3- Ti aspettavo

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Lᴀ ɴᴏᴛᴛᴇ sᴏɢɴᴀɪ ᴄɪᴇʟɪ sᴛᴇʟʟᴀᴛɪ ᴇ ʟᴜɴᴇ ᴘɪᴇɴᴇ, ᴄɪ ᴀffᴀsᴄɪɴᴀᴠᴀ sᴇᴍᴘʀᴇ ᴄɪᴏ̀ ᴄʜᴇ ɴᴏɴ sɪ ᴄᴏɴᴏsᴄᴇᴠᴀ.

L'indomani mi svegliai ancora più assonata della sera precedente. Era possibile? Appena scesi in cucina trovai mia nonna intenta a preparare dei meravigliosi pancake allo yogurt. «Buongiorno nonna», la salutai, sedendomi al tavolo. Amavo fare colazione con nonna Abs, era un momento tutto nostro, c'è lo ritagliavamo per parlare di tutto.

Amavo il modo in cui mia nonna mi ascoltava, e come mi accarezzava la guancia mentre mi osservava con la dolcezza negli occhi. "Sei tale e quale a me, e spesso mi chiedo se sia un male o un bene" Diceva sempre ridendo.

Era tutta la mia vita quella donna.

«Buongiorno tesoro, dormito bene?» chiese, posando l'ultimo pancake sul piatto. «Come un ghiro» borbottai, sbadigliando.
Aspettai che si sedesse anche lei, per poi prendere la moca e versarmi una generosa tazza di caffè che poi allungai con del latte.

Mia nonna mi osservò, la guardai aspettando che parlasse ma non lo fece. Sbuffai, alzando gli occhi al cielo. «Cosa vuoi sapere?» domandai esausta. Lei sorrise, premendo le labbra in una linea sottile, cercando di non farmelo notare. «Io non voglio sapere proprio niente» esclamò, addentando un pancake ricoperto di marmellata.

Sul mio, invece, spalmai la nutella. «Ecco, perché non c'è niente da sapere infatti.» borbottai, mangiando. Mia nonna scosse la testa, continuando a sorridere.

Era snervante.

«Quel sorriso, di certo, non è niente.» Rispose piccata. Deglutii rumorosamente, bevendo un po' di caffè latte. «Non c'è nessun sorriso»

«Continua a ripetertelo, Lee Lee» ribatté lei, finendo di fare colazione.

Non c'era nessun sorriso.

Poco dopo, posai la tazzina e il piatto nel lavello e corsi in camera a cambiarmi e lavarmi. Presi la borsa, salutando la nonna e uscii di casa per recarmi all'università. Mi misi le cuffie nelle orecchie e inizia ad ascoltare la musica per far passare il tempo.

Feci finta di niente quando passai davanti a quel bar e tirai dritto. Canticchiai una strofa di una canzone e poi grugnii, facendo retro marcia.

Volevo solo fare un controllo.

Mi affacciai alla vetrina, cercando di scorgere dei capelli rossi, ma appurai che non ci fossero. Così, feci per girarmi ma una voce mi fece sobbalzare. «Cerchi qualcuno, miele?»

Merda.

Ridacchiai, consapevole di essere fregata e posai lo sguardo sulla sua figura. Oggi indossava un cargo verde e un maglione blu scuro. Gli stava divinamente.
Non puoi dire queste cose Aileen, riprenditi! Mi sgridai da sola, mordendomi la lingua per poi incontrare i suoi occhi azzurri, così maledettamente limpidi.

«Quindi?» Ripeté, tenendo fra le mani un cestino. «Cosa?» mormorai, non ti ricordi nemmeno cosa ti ha detto, sul serio? Strinsi la mano sul manico della borsa e accennai un piccolo e tirato sorriso. «Stai cercando qual-»
«No! Cioè sì». Lo bloccai all'istante, per poi tapparmi la bocca con la mano.

LA NOTTE MI CHIEDE DI TEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora