testa a causa della tua ansia sociale. Non riusciamo più a reggerti. Poi nessuno dei due riesce a guadagnare qualche soldo per darmi una mano con gli acquisti. Sono come una mamma per voi e questo a me non piace." spiegò tranquillo il ragazzo. Ginger sentiva le lacrime che spingevano negli occhi perché volevano uscire. Perché doveva drogarsi? Se lei non lo facesse tutto questo non sarebbe successo! Per lei Viktor e Stefan erano come la famiglia che non ha mai avuto. La sostenevano e l'aiutavano nelle scelte. Non riusciva a dire niente. Si sentiva una merda.
"Vado in camera a preparare le valigie." disse infine con aria triste.
"Mi dispiace davvero tanto. È solo che-"
"Ti capisco"
"Me lo dai un abbraccio?" chiese Stefan a Ginger che intanto stava andando verso la sua camera. Lei non se lo fece ripetere due volte. Si girò e corse verso di lui. Lo abbracciò stretto. Non voleva lasciarlo andare perché sapeva che non l'avrebbe più rivisto e le sarebbe mancato.

Intanto Duff era tornato a casa con il sorriso stampato sulla faccia.
"Ehi palo! Come mai così contento?" chiese Axl, insospettito da quello strano sorriso sulla faccia del biondo.
"Sono riuscito a tenere una conversazione normale con una ragazza!" rispose lui, buttandosi di peso sul divano e abbracciando un cuscino, immaginando fosse Ginger. Poi gli venne un dubbio.
"Axl!" chiese mettendosi seduto.
"Sì Duff?"
"Ho chiesto a Ginger di raccontarmi la sua storia e lei ha avuto una pessima reazione. Tu sapresti spiegarmi il motivo?"
"Magari non si sente a suo agio con te, magari si vergogna del suo passato o, come me, ha avuto un'infanzia terribile." rispose il rosso, uscendo dalla stanza.

Ginger era pronta a lasciare casa sua.
"Ora dove cazzo andrai? Sei senza casa e senza soldi." chiese Viktor, appoggiandosi alla cornice della porta.
"Chiudi quella tua fottutissima bocca che di soldi ne ho più di te. E la casa..."
Poi le venne in mente Duff.
"Ho anche quella" concluse.
Andò alla porta d'uscita e si girò a lasciare un'ultima occhiata all'appartamento in cui era cresciuta. Le risate, i pianti, le partite a poker, i soldi persi giocando a tombola, i pranzi di Natale in cui sicuramente qualcosa si bruciava, le prove per le canzoni, i film guardati insieme stretti stretti sul piccolo divano, spingendosi per farsi spazio.
Stava per uscire quando Stefan si affacciò dalla porta di camera sua e la chiamò.
"Ho un regalo per te." le disse.
Ginger appoggiò per terra i bagagli, si avvicinò incuriosita e lui le porse un pacchetto incartato da una carta verde a fiori bianchi.
"Aprilo!" la incitò il ragazzo.
Lei lo prese e lo rigirò tra le mani. Era molto piccolo, della grandezza di un pacchetto di sigarette. Lo spacchettò e rimase a bocca aperta. Era un pacchetto di liquirizia pura.
"Dove l'hai trovato?!" esclamò Ginger.
"Ho le mie fonti!" rispose sorridendo.
La ragazza lo aprì subito e ne tirò fuori un bastoncino nero nero con l'interno bianco, lo mise tra le sue labbra e iniziò a mordicchiarlo. Era buonissima.
Abbracciò per l'ultima volta Stefan. Chissà quando l'avrebbe rivisto!
Tornò alla porta, sollevò i bagagli e il suo basso e uscì verso la caotica città di Los Angeles.
Lungo le strade di periferia era l'unica a camminare. Per strada incontrava solo qualche barbone che chiedeva soldi o qualche ubriaco che ciondolava per non cadere.
Ginger camminava da sola, con il suo bastoncino di liquirizia tra le labbra e i capelli sciolti che si muovevano al ritmo dei suoi passi.

In the name of rock || Duff McKagan Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora