Capitolo 8.

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"Che diavolo ci fai tu qui!?" Urla, mi scruta attentamente.

"Io mh-" mi guardo intorno pur di non guardare lui, sento le mie guance andare a fuoco appena sento i suoi passi venire verso di me.

Poi prendo coraggio e i miei occhi guardano la sua figura alta, lo vedo guardarmi chiudendo a mala pena gli occhi, scrutandomi sempre per bene.

Poi lo vedo di fronte a me, io alzo la testa dato la diffidenza l'altezza, guardare da vicino tutti quei tatuaggi mi fa sentire come...sollevata?
Vorrei toccare ogni centimetro della sua pelle, toccare i suoi tatuaggi, sentire le mie dita al contatto con la sua pelle liscia.
Voglio toccare i suoi capelli ricci quasi sul biondo ma non proprio.

Vedo la sua mano avvicinarsi alla mia maglietta, o vorrei dire la sua, vedo che emette un mezzo sorriso, e io non faccio altro che fissarlo aspettando che prende parola.

"La mia maglietta..." sussurra sfiorandola con le sue mani andando fino giù, sento i brividi attraversare la schiena appena le sue mani calde e i suoi anelli freddi mi sfiorano le mie braccia nude.

Poi le sue mani vagano sul retro della mia schiena spingendomi verso di lui sbattendo il mio petto sui suoi addominali scolpiti.

"Che cosa senti Erica?" Sussurra.
Cosa sento?

"N-nulla" faccio un sussurro strozzato.

"Sicura?" La sua mano vaga fino ad sul fondo schiena, con violenza mi sposto, guardandolo perplessa.

"Cosa c'è?" Mi chiede confuso.
"Cosa c'è?!" Gli urlo, pentendomi dato che potrò svegliare Davi.

"Mi stavi toccand-" mi interrompe.
"L'hai voluto tu Erica..." si avvicina di nuovo, il mio sguardo vaga per il suo corpo nudo, fermandosi nei suoi box, scuoto il capo riprendendomi.

"Sei qui, mezza nuda con la mia maglietta..." sussurra guardando le mie gambe nude.

Cavolo ma come mi è venuto in mente togliermi i pantaloni mentre provavo questa maglietta?

"Mi stai provocando!" Dice deciso.
"N-no!" Urlo coprendomi il più possibile le gambe con la sua maglietta.

"I-io meglio che vada..." dico sorpassandolo me mi blocca con il suo braccio facendomi sussultare.

"Non hai risposto alla mia domanda..." mi chiede inclinando il capo verso di me.

"I-io non lo so ho v-visto la stanza semichiusa non pensavo fosse la tua..." dico balbettando per l'imbarazzo incrociando le braccia al mio petto.

Non lo faccio ribattere, che prendo i miei pantaloni ed esco da quella stanza.

Corro verso la porta d'ingresso, prendendo la mia felpa appena nel piccolo armadio al lato della porta, appena esco da quella casa sento un gelido di freddo.

Abbasso la testa verso la maglietta.
"Cazzo!" Urlo guardando la sua maglietta ancora indossata sul mio corpo.

Guardo il cielo ormai buio, notando le varie stelle che luccicano nei miei occhi.

Sospiro e mi avvio verso la mia macchina, entro mettendo subito in moto.
D'istinto guardo la finestra in alto, guardando la tenda che si muoveva come se ci fosse qualcuno lì ad osservarmi.

Sbuffo ed esco da quel cancello.
Non doveva succedere quel che successo.

Sono stata davvero stupida, potevo perdere il mio unico lavoro!

Questo lavoro guardando i soldi che mi arriveranno tra poche settimane è praticamente un sogno!

Per una baby sitter questi soldi se li sogna eccome.

Nel tragitto non faccio altro che pensare al suo corpo e ai suoi tatuaggi.
Ma a cosa penso?

Mi stava toccando!
Cosa cavolo voleva da me?

Penso tra me e me quanti sono gli uomini che esercitano il corpo e quanto pochi quelli che esercitano la mente; quanta gente accorre a un passatempo inconsistente e vano, e che deserto intorno alle scienze; che animo debole hanno quegli atleti di cui ammiriamo i muscoli e le spalle.

Chi cavolo si crede?

"Mi stai provocando!"

Io provocare lui?
Mi stava toccando tutto il tempo, ed ero io la provocatrice?
Rido nervosamente, sospirando nervosamente.

Sono giù casa ormai è guardo il volante come se fosse una cosa più strana in questo mondo.

Dopo minuti a fissare quel dannato volante immischiando i pensieri scendo dalla macchina togliendomi prima quella dannata maglietta, mettendola nella mia borsa, gliela avrei ridata.

Vado verso la porta ma non quella di casa mia, ma quella di Alfred.
Ho bisogno di rinfrescare le mie idee.

Dopo secondi apre.
"Che succed-" non lo faccio finire che mi butto su di lui baciandolo fino allo sfinimento dei nostri fiati.

Non è un bacio dolce o passionale ma rude e voglioso.

Gli inizio a togliere la maglietta guardando i suoi pettorali scolpiti.
Ma non arrivano mai a quelli di Neymar Erica.

BABY-SITTER |Neymar Jr|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora