•A bad day (pt.1)•

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La mattina dopo, Ginger fu la prima a svegliarsi. Si alzò, si strofinò gli occhi assonnati ed andò in cucina. Aprì il frigo. Era vuoto
"Cazzo!" pensò. La giornata era già iniziata malissimo.
Con lo stomaco brontolante, tornò in camera, si cambiò con dei vestiti più comodi, prese la borsa, dei soldi, le chiavi e uscì di corsa. Si avviò verso il primo negozio di alimentari aperto a quell'ora.
Entrò e si diresse verso gli scaffali dei biscotti e delle merendine.
Tirò giù un pacco di biscotti a caso, delle merendine e gettò tutto nel carrello alla rinfusa. Girò nella corsia delle bevande e prese due bottiglie da litro di Coca-Cola.
"Una bella riserva!" pensò.
Poi andò verso le casse ma qualcosa attirò la sua attenzione. Si fermò si colpo e ascoltò. Dagli altoparlanti del supermercato, la voce inconfondibile voce di Viktor riempiva l'aria.
Ginger ascoltò bene ma non riconobbe la canzone.
"Ci scommetto una bottiglia di Coca che Stefan e Viktor hanno tirato in piedi una band nuova." pensò.
'Abbiamo appena finito di ascoltare una canzone degli Eras composta da due ex componenti dei The moons.'
annunciò il presentatore.
"Scommessa vinta!" sì rallegrò.
Poi la sua espressione cambiò. Gli si rabbuiarono, corrucciò la fronte e il sorriso si trasformò in un'espressione di rabbia. Si sentiva vuota da quando aveva i due la avevano lasciata. La sua famiglia nuova le piaceva ma nessuno la sapeva fare sentire come Viktor e Stefan riuscivano a farla sentire: speciale!
Così tirò giù dallo scaffale un'altra bottiglia di Coca come vincita.
Andò verso le casse, pagò ciò che aveva preso e uscì.
L'aria di quella mattina era fredda. Il sole sembrava che non ne volesse sapere di venir fuori.
La gente camminava a testa bassa, vestita con lunghi cappotti e con sciarpe che coprivano tutto il collo.
Le sue Converse bordeaux camminavano nelle pozzanghere che si erano formate quella notte. Lei era l'unica che non era coperta abbastanza. Arrivata davanti alla porta di casa, non se la sentiva di bussare. La mano le si bloccò appena ci provò. Così proseguì lungo la via.
"Da qualche parte arriverò!" pensò.
Non voleva tornare a casa. Sicuramente non dopo quello che aveva sentito quella mattina! Non le importava di ciò Axl o Duff o Slash avrebbero detto. Non le importava più niente di niente. Sarebbe volentieri morta. Camminava e pensava alla sua vita, all'incontro con questi strani ragazzi che Ginger non aveva ancora capito che lavoro facessero.
Sapeva che erano una band ma non li aveva mai sentiti suonare.
Quel giorno sarebbe stato il migliore per prendere il basso, andare su qualche strada della città degli angeli e suonare fino a mezzanotte.
Oppure avrebbe potuto mettersi sul letto a scrivere canzoni o poesie che magari avrebbe poi messo in musica.
Voleva suonare finché le mani non gli facessero male. Era l'unica cosa che la faceva stare veramente bene.
Dopo una lunga camminata arrivò alla fine della strada e lo spettacolo che le si presentò fu a dir poco osceno: un bordello, un cinema porno e una casa che sembrava disabitata ma da cui uscivano gemiti di piacere femminili.
Ginger girò i tacchi e fece per andarsene quando vide un ragazzo accucciato in un angolo, quasi addormentato.
La ragazza si avvicinò e riconobbe Stefan. Aveva delle occhiaie molto profonde, era diventato molto magro e aveva l'aria stanchissima.
"Stefan!"
"G-G-Ginger." rispose il ragazzo cercando di alzarsi ma Ginger lo trattenne seduto.
"Non alzarti Stef. Cosa ti è successo?"
E si accucciò per essere più vicina a lui.
"Non so! Sono perso stanco afflitto rotto ammazzato strafatto e..."
"Stef, Stef. Calma. Ci sono qua io."
"Posso prenderti la mano?"
"Certo. Non serve chiedere."
Stefan prese la sua mano e iniziò a stringerla più forte che poteva. A Ginger faceva male ma non lo disse e lasciò che l'amico continuasse. Lentamente si sedette vicino a lui e appoggiò la testa del ragazzo sulla sua spalla. Stefan l'abbracciò. Gin non si mosse. Rimasero così per un tempo lunghissimo.
"Vuoi dirmi che cosa ti sta succedendo?" chiese la ragazza ad un certo punto.
"Da quando sei andata via non capisco più niente. Ho litigato di nuovo con Viktor e adesso non ci parliamo più, i miei genitori mi hanno cacciato di casa perché hanno trovato una siringa nascosta nel materasso. Adesso non ho più una casa, ho le vene che scoppiano. Guarda!" e tirò su la manica mostrando a Ginger il braccio violaceo e gonfio.
"Mio Dio!
"Poi ho trovato questo posto e vivo qua. Le ragazze sono simpatiche, mi trovo bene. Quando usano la mia camera, esco fuori e vado a farmi un giro oppure prendo la batteria e compongo. È divertente.
Ginger era scioccata. Non sapeva proprio cosa rispondere.
"Sei sicuro di voler vivere qua? Se vuoi ti compro una casa. Ti inviterei volentieri da me però vivo con 5 ragazzi stranissimi e non so come la prenderebbero loro. Credo male!" disse lei.
Stefan accennò un sorriso.
"E chi sono questi ragazzi?"
"Una rock band stonata che crede di riuscire a sfondare le classifiche del rock."
"Sembrano simpatici. Me li faresti conoscere?"
"Ok. Vieni." e l'aiutò ad alzarsi. Prese il braccio del ragazzo e se lo mise in vita.
"Riesci a camminare?"
"Sì, sì. Dove state?"
"A metà di questa via. La casa gialla con la porta rossa."
"Come ti trovi con loro?"
"Bene, sono diventati quasi una famiglia per me. Mi hanno accolta, aiutata, salvata."
"Salvata?"
"È una lunga storia e non importante."
"Non dirmi che?"
"Che?"
"Hai tentato..."
Ginger annuì mordendosi il labbro inferiore.
"No, Gin. Perché?"
"Colpa di Viktor."
"Il solito stronzo. Ti è passato ora?"
"Sì, dai. Sto ancora male ma passerà."
"Scusa se non sono venuto a trovarti in questi giorni ma ho avuto un sacco di problemi."
"Ho sentito una canzone tua e di Viktor. Carina."
"Grazie."
"Siamo arrivati."                                       
Dalla finestra si sentivano urla di ragazze, bottiglie che si rompevano in terra e il frastuono di una batteria che si disfava cadendo. Il tutto scandito da un giradischi da cui proveniva la chitarra di Angus Young.                       
"Forse è meglio girare al largo. Mi sembra che i tuoi amici siano un po' impegnati" disse incerto Stefan.            "Ma figurati!" e Ginger entrò facendosi largo tra gli strumenti, i vestiti e i dischi rock gettati a terra alla rinfusa.
Entrò nella camera di Axl e lo trovò nudo sul letto, con una mano sul seno di una ragazza che stava vicino a lui e l'altra sulle sue parti basse.
"Ehi! Gin! Come stai?"
"Axl! Fai schifo! Io devo dormirci in questo letto! Dov'è Duff?"
"Non so. Penso in camera sua con Jasmine."
"E chi cazzo è Jasmine?"
"Una puttana che abita con me." intervenne Stefan, affacciandosi alla porta.
"Axl. Ti presento Stefan, il batterista dei The moons."
"Il piacere è tutto mio!" disse il rosso, accennando un falso sorriso.
"Ora vado da Duff." e se andò sbattendo la porta. Il rosso e la ragazza si guardarono e continuarono a fare le loro cose sporche.
Alla fine del corridoio si trovava la stanza di Duff.
Ginger bussò e venne ad aprirgli il biondo a petto nudo.
"Ciao Gin!"
"Posso entrare o anche tu hai presenze femminili non gradite da me?"
"Sono solo." poi spostò lo sguardo su Stef.
"Chi è questo?"
"Lui è il mio migliore amico. Sì chiama Stefan. Suonava con me."
Duff diventò rosso dalla rabbia. Come si permetteva quello sgorbio di girare con Ginger?
"Entrate." e li fece accomodare nella sua camera.

In the name of rock || Duff McKagan Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora