•Don't leave me!•

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Al Roxy c'era un sacco di gente.
I due entrarono e si fecero largo tra la folla che non aspettava altro che l'inizio del concerto. Infatti il Roxy era uno dei pochi bar a Los Angeles che aveva un televisore grande e quella sera avrebbero trasmesso in diretta il concerto degli Aerosmith.
Ginger prese per mano Axl e lo porto verso uno dei pochi tavoli vuoti e si sedettero.
Ordinarono una Coca Cola e un Jack Daniels Honey.
"Non ti chiami Axl veramente, vero?" chiese Ginger mentre sorseggiava la sua Coca Cola.
"Mi chiamo William ma odio quel nome!"
"È un nome così bello! Come fai a odiarlo?"
"Per via di mio padre. Anche lui si chiamava William. Ma non è finita molto bene"
"Non ti chiedo altro se non hai voglia di raccontare. Penso che a grandi linee abbiamo avuto la stessa infanzia!"
"Padre morto? Patrigno violento? Madre assente? Sorelle nascoste?"
"Io avevo il padre alcolizzato che mi picchiava. La madre non l'avevo proprio!"
"La musica è l'unica cosa che ti fa stare bene?"
"Sì e anche andare in skateboard."
"Da quando vai in skateboard?" chiese curioso Axl.
"Da un po' ma ho abbandonato. Dopo che ho rotto l'asse non sono più andata."
"Fantastico!" disse il rosso fissando il vuoto.
"Cosa?"
"Niente, niente. Stavo pensando."
"Non mi convinci." disse ridendo Ginger.
"Quand'è il tuo compleanno?"
"Il 17 giugno e il tuo?"
"Il 6 aprile."
Axl iniziò a contare i giorni sulle dita.
"Quindi praticamente... Tra cinque giorni!" esclamò lui.
"Esatto. Tra cinque giorni avrò 22 anni!" disse lei soddisfatta.
Rimasero in silenzio per un po'. Intanto nel locale era partita Dream on e Ginger canticchiava sotto voce.
"Tra due giorni c'è il funerale di Stef. Tu ci vieni vero?" chiese lei, rattristandosi.
"Cazzo!" pensò Axl. Il suo obbiettivo era quello di farglielo dimenticare ma aveva fallito.
"Certo vengo. Hai già pensato a un discorso?" le chiese il rosso.
"No. Non sono brava con le parole."
"Magari ti posso dare una mano! Neanche io sono bravissimo ma in due qualcosa tireremo fuori!"
"Mh." rispose Gin spostando lo sguardo sul bicchiere quasi vuoto.
"Ti manca vero?" chiese il ragazzo.
"Secondo te?" chiese un po' seccata per quella domanda.
Axl si scusò subito. Effettivamente era stato troppo stronzo.
"Era un bravo ragazzo." disse Ginger: "Gentile, simpatico e divertente. Perché è toccato a lui? Non poteva toccare a me o a Viktor? Lui si meritava di vivere! Io dovevo morire al suo posto! Sono un errore! Non dovevo neanche nascere! Mio padre faceva bene a picchiarmi."
"No ti prego. Non dire queste cose. Sei fantastica e di sicuro non sei un errore! Sono sicuro che non sei un errore! Sono sicuro che tua madre ti volesse veramente e anche tuo papà in fondo in fondo ti voleva bene!"
"E allora perché mi picchiava?! Non si fa del male alle persone a cui si vuole bene!" rispose Ginger che era sul punto di scoppiare in lacrime. Si alzò dal tavolo di scatto con le mani appoggiate a tavolo. Axl mise la sua mano su quella della ragazza ma lei istintivamente gli tirò uno schiaffo sulla guancia. Tutto il locale si girò verso di loro.
Ginger iniziò a respirare più veloce, sempre più veloce fino a quando le lacrime iniziarono a scendere.
Axl se ne accorse ma non fece niente. Si massaggiò la guancia dolorante, si mise in piedi, lanciò le monete al barista e se ne andò.

Ginger rimase lì, ferma mentre dalla televisione suonava I don't wanna miss a thing.
"La canzone preferita di Stefan!" pensò. Sembrava che il mondo ce l'avesse con lei.
Aveva perso il suo migliore amico, aveva lasciato che Axl andasse via, aveva parlato della sua infanzia al rosso (cosa che lei non avrebbe mai voluto fare!). Iniziò a pentirsi anche di aver baciato Axl, di averlo lasciato fare con il suo corpo, di avergli detto di amarlo. Che giornata di merda!
Uscì dal locale e iniziò a girare per Los Angeles a vuoto. La città era tutta illuminata dalle luci delle case e dai lampioni che si trovavano sparsi per tutte le strade. Arrivò in uno dei posti che più le piacevano: il parco di skateboard! Lì aveva passato la maggior parte della sua infanzia, aveva conosciuto molti suoi amici che adesso non vedeva più, aveva imparato tutti i trick che conosceva. Ma in quel posto maledetto aveva provato la prima canna, aveva tenuto in mano la prima siringa e aveva sofferto della sua prima dose. Passeggiò per la pista ormai vuota, lesse alcuni graffiti che dicevano Love suck oppure Trust drugs, not people. Quanta verità in quelle parole! Girando tra le rampe trovò la cosa che più voleva in quel momento: una siringa con una dose già preparata al suo interno. La prese in mano e la guardò per un po'. Poi tirò fuori dalla tasca il pacchetto di polvere bianca che portava sempre dietro, con scritto sul sacchetto For emergencies. Lo aprì e ne aggiunse un bel po' alla dose già preparata.
Poi sussurrò: "Stefan, arrivo. Aspettami!"
Non esitò. Si infilò la siringa nel braccio. Le gambe iniziarono a cedere, la testa le girava ma non voleva smettere. La finì quasi subito. Si accasciò a terra. La mano mollò a terra la siringa e lei respirò sempre più piano.

In quel momento sentì una mano prenderle la sua. Vedeva tutto sfocato a causa delle lacrime e sentiva come se avesse dei pezzi di ovatta nelle orecchie. La sua testa non riusciva a realizzare neanche dove si trovasse finché non sentì la voce di Axl chiamarla.
"Ginger! Ginger! Rispondimi ti prego! Non morire anche tu!"
"Axl!" disse con un filo di voce.
Il rosso vide la siringa vicino a lei e la tirò più lontano possibile, credendo che ce ne fosse altra al suo interno.
"Resisti ancora un po'. Vado a chiamare l'ambulanza!"
Fortunatamente ce ne era una vicino a loro. Axl la raggiunse di corsa, ci gettò dentro la prima moneta che trovò in tasca e compose il numero 991 più veloce che poteva.
Rispose una voce femminile che disse: "Buona sera. Qual è l'emergenza?"
"C'è una ragazza che sta morendo di overdose al parco skateboard a Venice Beach! Mandate dei soccorsi il prima possibile!"
"Arrivano." lo rassicurò la donna.
Axl lasciò la cornetta penzolare nel vuoto e tornò da Ginger. Le prese il polso e sentì che era ancora viva. Il rosso si tolse la bandana e la mise nella mano quasi fredda di Gin.
"Non lasciarmi! Stai con me. Stai con me. Stai con me. Stai con me!" continuava a ripetere Axl all'orecchio della rossa.

Poco dopo arrivò l'ambulanza. Caricò Ginger su una barella e la mise nel retro del veicolo. Axl preferì tornare a casa. Non voleva soffrire di più di come stava già! Si incamminò da solo per strada, tirando calci ai sassi e rimproverandosi di aver lasciato Gin da sola con la sua mente.

In the name of rock || Duff McKagan Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora