•What the fuck!?•

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Ginger camminava lungo il marciapiede. Stava arrivando a casa di Stefan. Voleva con tutto il cuore che lui avesse lasciato qualche biglietto d'addio, così da avere in mano qualcosa da leggere al funerale. Lei non era brava con le parole e il solo pensiero del discorso davanti a tutte quelle persone la faceva star male.
Entrò nel capannone (non si poteva chiamare casa quell'ammasso di mattoni) e salì le prime scale.
Spalancò le porte di tutte le stanze alla ricerca di qualche ragazza che potesse dirle dove il ragazzo aveva la camera. Ma sembrava tutto deserto.
Solo una porta era socchiusa. Ginger ci entrò convinta e poco dopo si lasciò cadere a terra. Era quella la camera di Stefan. La batteria, le bacchette, i poster appesi alle pareti erano tutti ammassati sul pavimento. Sembrava fosse passato un uragano. Oppure solo un ragazzo in preda alla droga. In quel caso Stef.
Ginger iniziò a spostare quel casino dal pavimento. Fece volare carte, preservativi, siringhe, mozziconi finché tutta la stanza non fosse ancora più in disordine di come non lo fosse già. Ginger non trovò nulla. Stava per arrendersi quando un biglietto bianco con alcune macchie rosse le saltò all'occhio. Lo prese. Era piegato in quattro e aveva macchie di sangue sparse su tutta la superficie. Lo aprì curiosa e ne lesse il contenuto.
Dopo le prime tre righe lo appallottolò velocemente. Non riusciva a credere a quello che stava leggendo. Quello non era un comune biglietto d'addio, erano confessioni, parole scritte da non drogati, parole che Stefan avrebbe voluto dire a persone come Ginger o Axl o addirittura Viktor.
Decise che lo avrebbe letto a casa, seduta sul letto, magari con Axl che le teneva la mano.
Lo cacciò in tasca in mezzo ai pacchetti di sigarette che era solita fumare. Uscì da quel postaccio che odorava di liquidi maschili e femminili e scese in strada.
Il deserto. Nessuno in giro. Arrivò di corsa a casa dei ragazzi e bussò. Neanche una risposta. Sì sedette sul marciapiede e aspettò che qualcuno tornasse. Magari erano in garage a provare ma non era in vena di andare a controllare. Le mani le tremavano per quello che aveva letto. Non riusciva ancora a crederci. Stefan, quel così bravo ragazzo che amava la sua vita, fosse finito suicida a causa sua e di Viktor. Portato a una morte ignobile e 'da puttane'.
Stava lì, seduta sui sassi freddi del marciapiede. Aspettava. L'unica cosa che voleva in quel momento era una siringa nel braccio, andare in overdose e raggiungere Stef all'Inferno. Ma non poteva.
Poco dopo sentì la voce di Axl avvicinarsi e si voltò. I ragazzi stavano salendo dalla sala prove.
"Ginger. Cosa ci fai qua?" chiesero Axl e Duff insieme.
"Axl! Duff! Ho trovato un biglietto! Ora devo solo riuscire a leggerlo senza suicidarmi prima!" disse la rossa.
"In che senso?" chiese Slash.
"Nel senso vero e proprio della parola. Tu non sai cosa ho letto dalle prime tre righe!"
"Darling! Ci sono qua io! Ti prego, pensaci prima di fare qualsiasi cosa!"
"Puoi contare anche su di me honey. Ci sarò qua sempre!"
"Anche io!" disse Steven completamente a caso.
Ginger sorrise. Era una gabbia di matti ma gli voleva tanto bene!
"Io vorrei con me a leggerla Axl."
Il rosso fece una smorfia al biondo e prese per mano Ginger. Entrarono insieme in camera.
Izzy diede una pacca sulla spalla a Duff.
"Mi dispiace man. Ha scelto lui! Vedrai ce ne saranno altre!"
Duff annuì con la testa, non molto convinto.
Intanto Ginger e Axl erano seduti sul letto. Il ragazzo aveva un braccio che la avvolgeva è una mano sulla sua spalla.
"Quando vuoi, inizia a leggere."
Ginger lo guardò e aprì il biglietto.
Ecco ciò che il biglietto diceva:

Sto male. Voglio morire. Tanto a nessuno importerebbe, anzi farei anche qualche favore.
Prima o poi moriamo tutti, chi prima e chi dopo. Meglio farla finita il prima possibile. Non riesco a tenere tutto dentro, vorrei sfogarmi con qualcuno ma non riesco. Sto per scoppiare! Vorrei dire a Ginger che la amo, che l'ho sempre amata e che sempre l'amerò. La notte non dormo. Ho troppi pensieri per la testa. Vorrei che tutto fosse un fottutissimo sogno da cui prima o poi mi sveglierò. Vorrei essere un ragazzo normale come tutti non quello che schifo che mi ritrovo a essere. Vorrei mollare tutto, andarmene da qualche altra parte. Magari a Londra o in Asia o direttamente all'Inferno.
Tutte le volte che ho risposto:"Sì, sto bene!" era solo una fottuta bugia. Non sto bene. Non sto bene con me stesso né con gli altri. Tutto questo mi sta uccidendo piano piano, passo dopo passo.
L'unica cosa che mi fa stare bene è la musica.
Freddy Mercury diceva:" Don't try suicide, you're just gonna hate it!". Il suicidò non sì prova, si fa e basta e non puoi odiarlo perché sei morto.
Nella vita bisogna divertirsi, dicevano. Bene, io non mi sto divertendo perché la vita non è un gioco. La vita è una fottutissima perdita di tempo. Una storia che si concluderà per tutti con l'atto finale: la morte!
Quindi addio! Non posso dire altro! Salutatemi Ginger e Axl.

Nella stanza calò il silenzio. Ginger mollò la lettera a terra e si coprì gli occhi con le maniche della felpa. Axl la abbracciò e appoggiò delicatamente la testa della rossa alla sua spalla così da metterla comoda. Nessuno dei due credeva a ciò che aveva scritto Stefan.
Ad un certo punto Ginger disse: "Ma che cazzo?"
Si alzò e iniziò a girare per la stanza a vuoto. Nella testa le correvano troppi pensieri: perché Stef non le aveva detto niente? Perché non ne aveva parlato con lei? Perché doveva essere successo proprio a lui? Perché è stata così stupida da non aiutarlo?
Tutte queste domande erano ovviamente senza risposta.
Axl si alzò a sua volta e cercò inutilmente di abbracciarla. Ma lei lo spinse via e uscì dalla stanza sbattendo la porta.
In soggiorno trovò Duff con una siringa nel braccio, gliela strappò di mano, lui emettè un urletto di dolore perché era riuscito appena in tempo a spararsene un po' nelle vene.
"Cosa ti prende?" chiese Michael.
Ginger tornò indietro, gli mise un dito sul petto e iniziò a spingerlo indietro finché il biondo non cadde sul divano.
"Cosa mi prende? Niente! A voi non ve ne frega niente di come sto realmente! Voi mi tenete solo perché senza di me questa casa sarebbe un cesso! Tra poco va a finire che mi portate a letto quando volete!" sbraitò Ginger. Ovviamente il filo mente-bocca si era rotto. Lei era consapevole di come la trattavano quei 5 angeli: come una sorella minore. Ma in quel momento stava delirando. Erano giorni che non toccava una siringa visto che aveva deciso di smettere.
Si infilò l'ago nel braccio e cadde a terra in ginocchio. Le lacrime iniziarono a scendere senza il minimo controllo o sforzo.
Duff, spaventato, la raggiunse e si inginocchiò vicino a lei.
"Axl! Vieni subito! Emergenza" gridò.
Il rosso uscì di corsa dalla stanza e raggiunse Gin che intanto si era ripresa.
"Ti va di andare a fare un giro?" chiese Axl alla ragazza.
"V-va bene. " rispose lei tremando come una foglia.
"Vado a prenderti una giacca e le All Star. Arrivo!" e il rosso uscì dal soggiorno.
Axl chiamò il Roxy e avvertì che quella sera Ginger non sarebbe venuta al lavoro.
Duff stava guardando i fantastici occhi verdi di Ginger. Era innamorato perso e ormai se ne erano accorti tutti tranne lei. Avrebbe voluto che anche Ginger vedesse con i propri occhi il modo in cui la guardava, il modo in cui le parlava ma soprattutto il modo in cui la trattava. Erano due mesi che Duff soffriva in silenzio, vedendo Ginger innamorarsi di Axl e viceversa. Ma la vita doveva andare così. Izzy e Steven avevano cercato di far capire alla rossa quando il biondo tenesse a lei ma era tutto vano. Ormai il cuore di Ginger apparteneva a Axl.
Ma una voce lo risvegliò dai suoi pensieri.
"Scusa per prima. Non volevo. Stavo parlando senza pensare! Mi succedeva spesso ma pensavo che io avessi sorpassato quella fase!"
"È lo stesso darling. Succede a tutti!"
Intanto Axl era tornato con un giubbino di pelle e le All Star della ragazza. Lei se le mise.
"Sei uno schianto honey!" disse Axl.
"Wow!" pensò Duff.
Il rosso la prese per mano e le loro dita si incrociarono.
"A dopo Michael." disse Ginger, lasciando un caldo bacio sulla guancia al biondo. Poi uscì sotto lo sguardo geloso di Duff.

In the name of rock || Duff McKagan Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora