Capitolo 22.

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"Davi no!" Urlo ridendo appena il bimbo si mette sopra di me obbligandomi a stendermi sul grande divano.

"Davi! Lascia stare la baby sitter!" Sento una voce dietro le nostre spalle.

Tossisco dall'imbarazzo e intravedo la mamma di Davi.

"Ciao!" Mi saluta e subito dopo andando a baciare suo figlio.

"Hey come va?" Sorrido.

È davvero una bellissima ragazza, con la sua chioma bionda e dei occhioni davvero grandi uguali a quelli di Davi.

"L'altra volta non ci siamo presentate, mi chiamo Carolina" dice sorridendo.
"Erica" sorrido a sua volta.
Mi sembra molto simpatica.

La vedo sospirare.
"Tutto bene?" Chiedo avvicinandomi a lei.
"In realtà no, lavoro bambini, marito sono esausta!" Inizia a ridere.

"Neymar non mi aveva detto di una presunta baby sitter" sorride.
"Ma tu non sei come le altre" mi squadra per bene sempre sorridendo.

In questo momento non so che dire, non so che fare.

"C-che intendi come le altre?" Mi permetto a chiedere.

"Be', diciamo che le altre lo facevano per Neymar e non per il piccolo e tu mi sembri che invece fai il contrario" sorride abbassando la testa verso il piccolo che ci ignora giocando sempre con le sue macchinine.

"In realtà io non ho mai fatto questo lavoro, io lo chiamo lavoro ma invece per me non è così, è cominciato tutto da quando ho lasciato quel negozio, perché si facevo la commessa in un piccolo negozio al centro di Parigi, non andava bene, anzi non andava per niente bene.
Mi licenziai, ed eccomi qui"
Rido da sola, risparmiando i dettagli di Alfred.

"Tu non sei di qui vero?" Mi chiede alzando il sopracciglio.
"In realtà..." inizio a parlare fissando il bambino che mi fa un cenno di mano che ricambio dopo un' attimo.

"No, vivevo in un paesino sperduto della Francia" sorrido cercando di non piangere ma purtroppo il mio lato sensibile non è assolutamente d'accordo.

La sensibilità non è debolezza ma puro coraggio nell'aprirsi di fronte a certe sfumature. Se non piangi o è perché la tua ghiandola ha una disfunzione, o perché ti vergogni di conoscerti o perché l'orgoglio te le asciuga sul nascere.

Mi ripeto queste parole in mente, ma crollo sotto le braccia di Carolina.

"Scusami, ma mi manca davvero tanto la mia famiglia, ho trovato questo lavoro con uno stipendio davvero fantastico davvero, poi sono stata fortunata a conoscere un bambino come Davi" queste parole escono dal cuore, dall'anima ma non dalla mia testa.

"Sfogati Erica" mi sussurra.
È così faccio, piango sulla sua spalla.

"La mia famiglia non è stata una famiglia benestante anzi, siamo quasi caduto sotto un ponte io-io" singhiozzo.

Le lacrime sono il sangue dell'anima.

"Appena posso manderò dei soldi più velocemente possibile alla mia famiglia" mi asciugo le ultime lacrime prima di ringraziare Carolina per essermi stata come supporto.

"Sei davvero forte Erica, sono davvero contenta che mio figlio trascorre il resto delle ore e dei minuti con una baby sitter come te"  si asciuga anche lei le sue lacrime, si sarà emozionata per me, e ne sono grata.

Dopo aver riso e scherzato sento la porta d'ingresso aprirsi, mi giro notando Neymar, ma non solo, con una ragazza.

Il mio sorriso si spegne involontariamente.

BABY-SITTER |Neymar Jr|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora