Capitolo 10.

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Cosa diavolo stava succedendo?

Ho bisogno di aiuto...
Ho bisogno di qualcuno che mi aiuti a smettere di stare male
Ho bisogno di poter dire a qualcuno quello che sento dentro

Il mio vuoto ...
Il mio nulla ...
Sola in mezzo alla gente ...
Senza una direzione ...
Solo io e il vuoto...

È bello anche sentirsi piccoli piccoli, talmente piccoli da soffocare, ed inutili quanto un grumo di polvere. Si allenta tutto, l'ansia, l'odio, le paure, lo smarrimento, la malinconia, i bisogni inutili, le ingiustizie, le aspettative, le delusioni, i dolori, le paturnie dei 20 anni, che oscillano dal "io chi sono davvero" al "che ci sto a fare io qua", ogni sorta di emozione se ne va. Sai che non servi proprio ad un cazzo, alle persone che hai accanto, al mondo, tutto andrebbe avanti comunque ed anche velocemente. Del mondo che hai dentro e che nascondi, le persone ci si pulirebbero il culo sopra. Ti blocchi come una bimba persa al supermercato, Va bene così.

Mi guardo intorno, forse ho sbagliato tutto.

Non dovevo essere qui, prendo la borsa e mi dirigo verso la porta, sento le lacrime minacciare di uscire ma la porta che si apre mi fa restare con i piedi in mano, lì imbambolata.

"Erica!" Mi saluta Davi avvinghiandosi nella mia gamba.
Poi guardo la ragazza di fronte a me appena uscita dalla stessa porta.

"Scusi lei chi è?" Chiedo.
"Ma chi è lei!" Sbotta confusa.

Poi guardo il bambino, notando una grandissima somiglianza.
"O-oh scusi il padre non mi ha detto che lei passava, piacere la baby sitter" gli passo la mano davanti agli occhi.

La fissa spalancando la bocca, mi sento così a disagio...

"P-piacere..." dice un po' scombussolata.
"Io non ero a conoscienza" sibilla queste parole guardandomi è subito dopo guarda stupefatta il bambino ai miei piedi che mi sta supplicando di prenderlo in braccio.

"Tu gli piaci davvero" sorride, mi sentivo così tremendamente in colpa.

"I-io" balbetto guardando Davi con occhi dispiaciuti.

"Non ti preoccupare fai il tuo lavoro" dice facendomi un sorriso sincero facendomi riprendere, accogliendola anch'io con un sorriso.
"Parlerò io col padre" sussurra andando verso la porta prima di salutarmi con gesto di mano che ricambio.

"Ciao!" Mi abbasso verso il bimbo abbracciandolo, guardando il bambino ora, non vorrei andarmene anzi vorrei restare qui il più possibile per lui.

Gli picchietto il nasino con un dito e lo vedo ridere.
"Che vuoi fare?" Dico guardandomi intorno aspettando la sua risposta.
"Una doccia!" Corre verso il bagno, seguendolo con gli occhi.

Dai sarà semplice...

"Davi!" Gli urlo ridendo seguendolo.

Appena lo trovo e già nudo con il suo piccolo corpicino.
"Aspetta ti vado a prendere il cambio" dico facendogli un gesto di aspettare.

Prendo il necessario e mi dirigo in bagno trovando il bambino nella stessa dimensione.

Inizio a riempire la vasca con l'acqua calda mettendo il bagno schiuma, immergo il dito per capire la temperatura è il bambino mi copia facendomi ridere.

"Uno"
"Due"
"Tre!"
"Ecco fatto!" Dico mettendolo dentro la vasca ridendo.

Prendo un po' di acqua mettendogliela sopra la testolina.

"Com'è?" Dico indicando l'acqua.
"Mh Mh" dice iniziando a fare dei movimenti con l'acqua.
"Davi attento mi schizzi!" Rido mettendomi le mani davanti alla faccia proteggendomi dalla poca acqua.

Gli inizio a fare il solletico, facendolo ridere più che mai.
La sua risatina è davvero contagiosa.

"Entri con me?" Mi chiede facendo gli occhi dolci.
Questo bambino certe volte mi fa rimanere sopraffatta.

"No amore non posso" gli sorrido spalmando per bene lo shampoo.
Dopo che Davi e asciutto e profumato ci dirigiamo a guardare un cartone animato.

"Mh..." sussurro girando i canali.
"Cars!" Urla.
"E va bene!" Mi arrendo io.

Iniziamo a guardarci il cartone, il bambino poco a poco si avvicina a me e si posiziona sul mio petto.
Sorrido accarezzando i suoi capelli morbidi.

Fare questo lavoro fa uscire la parte più vera di me. Quella vulnerabile, quella dolce, quella indifesa. Attenzione, questa non è una nota positiva.

È come se ci fossero due me, poi però rifletto e mi rendo conto che la vera me è proprio quella che sono a lavoro, con il mio bambino e tra i miei libri.

In fondo restiamo sempre piccoli dentro, anche se il tempo ci muta all'esterno e le persone ci mutano all'interno. Io mi sento sempre una bambina, smarrita e senza destinazione.

Sento gli occhi appesantirsi e poi buio.

Mi sveglio di sopraffatto appena sento una sensazione calda nella mia guarda.

"Scusa non volevo svegliarti"
Osservo la sua mano sulla mia guancia.

BABY-SITTER |Neymar Jr|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora