•My sad life•

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La casa dei ragazzi era lontana dalla sua precedente. Ginger sperava con tutto il cuore che quei 5 tossici l'avrebbero accolta come un'amica da proteggere. Ma se si fosse sbagliata? Se loro non la volessero? Dove sarebbe andata a finire? Sicuramente non sarebbe tornata a casa sua visto che era occupata da Viktor.
Arrivò davanti alla porta d'ingresso della casa in cui la mattina stessa si era svegliata. Aveva ancora gli occhi un po' rossi a causa del fumo di ieri sera e il bastoncino di liquirizia ancora intero in bocca. Bussò.
Arrivò ad aprirgli il ragazzo riccioluto che le aveva preso la mano.
"Oh ciao." disse non molto contento di vederla.
"Ciao Slash. Vorrei parlare con Duff. È in casa?"
"Sì. DUFF!!"
"Che c'è?" rispose il biondo dal salotto.
"La tua amica ti vuole parlare!"
"Ginger!" sussurrò tra sé e sé Duff. Era preoccupato. Cosa poteva esserle successo se era lì? Meno male che le aveva dato l'indirizzo! Si alzò dal divano e si fiondò alla porta.
"Ciao Duff! Contenuto di vedermi?"
"Ciao Gin! Cosa volevi dirmi? Accomodati pure!" la invitò il ragazzo.
"In realtà vorrei parlarti in privato."
"Vuoi andare a fare una passeggiata in giro per la città?"
"Va bene."
Duff uscì di casa senza avvertire i ragazzi che sarebbe tornato tardi.
"Allora." iniziò: "Cosa è successo?"
"I The moons non esistono più. Ci siamo sciolti ed è tutta colpa mia. Non sono normale. Ho un sacco di problemi che preferirei non raccontarti altrimenti mi caccereste via di casa." disse Ginger, quasi piangendo.
"Io non ti caccerei mai via di casa. Ti ho appena conosciuto ma credo che in te ci sia una brava ragazza. Poi quello che hai fatto a Slash questa mattina è stato fantastico! Potresti dirmi cosa c'è che non va in te?"
"Ecco... io... Giura che non mi mollerai qui da sola."
"Lo giuro su Axl!"
Gin accennò un mezzo sorriso a quella frase e iniziò a spiegare: "Non ho avuto un'infanzia felice. Mio padre era un alcoolizzato, mia mamma era morta quando io avevo 2 anni e i miei fratelli erano tutti più grandi. Io ero la piccola di casa. Essendo femmina, non potevo fare quello che i miei fratelli facevano e così venivo costantemente picchiata e maltrattata da mio padre. I miei fratelli cercavano di fermarlo ma non c'era niente da fare. Quando compii 4 anni, come regalo di compleanno Simon, il più grande, decise con gli altri di mandarmi a vivere dalla nonna per tenermi lontana da papà. La nonna era bravissima con me. Mi portava al parco, mi cucinava quello che volevo, potevo invitare a casa le mie amiche. Ma soprattutto mi abbracciava quando ne avevo bisogno, mi curava quando mi facevo male e mi leggeva delle storie prima di andare a dormire. Al mio 6 compleanno ricevetti il mio primo basso e anche il mio primo skateboard. Poi iniziai ad andare a scuola. Fino alle medie mi trovavo bene, avevo un sacco di amiche, un ragazzo, mia nonna, la scuola mi piaceva, andavo bene, avevo ottimi risultati, ero popolare nella scuola, frequentavo un corso per imparare a suonare il basso e allo skateboard park mi adoravano tutti. Cosa potevo desiderare di più? Ma poi al college cominciarono i guai. I miei compagni mi prendevano in giro e mi bullizzavano. Mia nonna morì e io restai da sola. Non volevo tornare a casa ma lo feci lo stesso. La situazione economica della famiglia era agli sgoccioli e così mi diedi da fare per guadagnare qualcosa. Ma illegalmente. Entrai nel giro di droga più grande della città, lo skateboard mi serviva a quello. Iniziai a fumare e a drogarmi. Fu in quella fase della mia vita che ho cominciato a soffrire di ansia sociale. Mi chiusi sempre di più me stessa e persi tutti gli amici. Poi conobbi Stefan e Viktor e rincominciai a suonare. Questa è la mia triste vita. Ti prego non abbandonarmi!"
Duff si fermò e l'abbracciò. Ginger si nascose nell'incavo del suo collo. La sua maglia profumava di detersivo e lui di cannella e Teen Spirit, un deodorante molto in voga in quegli anni. Aveva la maglia dei Sex Pistols, gruppo punk che a lei piaceva da matti. La collana che Duff portava era appoggiata alla sua testa perché essendo alta 1 e 70, era pur sempre più bassa di lui.
"Che brutta infanzia che hai avuto darling! Ora tuo papà dove si trova?" chiese Duff, sciogliendo l'abbraccio anche se lui non si sarebbe mai staccato da lei. Profumava di liquirizia e profumo alle rose, il filo di mascara che aveva sulle ciglia le era colato leggermente sulle guance rosse da bambina. Le sue mani piccole erano strette alla sua schiena e le sue labbra erano appoggiate al suo petto. Le stava accarezzando leggermente i capelli rossi e notò delle bellissime sfumature ambrate.
"Non so dove sia. Spero in prigione! Altrimenti se lo incontro lo mando il da qualche parte che non gli piacerà affatto!" rispose la ragazza, serrando i pugni.
"Ci sarò qua io a proteggerti."
"Non sono più una bambina! Non ho bisogno di protezione Duff!"
"Lo so. Tu hai bisogno di aiuto!" disse lui in modo dolce.
"Credi che io possa venire a vivere da voi? Giuro che mi trovo un lavoro e vi dò una mano con i soldi!"
"Va bene ugualmente. Vuoi tornare a casa?"
"Ti va di andare a bere una Coca Cola?"
"Io vorrei quasi quasi un bel bicchiere di Jack Daniels!" disse Duff, sorridendo a quella dea.

In the name of rock || Duff McKagan Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora